Innovazione & regole

Uberpop deve fermarsi, il governo deve intervenire

Il tribunale di Milano ha ordinato la sospensione del servizio di passaggi in auto tra privati. La multinazionale americana lancia la mobilitazione sui social e chiede alla politica le decisioni necessarie, dopo l’apertura dell’Autorità dei Trasporti. E anche le associazioni dei consumatori protestano

Pubblicato il 10 Giu 2015

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Il tribunale di Milano ha confermato: UberPop è sospeso. Il giudice ha rigettato la richiesta di sospensiva dell’ordinanza dello scorso 26 maggio presentata da Uber, la multinazionale americana fornitrice di un servizio per noleggio auto da smartphone attraverso la quale era stato sospeso il servizio dell’app UberPop, nata per scambiarsi passaggi in macchina tra automobilisti dietro rimborso spese per il guidatore.

Il colosso di San Francisco aveva presentato la richiesta dopo che, il 26 maggio, era scattato il provvedimento di inibitoria del servizio UberPop per “concorrenza sleale nei confronti dei taxi”. Nel provvedimento si dava tempo a Uber 15 giorni per bloccare il servizio. Il tempo è scaduto e a questo punto la società deve disattivare il servizio entro oggi. Il gruppo ha già detto che rispetterà la sentenza. Se invece dovesse ignorare la decisione del Tribunale, scatterebbero penali fino a 20 mila euro al giorno.

“Siamo dispiaciuti per la decisione del giudice di non permettere che UberPop continui a operare tra oggi e il 2 luglio, quando ci sarà la prossima udienza” ha commentato Benedetta Arese Lucini, General Manager di Uber Italia. “Ovviamente la rispetteremo, ma continueremo a batterci legalmente affinché le persone possano continuare ad avere un’alternativa affidabile sicura ed economica per spostarsi in tante città. E perché non venga negata a migliaia di driver una risorsa economica. Moltissimi nelle ultime settimane – ha proseguito Arese Lucini – ci hanno sostenuto: cittadini, opinion leader, associazioni di consumatori. È la dimostrazione che il nostro servizio è amato, proprio perché utile e decisivo per la mobilità cittadina. E anche l’Autorità dei Trasporti ha chiarito ancora una volta la necessità di una nuova regolazione per servizi innovativi come il nostro. Ora tocca alla politica portare l’Italia verso l’innovazione, prendendo le decisioni necessarie per permettere la mobilità del futuro”.

Nel frattempo Uber ha avviato una campagna su Twitter invitando tutti i suoi sostenitori a diffondere il seguente tweet: “L’Autorità dei Trasporti ha aperto al #ridesharing. Oggi è #lavoltabuona per costruire #lamobilitàdelfuturo @matteorenzi @Uber_Italia”.

Sul fronte dei tassisti l’avvocato Marco Giustiniani, che guida il pool di legale dei tassisti milanesi, si è detto soddisfatto. “Per noi questa decisione è una vittoria 2-0 – ha affermato – e adesso aspettiamo l’udienza in cui ci sarà la discussione davanti al presidente Tavassi, ma siamo fiduciosi”.

Le tappe legali
Il 26 maggio il giudice della sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, aveva accolto il ricorso presentato dalle organizzazioni sindacali e di categoria dei tassisti e dei radiotaxi che avevano chiesto l’oscuramento di Uberpop e l’inibitoria del servizio, in quanto la multinazionale avrebbe fatto “concorrenza sleale” riuscendo a praticare tariffe più basse con autisti senza licenza. Oggi Il presidente della sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano, Marina Tavassi, respingendo la richiesta di sospensione del blocco della app, presentata da Uber, ha in sostanza confermato l’ordinanza del giudice Marangoni. Nel suo provvedimento, depositato stamattina dopo l’udienza di ieri di discussione sull’istanza, il giudice Tavassi scrive che l’ordinanza di inibitoria è “immediatamente esecutiva”. Secondo il magistrato UberPop avrebbe posto in essere una “concorrenza sleale” senza sostenere i “costi” di cui si devono fare carico per legge i tassisti, a partire dalla licenza e passando per il “tassametro” e l’assicurazione per “usi professionali”.

Il gruppo Uber, oltre all’istanza di sospensiva rigettata oggi, ha presentato un reclamo nel merito contro la decisione di inibitoria e l’udienza per la discussione è in programma per le prossime settimane di fronte a un collegio di giudici. Uber aveva motivato la richiesta di sospensione del blocco sottolineando che il parere dell’Authority dei Trasporti sulla vicenda, che risale allo scorso 4 giugno, costituirebbe “un elemento di fatto e di diritto che i giudici non hanno potuto vagliare”. Tesi questa, però, non accolta nel provvedimento depositato oggi.

Cosa aveva detto l’Authority
Alcuni giorni dopo la sentenza del 26 maggio l’Autorità dei Trasporti ha diffuso una segnalazione a governo e parlamento in cui vengono proposte una serie di modifiche alla norma sui trasporti pubblici non di linea, la 21 del 1992, andando incontro a tutti gli attori coinvolti. L’ Autorità, si legge in una nota, è partita da un’approfondita “indagine sul recente diffuso utilizzo di tecnologie informatiche”. Ha preso atto dell’offerta di una “pluralità di tipologie di servizi di autotrasporto di persone, oggi resa possibile dalla diffusione di tecnologie mobili competitive e dal cambiamento delle abitudini di consumo degli utenti da esse prodotto”. Ha poi osservato che “la domanda di mobilità, specie per le fasce di reddito basse e per i giovani, si orienta verso sistemi basati sulla flessibilità e sulla condivisione di risorse, tipici della sharing economy”. Ha quindi proposto di “far emergere questo mercato, affinché domanda e offerta di servizi possano incontrarsi in modo trasparente e nel rispetto delle regole applicabili all’attività economica d’impresa”. In sostanza l’ente regolatorio propone l’inquadramento di figure che non superino le 15 ore di guida settimanali, che stipulino un’assicurazione aggiuntiva e siano, attraverso la società che li fa lavorare, riconosciuti all’interno di un registro apposito delle Regioni. Se il parlamento dovesse accogliere una modifica di questo tipo, quindi, UberPop potrebbe proseguire l’attività nel recinto tracciato. Il pronunciamento dell’Autorità era stato accolto con gran favore da Uber. Ma Loreno Bittarelli, presidente di Uri Radootaxi aveva replicato: “Una marchetta a Uber, l’Autorità non è indipendente”.

Le proteste
Protestano per il blocco di UberPop alcune associazioni di consumatori. “E’ più che mai urgente una modifica della legislazione vigente in materia, che adegui la norma al fine di renderla al passo con le nuove possibilità offerte dal mercato e dalla tecnologia” spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. “Ovviamente devono essere previste tutele per i tassisti, che non devono subire danni ingiusti e una lesione della propria professionalità, ma crediamo sia ampiamente possibile integrare in Italia servizi come Uber Pop ai taxi tradizionali”.

L’Unione Consumatori chiede l’intervento di Governo e Parlamento. “La soluzione non può che essere politica. Non possono essere i giudici a dipanare la matassa. E’ evidente che il vuoto normativo, messo in evidenza anche dall’Autorità dei trasporti, non può essere colmato a suon di sentenze, nelle aule di giustizia. I giudici, infatti, non possono applicare leggi vecchie e superate” dichiara Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori.

Le reazioni sui social
Già numerose le reazioni sui social, in netta prevalenza pro-Uber. Ecco solo le prime. L’avvocato Guido Scorza chiede che “intervenga il governo”. Ileana Cantone, di Altroconsumo, dice: “Il mercato sta cambiando, urgenti nuove risposte a nuove domande degli utenti”. Oscar Giannino, politico: “Bravi: Altroconsumo deposita memoria pro UberPop, aprire a sharing economy e liberalizzare, non erigere muri”. Michele Acquarone, dirigente nel settore sportivo: “Contrastare la sharing economy con un’ordinanza del tribunale è come voler fermare un tornado soffiandogli contro. Rassegnatevi”.

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