Giovani startup
per crescono. Sempre più adolescenti decidono di rischiare con un loro business, ancor prima di andare all’università, che a volte si trasformano in storie milionarie. I casi di successo sono tanti, da Jessica Mah che ha creato la sua prima startup a 13 anni e ha lanciato InDinero a 20 anni a Jake Lodwick e Zach Klein, fondatori di Vimeo (all’epoca rispettivamente di 23 e 22 anni), dall’inventrice di Myspace, Ashley Qalls (allora 14enne), allo stesso Mark Zuckerberg che ha dato avvio a Facebook a soli 20 anni. Anche in Italia, Cesare Cacitti ha fatto parlare di sé per aver creato stampanti 3D a soli 13 anni.
(Imprenditori si nasce? No, si diventa sui banchi di scuola. Videointervista a Miriam Cresta, direttore generale di Junior Achievement Italia)
Due di questi talentuosi teenager, Ed Hardy e Kit Logan, oggi 18enni, non soltanto hanno lanciato un’app ancor prima di diventare maggiorenni, ma hanno anche pensato di condividere la loro esperienza ideando Young Founders, un programma di due settimane dedicato agli aspiranti imprenditori, tra i 16 e i 18 anni. Il prossimo primo maggio si sapranno i nomi di coloro che parteciperanno a questo primo ciclo di corsi, seminari, incontri con investitori ed esperti. Attenzione, però, a non chiamarla scuola perché i fondatori ci tengono a sottolineare che non si tratta di un corso pre-universitario o qualcosa di simile, ma un modo del tutto diverso di imparare a diventare imprenditori e a trasformare i sogni in business di successo.
(Anna Amati: “A scuola servono lezioni di futuro”. La videointervista)
Ed e Kit, compagni all’Elton College di Londra, hanno trasformato la loro comune passione per lo sci in un’app per sciatori e snowboarder, Edge, che fornisce le mappe, misura le performance sportive, permette di sfidare altri amici o di localizzare i punti di ristoro più vicini. “Non abbiamo studiato per farlo – ha detto Ed Hardy – l’abbiamo fatto e basta, imparando dai nostri fallimenti”.
Ora, con Young Founders vogliono dare ai loro coetanei gli strumenti giusti per affrontare la sfida imprenditoriale e trasmettere quell’entusiasmo necessario a chi vuol intraprendere una propria attività. «La nostra speranza – scrivono i fondatori sul sito – è che chi frequenta il corso possa lasciare Young Founders con la convinzione di non voler entrare in un master in legge o finanza. Ma che, invece, decidano di costruire qualcosa di creativo. I creativi sono il futuro della nostra economia e noi siamo in prima linea in questo».
Il progetto può vantare l’appoggio di una delle più brillanti startup della Tech City, Shazam, valutata un miliardo di dollari. Andrew Fisher, presidente di Shazam, ha detto di «esser lieto di sostenere i giovani fondatori affinché possano incoraggiare altri imprenditori adolescenti ad avviare una propria società, trasferendo loro le conoscenze e le competenze per costruire business globali». Tra gli altri partner del programma anche unTwo, KPMG che spiegherà le basi della contabilità, la società di consulenza DavisGrant per la parte che riguarda i sostegni governativi e DN Capital che insegnerà a fare un pitch di successo.
Intervistato su Skype, Ed Hardy ha spiegato perché hanno voluto avviare questo programma di accelerazione. Di seguito la traduzione delle sue risposte.
«Abbiamo creato Young Founders perché vogliamo incoraggiare i ragazzi ad accostarsi alle startup. Il nostro programma mira a fornire conoscenze, affiancamento e a dare accesso a tutte quelle competenze in grado di fornire ai giovani, tra i 16 e i 18 anni, quella fiducia necessaria per entrare in una startup e non necessariamente nei settori più tradizionali, come banche, diritto, medicina. Si tratta di attrarre aria nuova, giovani appassionati ed entusiasti, nelle startup tecnologiche. Fondare una startup non è facile e vogliamo aiutare a far fronte ai momenti più bassi come a quelli più alti, per questo la prima qualità che cerchiamo è l’entusiasmo.
La cosa straordinaria di questo programma è che essendo adolescenti siamo “puri” rispetto ai vecchi modelli di business e così capaci di assumere rischi che altrimenti non prenderemmo. Di certo c’è un gap di conoscenze e competenze da raggiungere e questo è il motivo per cui questo programma esiste, per colmare questo gap educativo».