Ferrovie dello Stato, il piano Ferraris per l’innovazione: le sfide per il Gruppo

Il Piano 2022-2031 di Ferrovie dello Stato è all’insegna di innovazione digitale, smart mobility e sostenibilità. Saranno realizzate cinque piattaforme di servizi e un progetto prevede la distribuzione della fibra lunga la rete ferroviaria. Non sarà un viaggio facile

Pubblicato il 17 Mag 2022

Luigi Ferraris, amministratore delegato Ferrovie dello Stato

Un tempo nuovo, per citare il claim della campagna istituzionale, è stato annunciato dal Gruppo Ferrovie dello Stato in occasione della presentazione del piano industriale 2022-2031, che prevede investimenti per 190 miliardi e 40mila assunzioni (oggi i dipendenti sono 82mila).  Ed è un tempo segnato da innovazione digitale, mobilità e sostenibilità (qui puoi leggere il Piano) con obiettivi che vanno oltre la fisiologica dimensione delle infrastrutture.

Innovazione e digitalizzazione nel futuro di Ferrovie dello Stato

Fattori abilitanti del Piano Industriale 2022-2031 sono innovazione, digitalizzazione, connettività e valorizzazione delle persone individuati come gli ingredienti necessari per raggiungere gli obiettivi nei prossimi 10 anni.

“La tecnologia digitale consente, con piattaforme ad hoc e noi ne realizzeremo cinque,  di rendere rapidi ed efficaci processi aziendali complessi, dalla logistica al monitoraggio, delle infrastrutture fino a creare le condizioni per una mobilità passeggeri smart e integrata, per rendere la vita facile a chi viaggia con un biglietto unico, orari sincronizzati, informazioni in tempo reale”, ha detto al Corriere della Sera l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Luigi Ferraris, insediatosi esattamente un anno fa.

Sembra un manifesto della smart mobility e in effetti il piano decennale sposta l’asse strategico del Gruppo dal trasporto puro e duro ai servizi digitali per la mobilità intelligente. E non solo. C’è, ad esempio,  racconta il manager al quotidiano, “un progetto di estensione della fibra su tutti i nostri 17mila chilometri di rete ferroviaria fino alle 2.200 stazioni. Cosa che permetterà di aumentare la connettività anche in aree poco servite”.

Al vicedirettore Daniele Manca che commenta “sembra il libro dei sogni…” Ferraris risponde facendo l’esempio della Svizzera (Paese ben più piccolo e virtuoso dell’Italia per tanti aspetti)  “dove una piattaforma del genere esiste già e mette insieme ben 300 soggetti diversi. Si devono siglare accordi in tal senso, come abbiamo fatto con Aeroporti di Roma. E realizzare sinergie di sistema che la nuova organizzazione faciliterà, producendo modelli virtuosi di concreta integrazione di infrastrutture e servizi per far crescere la quota di trasporto pubblico”.

Una nuova struttura organizzativa per la smart mobility

Il piano, che è decennale, prevede infatti una nuova configurazione organizzativa con quattro aree di business sotto la holding: Infrastrutture che fa capo a Rfi (dentro troviamo Anas, Italfer, Fse Infra); Passeggeri guidata da Trenitalia; Logistica sotto Mercitalia Logistic e Urbano sotto Sistemi Urbani.

L’obiettivo è una maggiore integrazione fra le diverse aree del gruppo per arrivare a quel concetto di mobilità intermodale che ritorna più volte nel piano. “Ogni polo ha una propria missione ma il progetto è unico”, avverte Ferraris, “Rendere la mobilità merci e quella collettiva passeggeri più efficace, semplice e sostenibile, rivitalizzando le città e i territori e sostenendo attività produttive e turismo”.

Mobilità non significa solo treno. Certo le infrastrutture programmate vanno completare e su molti tratti bisognerà ammodernare la rete per avere collegamenti più veloci, ma il lavoro non comincia e finisce in stazione. Ci sono i 32mila chilometri di strade gestite da Anas e ci sarà un potenziamento dei parcheggi. Oggi sono poco più di 80 e dovranno diventare 250, utilizzando asset immobiliari in disuso, con spazi per la ricarica delle auto elettriche e per il car sharing.

Le sfide del Piano decennale di Ferrovie dello Stato

La trasformazione digitale per la sostenibilità e la mobilità integrata, quindi, sembra essere diventato il mantra di uno dei più grandi gruppi italiani a controllo pubblico che pensa addirittura di arrivare a un nuovo modello di remunerazione del capitale investito che prevede il finanziamento a cura dell’impresa, prospetta Ferraris che con il suo Piano si intesta e affida al Gruppo una serie di sfide di non poco conto:

  • Aumentare capacità e velocità. La prima sfida è forse la più convenzionale ma non per questo la più scontata. Promettere di percorrere in treno Napoli-Bari in due ore o Milano-Genova in un’ora è da tempo per molti una speranza che potrebbe trasformarsi in delusione.
  • La logistica su rotaia. Dopo i 400 chilometri il treno è il mezzo più conveniente per il trasporto merci ma, ricorda giustamente l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, “servono porti, retroporti e terminal per integrare efficacemente strade e binari”.  E poi c’è un altro tema solo apparentemente più semplice: l’autotrasporto gode di importanti agevolazioni e su questo tema Ferraris lancia un messaggio chiaro: “Servirà maggiore attenzione a livello regolatorio per evitare l’invasione dei Tir
  • L’autoproduzione di energia. È forse la novità più imprevista del Piano. Ferrovie dello Stato è il primo consumatore di energia in Italia e ha quindi pensato di passare alla produzione di impianti per lo sviluppo di fonti rinnovabili, con un obiettivo ambizioso: coprire il 40% del fabbisogno energetico
  • La diversificazione del business. Diventare un aggregatore turistico, con la creazione di una business dedicata a quello di prossimità, o puntare alla smart mobiity, creando piattaforme digitale che integrano servizi diversi sono opzioni strategiche adeguate per una moderna azienda della mobilità ma non per nulla scontate perché il mercato è in crescita ma è già presidiato da player provenienti da diverse industry.Sono tutte sfide che non si possono vincere da soli. Ferrovie dello Stato ha una posizione di leadership indiscussa ma nel nuovo panorama della mobilità da cui correttamente il suo Piano 2022-2031 prende le mosse sarà decisiva lo sviluppo di un ecosistema in cui dovranno muoversi  in sintonia con la politica, le amministrazioni pubbliche, i competitor e i partner. Non sarà un viaggio facile ma le tappe verso il futuro sono state definite.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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