L’Italia è solo un “moderato innovatore”, preceduta da altri 16 Paesi europei che sono “leader dell’innovazione” oppure “forti innovatori”, e davanti a 11 Paesi, tra cui i “modesti innovatori” Romania e Bulgaria, fanalini di coda. In ogni caso siamo sotto la media europea. È il quadro che emerge dall’ultimo European Innovation Scoreboard, rapporto sull’innovazione della Commissione Ue del 2016.
L’Unione europea, si legge nell’introduzione del report, sta continuando a mettersi al passo con i leader internazionali dell’innovazione, ma è ancora frenata dai bassi investimenti delle aziende e da un contesto di regole restrittive, che in particolare colpiscono le piccole e medie imprese (pmi).
La Svezia è ancora una volta leader dell’innovazione europea, seguita da Danimarca, Finlandia, Germania e Olanda. In particolare il primato dei Paesi scandinavi è dovuto a una lunga pratica di ricerca di alta qualità, combinata con un tasso di investimenti pubblici nella formazione che risulta essere tra i più alti del mondo sviluppato. Alla top five dei leader, segue il gruppo di “forti innovatori”: Irlanda, Belgio, Gran Bretagna (ancora inclusa nella lista, compilata prima del referendum sulla Brexit), Lussemburgo, Austria, Francia e Slovenia. In queste nazioni il tasso di innovazione è poco sopra o comunque vicino alla media Ue. Solo la Slovenia è inferiore alla media.
Segue il blocco dell’Europa dell’Est e di quella meridionale. “Moderati innovatori” sono considerati Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Slovacchia e Spagna. Gli unici Paesi bollati come “innovatori modesti” sono Bulgaria e Romania. Gli italiani sono solo al 17esimo posto. (Qui il report completo dell’European Innovation Scoreboard 2016)
Gli innovatori a crescita più veloce sono Lettonia, Malta, Lituania, Olanda e UK. Tra gli Innovation hub ad alto tasso di innovazione ci sono però anche due regioni italiane: il Piemonte e il Friuli Venezia Giulia in Italia, insieme ai Paesi Baschi e alla regione Bratislavský kraj in Slovacchia. Per approfondire clicca qui.
Nel complesso, il fattore chiave per diventare leader di innovazione è adottare una innovazione equilibrata, ovvero un sistema che combina un adeguato livello di investimenti pubblici e privati, partnership tra imprese e mondo accademico, così come una solida base di istruzione e una ricerca di eccellenza.
“I paesi leader e le regioni stanno sostenendo l’innovazione con una vasta gamma di politiche di investimenti per l’istruzione e per il lavoro flessibile” ricorda Carlos Moedas, commissario per la Ricerca, la Scienza e l’Innovazione. “La Commissione sta facendo la sua parte per promuovere l’innovazione e sta migliorando l’accesso ai finanziamenti privati attraverso 315 miliardi dell’Investment Plan for Europe e il Capital Markets Union così come la creazione di un nuovo Consiglio europeo per l’innovazione”.
Per Corina Creţu, commissario alle Politiche regionali, “le strategie di specializzazione intelligente aiutano gli Stati e le Regioni a capitalizzare i loro asset competitivi spingendo su Ricerca e Innovazione e a trovare opportunità di cooperazione tra le imprese e il mondo accademico. In questo senso sono una sorta di ‘compasso’ per gli investimenti innovativi a lungo termine sostenuti da dal fondo Esi, quando possibile, e altre risorse Ue. Ciò contribuisce notevolmente a traghettare l’Europa verso un’economia basata sulla conoscenza”. (L.M.)