Ecosistema

Industria4.0, che cosa sono (e a cosa servono) Digital Innovation Hub e Competence Center

Distretti tecnologici per aiutare le pmi ad adeguarsi alla nuova rivoluzione industriale e centri per avvicinare le università alle aziende: sono iniziative del Piano Calenda che, oltre agli incentivi, punta su formazione e valorizzazione delle eccellenze. Saranno finanziati con 270milioni

Pubblicato il 03 Feb 2017

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Coinvolgimento delle piccole e medie imprese su tutto il territorio e intensificazione del loro rapporto con università e ricerca: sono due punti chiave del Piano Industria 4.0 varato dal governo Renzi a settembre 2016 e poi entrato nella Legge di Stabilità. Presentato dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, il Piano mira a favorire l’adeguamento dell’imprenditoria italiana alla quarta rivoluzione industriale, fenomeno che prevede l’utilizzo di macchine intelligenti, interconnesse e collegate ad Internet.  La legge propone incentivi fiscali, ma punta anche sulla formazione e sulla valorizzazione delle eccellenze.

È proprio a scopo formativo e, diremo, “culturale” (nel senso di diffusione e messa in pratica della ‘cultura’ dell’Industria 4.0) che il Piano Calenda ha previsto due nuove entità: i Digital Innovation Hub, centri che si dovranno costituire sul territorio, “appoggiandosi” a Confindustria e a R.ETE. Imprese Italia, per aiutare le pmi italiane nella trasformazione verso l’Industria 4.0; e i Competence Center, realtà che fanno riferimento ad alcune università italiane con l’obiettivo di intensificare le relazioni tra ricerca e industria. In tutto il governo prevede di investire 270 milioni di euro per l’attivazione e l’implementazione di queste iniziative. Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

► Cosa sono i Digital Innovation Hub – Sono cluster tecnologici definiti dal governo “un ponte tra impresa, ricerca e finanza”. A metterli in piedi dovranno pensare le rappresentanze di Confindustria e dell’Associazione R.ETE. Imprese Italia, che nasce come evoluzione del “Patto del Capranica” stretto tra Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. L’idea nasce dal programma europeo “Digital european industry” di aprile 2016, che ha messo a disposizione 500 milioni di euro in tutta Europa.

► La mission dei Digital Innovation Hub – “I Digital Innovation Hub – dice Confindustria – rappresentano un modello snello e concreto di supporto innovativo alle imprese con un coinvolgimento bottom up di territori, università e centri di ricerca di eccellenza e costituiscono un asset strategico per la crescita e lo sviluppo economico e industriale del nostro Paese. L’obiettivo principale è far sì che la manifattura, punta di eccellenza del nostro sistema economico, passi dall’attuale 15% di contributo al PIL ad almeno il 20%”. I punti della mission dei DIH indicati nel Piano Calenda sono: sensibilizzazione delle imprese su opportunità esistenti in ambito Industria 4.0; supporto nelle attività di pianificazione di investimenti innovativi; Indirizzamento verso Competence Center dell’Industry 4.0; supporto per l’accesso a strumenti di finanziamento pubblico e privato; servizio di mentoring alle imprese; interazione con DIH europei.

► La mossa di Confindustria – Di recente è stato nominato il nuovo responsabile del progetto nazionale Digital Innovation Hub di Confindustria Digitale: è Fabrizio Gea. Obiettivo dell’hub da lui guidato è proprio quello di creare una rete di DIH in grado di sviluppare servizi di orientamento, accompagnamento, studi di fattibilità e pre-analisi che consentano alle imprese di scegliere l’innovazione e applicarla in tempi e modi che ne consentano la massima valorizzazione sul piano tecnologico ed economico.

► Finanziamenti – Questi cluster tecnologici riceveranno 170 milioni di euro di investimenti per il potenziamento e per lo sviluppo di nuove iniziative.

► Cosa sono i Competence Center – Puntano sostanzialmente a incentivare il rapporto tra università e aziende, finora poco abituate a interagire. Sono “pochi e selezionati” e agiscono a livello nazionale. Scaturiscono, si legge nel piano del governo, da un “forte coinvolgimento di poli universitari di eccellenza e grandi player privati”, con il contributo di “stakeholder chiave (per esempio centri di ricerca, startup ecc. ecc.). “Mentre i Digital Innovation Hub nascono spontanei sul territorio – ha spiegato il ministro Carlo Calenda – il governo si impegnerà sui Competence Center. Per non dare investimenti a pioggia, abbiamo deciso di partire investendo sui Politecnici di Milano, Torino e Bari, Scuola Superiore Sant’Anna, Università di Bologna, Federico II di Napoli e le Università Venete”. Previsto anche il coinvolgimento della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane.  Qualcuno ha contestato il fatto che i Competence Center siano pochi: “L’Italia deve saper scegliere dove investire – ha replicato il ministro Calenda – mi spiace ma il mondo non sta dietro casa, un imprenditore che è distante si mette in viaggio e raggiunge l’università”.

► La mission dei Competence Center – Ecco cosa dovranno fare, punto per punto: formazione e awareness sull’Industria 4.0; live demo sulle nuove tecnologie e accesso a best practice sempre nell’ambito della quarta rivoluzione industriale; advisory tecnologica per le piccole e medie imprese su Industry 4.0; lancio ed accelerazione di progetti innovativi e di sviluppo tecnologico; supporto alla sperimentazione e produzione “in vivo” di nuove tecnologie I4.0; coordinamento con centri di competenza europei.

► Finanziamenti – I Competence Center potranno contare su 100 milioni di euro di investimenti.

► Il roadshow – Oltre ai Competence Center e agli Digital Innovation Hub nazionali, sono previsti dal Piano Calenda sei consorzi deputati alla discussione sugli standard dell’IoT e un roadshow di sensibilizzazione lungo tutta la penisola, al quale prenderanno parte associazioni, università, aziende testimonial e le più alte cariche istituzionali. Il tutto sarà gestito dalla cabina di regia composta dalla presidenza del Consiglio dei ministri, dai dicasteri dell’Economia, dello Sviluppo, dell’Istruzione, del Lavoro, delle Politiche Agricole e dell’Ambiente e da una rappresentanza degli atenei tecnici, dei centri di ricerca, dell’imprenditoria e delle organizzazioni sindacali. “Una sorta di consiglio di amministrazione che valuterà a intervalli regolari lo svolgimento dei lavori e il conseguimento degli obiettivi, apportando le eventuali correzioni di rotta”, ha detto Calenda.

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