Tre investimenti in arrivo su startup italiane, alleanze con i player della sharing economy e iniziative di innovazione sociale. Così il gruppo assicurativo AXA (99 miliardi di euro di giro d’affari, 103 milioni di clienti in 64 paesi) fa open innovation in Italia, dove la compagnia ha 4,5 milioni di clienti e detiene una quota di mercato del 5%. A spiegare a EconomyUp come AXA fa innovazione a livello globale e come questa attività è declinata in modo specifico nel nostro paese è Gianluca Zanini, Head of Partnership and Innovation Leader di AXA Italia.
Come è organizzata l’innovazione in AXA?
L’innovazione coinvolge tante strutture in modo diverso. Mi concentro sull’innovazione che cambierà il nostro mestiere principale, che è quello di fare protezione. Tra gli strumenti che utilizziamo ci sono due laboratori, gli innovation lab di San Francisco e Shanghai, che funzionano come osservatori sulle startup in ambito fintech e insurtech e, in genere, come poli per fare lavoro di scouting sui grandi trend di cambiamento nel nostro settore. A Parigi invece c’è il data innovation lab, con data scientist che lavorano sui big data.
Perché tanta attenzione sui big data?
Per una compagnia assicurativa, i big data sono un enorme elemento di trasformazione. Sono uno strumento che ci consente di capire meglio i profili di rischio e di analizzare il modo in cui questi rischi vengono calcolati. Grazie a questa immensa mole di dati possiamo immaginare un mondo in cui i rischi si possono comprendere in modo puntuale persona per persona: di ognuno si possono sapere stile di vita, informazioni sulla salute, modo in cui gestisce la casa… e in base a questi dati proporre polizze e prodotti personalizzati. L’attuario, che è sempre stato una figura di riferimento per le compagnie assicurative, ora vede il suo mestiere evolversi: adesso le serie predittive vanno costruite prendendo in considerazione anche i dati che arrivano dagli oggetti connessi. Ecco perché abbiamo costruito questo team di data scientist a Parigi. Sono una cinquantina. E anche a Milano ci sono quattro esperti che si occupano di questi temi.
Ci sono altre strutture che si dedicano specificamente all’innovazione?
Ne menziono altre due importanti: AXA Tech, la società del gruppo AXA che si occupa della pura innovazione tecnologica – hardware, software, cloud, IT… – e AXA Strategic Ventures, che è il corporate venture capital del gruppo, con una dotazione di 200 milioni di euro, che investe in startup, soprattutto fintech e insurtech, ritenute interessanti per l’evoluzione del business.
Cosa fa nello specifico Axa Strategic Ventures?
Axa Strategic Ventures ha poco meno di due anni di vita essendo nato nel febbraio 2015. Ha investito in startup francesi, per circa il 75%, e americane per il restante. L’Italia è tra i prossimi luoghi in cui agirà: la prima operazione è prevista tra la fine del 2016 e l’inizio dell’anno prossimo, e altre due sono in cantiere per il 2017.
In base a quali criteri il fondo di Axa fa le proprie scelte?
Naturalmente, la prima cosa a cui si guarda è il valore dell’innovazione. Avendo una visione globale, ci interessiamo quasi esclusivamente a prodotti e servizi di startup che siano estremamente esportabili e verifichiamo se ci sono in altri paesi giovani società che fanno cose simili.
A quali tipi di startup guardate con più attenzione?
Naturalmente, quelle che lavorano sui big data. Per esempio, le startup che recuperano ed elaborano dati dalle automobili connesse. Altri ambiti di grande interesse per noi, per menzionarne alcuni, sono l’innovazione nella customer experience, che è fondamentale per le compagnie assicurative che vogliono essere competitive e migliorare i rapporti con la propria clientela; Internet of things e oggetti connessi; chatbot e robotica.
Lei in Italia è referente per l’innovazione e per le partnership. Di cosa si occupa?
Io faccio scouting di startup italiane, lavorando a stretto contatto con il fondo, che ha sedi a New York, Londra, San Francisco, Parigi, Zurigo, Berlino e Hong Kong. Ci si confronta sulle realtà innovative che io propongo e se c’è interesse si va avanti con l’assessment. In Italia, all’interno delle diverse direzioni, ci sono figure che mi aiutano. Poi mi occupo delle partnership in ambito digitale.
Che tipo di rapporto ha AXA con le startup in Italia?
Mentre è il gruppo a individuare le nuove imprese che possano rivoluzionare i business model, in Italia puntiamo a selezionare startup che permettono di tentare cambiamenti di business in modo rapido e che possano essere inserite velocemente nei processi organizzativi per utilizzarle come motore di cambiamento interno. In quest’ottica, non facciamo solo investimenti ma anche partnership.
Qualche esempio?
Nell’ambito della sharing economy, un mondo che per le compagnie assicurative rappresenta una disruption da cui si possono cogliere numerose opportunità, ci siamo concentrati su quegli elementi che, in un contesto basato sulla fiducia, hanno bisogno di ulteriore tutela. Per esempio, con la piattaforma IlmioSupereroe.it, che fornisce servizi di aiuto in casa, dalle colf alle badanti, è AXA, attraverso Quadra, a tutelare la rc di queste persone per danni a oggetti o animali. Con BlaBlaCar, invece, abbiamo avviato una partnership per offrire agli utenti italiani della piattaforma una copertura assicurativa aggiuntiva rispetto alla rca obbligatoria per tutte le auto che prevede, tra le altre cose, l’arrivo del carro attrezzi in caso di rottura della macchina, le spese del pernottamento in albergo per conducente e passeggeri quando non si riesce a raggiungere la destinazione e la spedizione ai passeggeri degli oggetti personali dimenticati a bordo del veicolo del conducente.
Che tipo di rapporti avete con gli incubatori di startup italiani?
Per noi gli incubatori possono essere soprattutto una leva di innovazione sociale e un motore di cambiamento interno. Spingiamo i nostri dipendenti a coltivare idee innovative e quelli con i progetti più promettenti li portiamo all’interno di incubatori per permetter loro di sviluppare la propria idea: stimoliamo la cultura imprenditoriale e la crescita di idee che abbiano impatto sociale. Quest’anno per esempio, all’interno dell’iniziativa Start-in abbiamo raccolto una trentina di idee di dipendenti AXA in Italia, ne abbiamo selezionate tre, che seguiranno un percorso di seed e di incubazione all’interno di Impact Hub, l’incubatore con cui collaboriamo ormai da 3 anni e che segue i nostri progetti di open innovation e di innovazione sociale.
Ha parlato di open innovation, quali sono le iniziative lanciate da AXA?
Un esempio è South for Tomorrow, un’iniziativa per stimolare l’imprenditorialità nel Sud Italia. Insieme ai nostri partner Mps e Impact Hub, abbiamo raccolto le idee da team provenienti da zone disagiate e selezionato i tre finalisti che seguiranno una focus week con Impact Hub a Milano per mettere a punto il proprio progetto in vista della valutazione finale. La startup vincitrice riceverà un premio di 10mila euro, farà un percorso di incubazione di 4 mesi, che si svolgerà in una sede del network Impact Hub dislocata nel Sud Italia (Bari, Siracusa o Catania). E l’obiettivo ultimo è poter integrare per la prima volta il servizio della startup all’interno dell’offerta AXA.
Perché l’innovazione sociale? Come impatta sul business di AXA e lo innova?
L’innovazione sociale è un driver strategico per la nostra corporate social responsibility. È un dovere sociale è strettamente connesso con il nostro mestiere, che è proteggere. Non vogliamo essere solo payer, cioè pagatori, liquidatori di sinistri, ma anche partner delle persone che tuteliamo. In questo senso, nascono iniziative con cui vogliamo avvicinarci alla società, raccogliere storie ed idee, promuovere tecnologie che migliorano la salute.
In questo contesto come si colloca l’iniziativa #Natiper?
#Natiper è un concorso di AXA Italia che quest’anno è giunto alla terza edizione e che premia i migliori progetti di protezione e di innovazione sociale. Finanziamo la startup vincitrice con 50mila euro, la aiutiamo nello sviluppare la propria idea con un percorso di incubazione in ImpactHub e la supportiamo nel trovare ulteriori finanziamenti con un investor tour europeo. Quest’anno abbiamo premiato Mivoq, un sintetizzatore vocale che “dà la voce a chi rischia di perderla”. In altre parole, registra alcune frasi di persone che possono perderla a causa di malattie come la SLA e permette di continuare a usare la propria voce grazie a un device elettronico portatile. È un’invenzione che può avere un impatto molto potente dal punto di vista psicologico sulle persone che ne soffrono. L’impatto, in questo caso, non è tanto in termini di business, ma sociale: rende ancora una volta l’idea di una compagnia che non vuole limitarsi a liquidare sinistri ma che vuole offrire servizi e tutelare le persone. Tra l’altro, prendersi cura della salute delle persone significa anche ridurre i sinistri. In questo modo coniughiamo benessere sociale e business.