Trenta persone che non si conoscono, molto diverse tra loro, convocate a Roma da Papa Francesco per elaborare un progetto sulla scuola del futuro, “scuola 2.0, aperta e partecipativa”: questo è stato l’hackathon organizzato dall’11 al 13 marzo da Jorge Mario Bergoglio, secondo la testimonianza rilasciata a EconomyUp da una dei partecipanti, la professoressa Dianora Bardi. “Ho lavorato intensamente per due giorni con persone di varie età ed estrazione sociale – racconta – per elaborare un progetto destinato al mondo scolastico. Se verrà selezionato, spero che a realizzarlo siano dei giovani”.
Dal 2013 il Pontefice sostiene Scholas, un’organizzazione internazionale di diritto pontificio che associa la tecnologia con l’arte e lo sport per promuovere, attraverso l’educazione, l’integrazione sociale e la cultura dell’incontro per la pace. L’organizzazione è presente in 82 paesi grazie a Scholas Occurrentes, la rete internazionale che conta di scuole più di 400.000 scuole e reti educative. All’interno della rete è nato nel febbraio 2015 Scholas Labs, programma di progetti educativi e di sostegno alle imprese e startup tecnologiche per nuove iniziative nel campo dell’integrazione scolastica.
Scholas Labs Jam è stata la prima maratona di sviluppo, lanciata all’interno del programma Scholas Labs, organizzata dall’11 al 13 marzo in 5 città del mondo: Miami, Buenos Aires, Città del Messico, Madrid e appunto Roma (presso i locali di BIC Lazio). Un’iniziativa senza fini di lucro dedicata all’education, alla scuola e alla formazione.
Dianora Bardi c’era. Un presenza non certo casuale. Insegnante al Liceo Lussana di Bergamo, ha messo a punto un metodo didattico innovativo,”Impara Digitale“, che tiene in considerazione l’evoluzione del percorso educativo dal bambino all’adolescente immesso in un mondo interconnesso in cui le tecnologie sono parte integrante della vita di tutti i giorni. Nel 2009 la Bardi è stata nominata dal’ONU Friend of the United Nations, nel 2014 è stata designata Ambassador E-skills for jobs della Commissione Europea e nello stesso anno è diventata Membro del tavolo permanente per l’innovazione e dell’Agenzia Digitale Italiana-Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“Sono stata invitata a partecipare una decina di giorni prima dell’evento, ma fino all’ultimo sapevamo molto poco di quanto sarebbe successo” spiega la Bardi, sottolineando che non si trattava di una sua richiesta ma di un invito partito dalla Fondazione. È dunque arrivata a Roma venerdì 11 marzo e lì ha trovato il gruppo dei convocati. “Era estremamente eterogeneo: c’erano persone dai 14 ai 65 anni, di tutte le estrazioni sociali: imprenditori, docenti, blogger, programmatori, gestori di piattaforme, genitori, studenti, tutti selezionati da Schola Occurentes”. Lei dice di non ricordare i nomi, ma piuttosto i volti e il percorso intrapreso insieme. Il giornale “Vita” scrive che, oltre alla Bardi, c’erano anche Stefano Ghidini di C2Group, che realizza ambienti flessibili per la scuola, uno o più membri di Codemotion Kids, che scommette su coding, computing, robotica e minecraft per l’istruzione, uno o più componenti dello studio di animazioni interattive Mash&Co, la blogger Chiara De Leonardis, nota come Mamma Lean.
“Alle 17 di venerdì – prosegue Dianora Bardi – finalmente è stato svelato il titolo della gara, “la scuola aperta”. Abbiamo formato dei gruppi spontanei e abbiamo cominciato a lavorare su un progetto innovativo per la scuola. Per l’intero sabato e metà della domenica abbiamo scritto elaborati e realizzato un video, che abbiamo inserito nella piattaforma di Scholas Occurentes domenica pomeriggio”.
I contenuti dei lavori svolti, per il momento, restano top secret. Bardi ha elaborato insieme al suo gruppo un progetto che porta avanti da anni, quello della “scuola scomposta”, basata su un metodo didattico che prevede per esempio la destrutturazione degli spazi e l’accorpamente degli studenti per competenze. Questo, così come gli altri lavori, saranno visionati dalla commissione giudicante. Quello, o quelli, ritenuti più meritevoli verranno realizzati.
“Noi abbiamo dato le nostre idee e il nostro contributo culturale. Per me è stato un grandissimo onore e un’esperienza unica” dice la professoressa. E il Papa? “Non c’era fisicamente, ma si può dire che era lì con noi. E’ lui che ha voluto questo”. Ora Dianora Bardi auspica che “ il progetto venga preso in mano da giovani che possano realizzarlo, magari con l’aiuto di aziende che li supportino”.
Papa Francesco aveva parlato di Scholas Labs a febbraio 2015 durante un hangout con studenti disabili in collegamento da Spagna, India, Brasile e Stati Uniti e l’iniziativa aveva immediatamente destato l’attenzione internazionale.