La città italiana più smart? È Bologna. Ma nella diffusione del broadband eccelle Milano, nello smart government ha una lunga tradizione Roma e nelle città più piccole si trovano interessanti progetti di smart education, energie rinnovabili e risorse naturali.
Il grado di “smartness” dei centri italiani, ovvero il livello di innovazione raggiunto, l’ha misurato Between, società impegnata da 10 anni nel monitoraggio sistematico della diffusione dell’ICT. Con lo Smart City Index, un ranking di 116 Comuni capoluogo di provincia (guarda il report completo), ha verificato cosa c’è di smart nelle nostre città: dalle infrastrutture a banda larga ai servizi digitali (mobilità, scuola, sanità), fino agli indicatori relativi allo sviluppo sostenibile (mobilità alternativa, energie rinnovabili, efficienza energetica e gestione delle risorse naturali quali aria, acqua, rifiuti).
Obiettivo: misurare quanto una città è smart con una metodologia il più possibile oggettiva e dinamica, e fornire a tutti i soggetti coinvolti in questo difficile mercato uno strumento per valutare, conoscere e confrontare le diverse realtà locali.
Bologna è risultata la più avanzata in ottica Smart City. Con un punteggio pari a 100, è la prima in classifica solamente nell’area Smart Health, ma presenta innovazioni molto superiori alla media in quasi tutte le aree tematiche ad eccezione delle risorse naturali, dove è allineata con la media delle città italiane.
In generale le 14 aree metropolitane sono tra le più progredite nel percorso verso la Smart City, perché hanno avviato per prime progetti di questo tipo, essendo entrate nelle sperimentazioni iniziali anche grazie ai progetti Ue, hanno più risorse finanziarie e subiscono una maggiore pressione da parte dell’opinione pubblica. Va detto però, sottolinea Between, che le innovazioni introdotte si vedono poco perché le metropoli sono complesse e dispersive, mentre le stesse, in una città più piccola, hanno impatto maggiore e più rapido sui cittadini.
Inoltre tra i punti deboli delle metropoli c’è la smart education: ad eccezione di Bologna (19esimo posto), tutte si collocano oltre il 90esimo posto, sia perché i progetti ministeriali hanno privilegiato una distribuzione più omogenea tra “big cities” e città di provincia, sia perché le scuole delle grandi città sembrano soffrire di problematiche ben diverse e quindi mantengono le tecnologie didattiche in secondo piano.
Complessivamente permane il divario Nord-Sud: le aree metropolitane del Sud mostrano un sensibile ritardo rispetto a quelle del Centro-Nord, con l’eccezione di Bari, che si è guadagnata il 17esimo posto.
Tra le città medie Reggio Emilia è la più avanti, con eccellenze nella smart health, mobilità alternativa, efficienza energetica e risorse naturali. Buone performance (tra le prime 20) anche nel broadband e nella smart mobility.
Le prime sei città medie sono posi¬zionate tra il quarto e il dodicesimo posto, e sono Reggio Emilia, Brescia, Piacenza, Parma, Monza, Vicenza.
L’Emilia Romagna trionfa nella sanità, dove le Regioni giocano un ruolo importante: le prime 8 posizioni nella Smart Health sono occupate da città emiliano-romagnole, tra la nona e la 20esima vi sono 10 capoluoghi della Lombardia e tra tra la 21esima e la 31esima nove centri toscani.
Sulla Smart Mobility le più avanzate sono Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Toscana, Campania.
La competizione sul fronte delle energie rinnovabili la vince invece in gran parte il Sud. Un’alta concentrazione di situazioni virtuose si riscontra in alcune regioni, prevalentemente nel Meridione, oltre che nelle Province Autonome di Trento e Bolzano, tradizionalmente votate al “green”. Invece per l’efficienza energetica prendono ancora una volta la pagella più alta Emilia Romagna e Lombardia, seguite da Piemonte, Veneto, Umbria e Molise.
In definitiva, conclude il rapporto Between, le Smart Cities sono un percorso per le città, e un mercato per le aziende del settore, da capire e da costruire. Di Smart Cities parla Bruxelles, che ha posto le città al centro della programmazione 2014-2020, ne parla l’Agenda Digitale Italiana e ne parlano soprattutto le città, che hanno voglia di realizzare innovazioni concrete per migliorare la vita dei loro cittadini e delle loro imprese. Però i vari centri si stanno muovendo, come spesso capita in Italia su questi temi, in modo lento e disomogeneo, indipendentemente le une dalle altre. Ed è per questo che una classificazione del genere può contribuire al percorso smart dei luoghi dove abitiamo.