È terminata la fase istruttoria ed partita il 1 novembre 2023 la seconda fase per l’implementazione dell’euro digitale, quella di preparazione, che durerà inizialmente due anni. Lo ha reso noto la Bce dopo la decisione del Consiglio dei governatori del 18 ottobre 2023. Secondo il Consiglio, questa fase “comporterà la messa a punto del manuale di norme per l’euro digitale e la selezione dei fornitori che potrebbero sviluppare la piattaforma e le infrastrutture necessarie. In questa fase, inoltre, saranno condotti test e sperimentazioni per realizzare un euro digitale”. Dopo due anni il consiglio direttivo deciderà se passare alla fase successiva dei preparativi, creando le condizioni per una possibile emissione.
Ma cos’è l’euro digitale?
(QUI una raccolta di articoli di EconomyUp, principalmente a firma di Lorenzo Esposito, sulla valuta digitale)
Euro digitale: un percorso europeo
Le modalità con le quali paghiamo e riceviamo denaro e, più in generale, fruiamo dei servizi per le transazioni, si stanno evolvendo verso forme sempre più digitalizzate, veloci, easy, a prova di privacy. La consapevolezza del cambiamento ha spinto l’Europa ad intraprendere un percorso multilivello, l’European Payments Initiative, tra analisi, survey e sperimentazioni, che convergono verso l’obiettivo “Euro digitale”. Nel futuro non troppo prossimo, nei negozi sia fisici che online degli Stati Europei, potrebbe essere possibile utilizzare una soluzione di pagamento unica (paneuropea), che si attiverà con l’ausilio del proprio smartphone, e con la stessa efficienza e sicurezza del proprio paese d’origine. A settembre 2021 Christine Lagarde, governatrice della Bce, ha dichiarato che un euro digitale non sarebbe un’alternativa all’euro tradizionale, ma alle valute digitali private. Ma il condizionale, tuttora, è d’obbligo.
L’euro digitale: come dovrebbe funzionare
Nelle intenzioni sarebbe una versione digitale delle banconote, stessa sostanza (euro) ma forma diversa (elettronica). Sarebbe emessa dall’Eurosistema (la BCE e le banche centrali nazionali), ed universalmente accessibile ai cittadini: consumatori, liberi professionisti, imprese. Per l’effetto, l’euro digitale rappresenterebbe una differente modalità con cui la BCE emette moneta e la distribuisce al pubblico, in alternativa al contante. Perciò, l’euro digitale dovrebbe affiancare il contante, senza sostituirlo.
La funzione
La digitalizzazione è un aspetto “pervasivo” della vita dell’uomo, che vede evolvere anche le abitudini finanziarie e di pagamento. Nell’epoca a cui ci stiamo preparando l’euro digitale garantirebbe ai cittadini dell’area dell’euro di avere accesso free a un mezzo di pagamento:
- semplice
- universalmente accettato
- sicuro
I requisiti
Gli esperti della BCE e delle banche centrali nazionali dei paesi dell’area dell’euro hanno steso un elenco di requisiti per l’euro digitale, che con buona probabilità assurgeranno da supporto per tracciarne la fisionomia:
- facilità di accesso
- solidità
- sicurezza
- efficienza
- rispetto della privacy
- aderenza alla normativa
Partenariato istituzioni – operatori privati
Un euro digitale sarebbe integrabile con mezzi di pagamento forniti da operatori privati, stimolando l’offerta di soluzioni paneuropee e servizi aggiuntivi per i consumatori.
Euro digitale: accessibilità e inclusione finanziaria
Imprese e consumatori trarrebbero evidenti vantaggi da questa nuova forma di moneta:
- potrebbero scegliere “come” pagare
- sarebbero facilitati nelle operazioni di pagamento, così fruendo della possibilità di effettuare acquisti, senza limiti territoriali, entro la zona euro
- risparmierebbe tempo ed energie
- risparmierebbero in termini di costi delle transazioni
- sarebbero maggiormente tutelati in termini di sicurezza
La maggior tutela coprirebbe anche la sfera privacy, rifuggendo dalle dinamiche di sfruttamento delle informazioni a fini di lucro e da intrusioni non giustificate, garantendo l’accessibilità dei dati unicamente alle Autorità preposte al contrasto di attività illecite.
A ciò si aggiunga che l’innovazione in parola:
- consentirebbe l’accesso ai pagamenti digitali ad operatori ed utenti ad oggi esclusi dal circuito finanziario;
- favorirebbe la concorrenza, consentendo agli operatori di migliorare la propria offerta di servizi sul mercato;
- potrebbe traghettare, più velocemente, l’intera economia europea verso la digitalizzazione dei pagamenti al dettaglio;
- favorirebbe la gestione delle situazioni in cui il contante non rappresenta più la soluzione prescelta o ottimale;
- eviterebbe la dipendenza da mezzi di pagamento digitali emessi e controllati all’esterno dell’area dell’euro, suscettibili di minare la stabilità finanziaria e la sovranità monetaria;
- rappresenterebbe uno strumento di contrasto alla diffusione delle criptovalute, così salvaguardando il ruolo istituzionale della Banca centrale nel sistema dei pagamenti, e rafforzando l’autonomia dell’Europa nell’era digitale.
Euro digitale: le tappe
L’iter, che con tutta probabilità porterà i cittadini europei a beneficiare della moneta digitale, è stato scandito, principalmente, in quattro step che, parzialmente, si accavallano: analisi, sperimentazione e survey, indagine, test. Invero, l’eventuale decisione sull’emissione dell’euro digitale sarà assunta solo ultimati tutti i passaggi, nell’unica ed attuale certezza che, in ogni caso, la moneta digitale affiancherebbe il contante, senza sostituirlo. In dettaglio:
Analisi. Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 14 luglio 2021 ha dato lo start alla fase di analisi del progetto per l’euro digitale, tuttora in corso, e che avrà durata pari 24 mesi, vertendo su questioni relative a:
- definizione delle caratteristiche tecniche
Secondo le intenzioni dei promotori, un euro digitale deve:
- poter rispondere alle esigenze dei cittadini europei,
- contribuire a prevenire attività illecite,
- scongiurare effetti indesiderati sulla stabilità finanziaria e sulla politica monetaria.
Durante la fase di analisi del progetto, l’Eurosistema si dedicherà, in particolare, alla definizione delle possibili caratteristiche funzionali sulla base delle esigenze degli utenti, anche tramite il coinvolgimento di gruppi di approfondimento, al fine di definire dei prototipi. Nella medesima fase saranno esaminati gli impieghi strategici che un euro digitale dovrebbe assicurare in via prioritaria per conseguire i suoi obiettivi, e cioè una forma di moneta digitale di banca centrale:
- efficiente,
- accessibile,
- priva di rischi.
Il progetto farà inoltre luce sulle modifiche del quadro normativo dell’UE che potrebbero essere necessarie e che saranno discusse e decise dai colegislatori europei.
Sperimentazione. E’ stata condotta in quattro ambiti, in seno ai quali non sono risultati ostacoli tecnici rilevanti per nessuna delle caratteristiche tecniche valutate:
- tecnologia per un euro digitale (digital euro ledger),
- privacy e contrasto al riciclaggio di denaro,
- limiti alla circolazione dell’euro digitale,
- accesso degli utenti finali in assenza di connessione a Internet e agevolazione dell’inclusività con dispositivi adeguati
La consultazione pubblica sull’euro digitale è terminata il 12 gennaio 2021 contando, all’attivo, oltre 8.000 risposte.
Indagine. Dal mese di ottobre 2021, si è occupata di esaminare:
- come potrebbe essere configurato un euro digitale,
- come distribuirlo a commercianti e cittadini,
- il suo impatto sul mercato,
- le modifiche alla legislazione europea eventualmente necessarie.
Test. A seguito della conclusione della fase di indagine istruttoria, durata due anni, a novembre 2023 il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di procedere a una fase di preparazione che consiste nell’eseguire un’analisi approfondita, effettuare le sperimentazioni e i test necessari, e svolgere le consultazioni con le parti interessate.
Il ruolo della BCE
La BCE resterà “custode” dell’euro, qualunque forma assuma (banconote, ed eventuale valuta digitale), per conto dei cittadini dell’UE. A livello centrale è emersa l’esigenza di garantire che il valore della moneta europea continui ad essere preservato, e che un euro digitale, a prescindere dalla forma, venga comunque salvaguardato e regolamentato dalla BCE. Christine Lagarde, Presidente della BCE, sulla questione ha dichiarato: “Il nostro lavoro ha l’obiettivo di assicurare che nell’era digitale i cittadini e le imprese continuino ad avere accesso alla forma più sicura di moneta, la moneta di banca centrale”.
European Payments Initiative (EPI)
L’iniziativa di integrazione dei pagamenti sostenuta dalla Banca centrale europea prende il nome di European Payments Initiative (EPI), ed ha visto il proprio esordio ad opera di 31 banche/istituti di credito europei, nonché 2 acquirenti di terze parti che, unitamente, hanno lanciato l’idea per l’ambita soluzione paneuropea di pagamento, ricomprendendovi sia i pagamenti istantanei che le carte. La mission è quella di sviluppare un’iniziativa di mercato per reperire una nuova soluzione di pagamento in favore di consumatori e professionisti in tutta Europa. Nelle intenzioni, comprenderà una carta di pagamento e un portafoglio digitale, i quali potranno essere impiegati sia per prelievi di contanti che per pagare nei negozi fisici ed online, ma anche nelle transazioni tra individui “peer-to-peer”. Il target, dichiarato sul portale istituzionale dell’iniziativa, sono i mercati, “euro” ma anche “non euro”.
I cinque obiettivi chiave
L’Eurosistema è infatti aperto a ogni iniziativa di mercato, a condizione che vengano soddisfatti i cinque obiettivi chiave:
- portata paneuropea,
- facilità d’utilizzo per il cliente,
- pagamenti sicuri ed efficienti,
- identità e governance europee,
- portata globale a lungo termine.
I pagamenti
I payment vengono distinti in due categorie:
- istantanei, e più precisamente pagamenti elettronici al dettaglio che vengono elaborati in tempo reale h24, 7 giorni su 7, e in cui i fondi risultano immediatamente disponibili per il destinatario. Già nel 2014, ad opera di un’iniziativa dell’Euro Retail Payments Board (ERPB), era stato sviluppato uno schema di pagamenti istantanei (SCT Inst), lanciato tre anni più tardi, che tuttavia non ha sortito il successo sperato a causa della lentezza, nelle adesioni, da parte dei fornitori di servizi, con inevitabile ripercussione, dello stesso flop, sull’utenza;
- transfrontalieri, e cioè quei pagamenti in cui gli utenti europei trasferiscono o ricevono denaro al di fuori dei confini territoriali degli Stati UE. La tipologia in questione agevola il commercio transfrontaliero, gli investimenti e le rimesse, ma al momento risulta la modalità più dispendiosa, lenta e complessa. In altri termini, al momento attuale appare arduo, per consumatori e imprese, inviare e ricevere denaro da o per uno stato non appartenente all’area euro.
(Articolo inizialmente pubblicato il 7 ottobre 2021 e aggiornato al 25/01/2024)