OPEN INNOVATION

“Ecco perché Danone investe su un acceleratore (e sulle startup)”

Parla l’Open Innovation Officer del colosso mondiale dell’alimentazione che è main sponsor di Startupbootcamp FoodTech a Roma. «Siamo attratti dai nuovi ingredienti di origine vegetale ma anche dalle soluzioni digitali per migliorare la relazione con i clienti” dice Damien Jourdan

Pubblicato il 31 Gen 2018

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Il colosso mondiale dei prodotti alimentari Danone è diventato main sponsor di Startupbootcamp FoodTech, il maggior acceleratore indipendente di startup del Foodtech su scala globale con sede a Roma. La partnership è stata annunciata durante il Demo Day di Startupbootcamp FoodTech in cui sono state presentate le 8 startup selezionate. 
Insieme agli altri partner del programma, la partnership con Danone contribuirà a rafforzare i legami tra SBC FoodTech e l’industria alimentare internazionale, portando sul mercato l’innovazione che nasce nelle startup. Danone parteciperà inoltre al processo di selezione e accelerazione delle startup.

EconomyUp ha incontrato a Roma Damien Jourdan, Open Innovation Officer di Danone, e Peter Kruger, Ceo di SBC FoodTech.

Startup e multinazionali alleate sull’innovazione

“Quello che ha subito attratto Danone è il modo unico con cui SBC FoodTech sa coinvolgere l’ecosistema mondiale dell’innovazione”, dice Jourdan. “Danone è una global company e la dimensione internazionale per noi è importante. Al tempo stesso siamo costantemente alla ricerca di startup capaci di portare innovazione nel settore food”. Quanto investirà Danone in questo programma? “Potremo intervenire anche in questo senso, abbiamo i nostri veicoli di investimento. Ma il primo obiettivo è fornire competenze e guardare all’innovazione eventualmente incorporando alcune delle novità che escono da SBC FoodTech in Danone”.

Uno degli ambiti di ricerca più attraenti per il colosso con sede centrale a Parigi è quello dei nuovi ingredienti di origine vegetale, comprese le proteine alternative da usare negli yogurt. Jourdan ricorda il lavoro di DanoneWave, la sussidiaria statunitense nata ad aprile 2017 grazie all’acquisizione di WhiteWaveFoods. Un altro settore che interessa molto è il waste management: “È perfettamente in linea con la nostra mission, come indica lo slogan del gruppo One planet, One health”, dice Jourdan. “Guardiamo anche alle soluzioni digitali per raggiungere i clienti, come le app mobili e, nel prossimo futuro, a tecnologie come l’impiego della Blockchain per la tracciabilità e la trasparenza nel settore alimentare. La consideriamo importante sia per migliorare la sicurezza del consumatore sia per aumentare il senso di trust nei brand”. “Altra prospettiva promettente è quella dei piani alimentari personalizzati: in futuro ogni individuo potrà ricevere raccomandazioni adatte al profilo genetico e alle esigenze di salute, grazie a Big data e analytics, il tutto tramite una app”.

“Per noi le startup sono un traino per l’innovazione, è fondamentale avere una connessione con giovani imprese da cui nascono idee e cambiamento”, continua l’Open Innovation Manager di Danone. “È molto importante che grandi gruppi industriali come Danone sappiano instaurare uno scambio con le imprese innovative: i big portano esperienza e economie di scala, le start up creatività e struttura agile”.

Ovviamente Danone collabora con incubatori e acceleratori di startup in tutto il mondo, compreso l’hub israeliano The Kitchen, il primo del paese mediorientale dedicato al Foodtech. “Israele e Stati Uniti offrono un ecosistema di startup molto ricco e sono mercati già maturi, dove Danone è attiva col suo corporate Venture Capital, ma l’Europa e l’Italia stanno crescendo e il format internazionale di Startupbootcamp FoodTech per noi è molto interessante”, conclude Jourdan.

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“A Roma esiste un ambiente molto dinamico a livello di nascita di startup, anche nell’agrifood, con presenza di acceleratori e investitori, tra cui L-Venture Group e Luiss EnLabs, che sono realtà uniche”, ci ha indicato Peter Kruger, Ceo di Startupbootcamp FoodTech. “Certo, l’ecosistema italiano non è pienamente maturo a causa della mancanza di capitali adeguati a sostenere la crescita, l’arrivo al mercato e l’internazionalizzazione delle startup: è il grande ostacolo che resta nel nostro paese allo sviluppo dell’innovazione di impresa”.

Anche per questo SBC FoodTech lavora su contesto internazionale: non solo il 75% delle candidature viene da fuori dall’Italia, ma il 70% del funding è di investitori internazionali, ci ha svelato Kruger. Tuttavia nell’industria del Foodtech il nostro paese offre alle startup un vantaggio competitivo che conta quanto i capitali: un ricco tessuto di imprese agroalimentari interessate ai cambiamenti dell’era digitale e aperte alle alleanze. “Una peculiarità del Foodtech”, ha spiegato Kruger, “è che le startup hanno bisogno anche di partner e di clienti e in Italia trovano terreno fertile grazie alle numerose aziende del settore che fanno innovazione, si internazionalizzano e cercano collaborazioni con le startup: il tessuto imprenditoriale esistente è un’importante chiave del successo per le imprese innovative”.

Kruger ha ribadito il ruolo fondamentale svolto dal circolo virtuoso tra multinazionali e startup. “Nei prossimi anni l’industria alimentare dovrà affrontare grandi sfide ma anche opportunità: i cambiamenti nel comportamento e nella domanda dei consumatori, il riscaldamento globale, la crescita della popolazione, la pressione sulle risorse creano una situazione complessa che può essere affrontata solo con nuove tecnologie, normative e il coinvolgimento attivo dei principali operatori del settore, come Danone”, ha sottolineato Kruger. 

Startupbootcamp FoodTech, parte della rete globale Startupbootcamp di acceleratori di startup focalizzati per settore, è un programma globale di accelerazione Foodtech e l’unico del suo genere con un sostegno trasversale tra i diversi attori del settore agroalimentare e tecnologico. Con sede a Roma, ha tra i suoi partner Cisco, Gambero Rosso, Monini, LVenture Group, M3 Investimenti e altri investitori. Ogni anno SBC FoodTech investe in 10 startup Foodtech, offrendo finanziamenti di 15.000 euro, tutoraggio, spazi di lavoro per 6 mesi e l’accesso ad una rete di partner industriali, investitori e società di venture capital.

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Patrizia Licata
Patrizia Licata

Giornalista professionista freelance. Laureata in Lettere, specializzata sui temi dell'hitech e della digital economy, dell'energia e dell'automotive. Scrivo dal 2007 anche per CorCom, parte del gruppo Digital360

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