Yolo in Borsa, Simone Ranucci: è un’importante tappa di crescita per l’insurtech italiano

Yolo ha debuttato in Borsa, prima insurtech nel listino. Il founder e presidente racconta come la startup, fondata nel 2017, è cresciuta con la digitalizzazione dell’insurance. E i prossimi obiettivi: “Investiremo sulle piattaforme tecnologiche e sullo sviluppo dell’offerta”

Aggiornato il 05 Ago 2022

Simone Ranucci, a sinistra, con il CEO Giancarlo de Cobelli suonano la campanella per l'inizio delle quotazioni di Yolo

“Vedere il logo di Yolo su Palazzo Mezzanotte è stato emozionante: un riconoscimento del lavoro svolto finora da tutto il nostro team”. Simone Ranucci Brandimarte è reduce dalla cerimonia del primo giorno di quotazione all’Euronext Growth di Milano con una capitalizzazione di 33 milioni di euro (qui trovi tutti i numeri del collocamento). Venerdì 5 agosto, un giorno importante per la startup di cui è founder e presidente ma una data da ricordare per tutto l’insurtech italiano, che per la prima volta piazza una bandiera nel listino di piazza Affari. Yolo è stata la prima insurtech italiana a fornire microassicurazioni e assicurazioni on demand completamente digitali, con un canale proprietario web e mobile e sin dall’inizio cercando la collaborazione con gli incumbent. Una strategia che ha funzionato e che ha portato rapidamente verso il collocamento. Ne abbiamo parlato con Ranucci Brandimarte in questa intervista in cui ripercorre la storia di Yolo e racconta a che cosa serviranno le risorse che arrivano dalla Borsa.

Yolo è stata fondata nel 2017, 5 anni dopo va in quotazione: una road map da manuale. Come avete fatto?

Siamo riusciti ad oggi a realizzare i nostri piani, sia nella crescita dei volumi di business sia nella raccolta di capitali con soci importanti e, considerando che metà della nostra storia è stata in pandemia, siamo soddisfatti. La quotazione in Borsa è una delle milestone che auspicavamo dati i nostri tassi di crescita e la natura dei nostri azionisti: il mercato in cui operiamo – quello dell’Insurtech – cresce a tassi anche superiori a quelle che erano le previsioni iniziali circa cinque anni fa. Un’industria di oltre 5 trillion a livello mondiale, quella assicurativa, sarà velocemente digitalizzata. E siamo solo all’inizio. Per rimanere competitivi è necessario per Yolo continuare a crescere almeno come il mercato e la quotazione è parte di questo processo di crescita. Speriamo che il veloce accesso alla Borsa da parte di Yolo possa essere replicato da altre realtà virtuose del tech italiano. La borsa ed i suoi capitali possono rappresentare un forte acceleratore per l’innovazione italiana. E ne abbiamo bisogno come sistema Italia.

Da zero alla Borsa in cinque anni però non è un percorso frequente per le imprese italiane…

Credo che il percorso di 5 anni dalla fondazione alla Borsa non sia più da considerarsi raro o inusuale: la gestione dell’innovazione richiede tempistiche più dinamiche rispetto a quelle a cui siamo stati finora abituati. Sono le curve tecnologiche ad essere molto più veloci ed a richiedere cambiamenti rapidi. In questi scenari, la quotazione in Borsa è una valida alternativa al venture capital per i nuovi entranti virtuosi: ma in entrambi i casi è solo una milestone in un percorso di crescita.

Qual è stata la chiave di crescita di Yolo?

Il focus: focus sui fondamentali, focus sui numeri, focus sulle sinergie con gli azionisti e sulla qualità del team. Ed anche la collaborazione fra Gianluca de Cobelli e me ed una corretta – sin dal lontano 2017 – interpretazione dei trend di mercato.

Yolo crescerà molto e viviamo la quotazione come un nuovo punto di partenza, non certo di arrivo. La Borsa è una responsabilità enorme verso il mercato, verso gli investitori, verso il team e verso se stessi: prendersi responsabilità con coraggio, umiltà ed ambizione è parte del nostro ruolo di imprenditori in questo mercato che cambia.

Durante il road show che ha preceduto il collocamento quanto è stato facile raccontare il vostro modello agli investitori? Quanto si sono dimostrati attenti all’innovazione nel settore assicurativo?

Abbiamo incontrato centinaia di possibili investitori in un momento di mercato che è stato il peggiore degli ultimi cinque anni, a causa dell’impatto dell’inflazione sulle valutazioni delle Tech company, del conflitto Ucraino ed infine della caduta del Governo. Se dicessi che è stato un percorso facile non ci crederebbe nessuno.

Abbiamo categorizzato gli investitori ex post in 3 categorie:

  • Investitori Istituzionali e generalisti, ovvero coloro che tipicamente investono in Borsa Italiana.
  • Investitori con competenze Tecnologiche.
  • Investitori Insurtech, ovvero compagnie, banche e soggetti operanti nella filiera dei Financial Services.

E qual è stata la categoria più reattiva?

Data la rilevanza e le dimensioni del settore assicurativo, la terza categoria di investitori si è rilevata significativa in termini di dimensione e di risposta e più sensibile alla proposition di Yolo. Ma in generale non abbiamo riscontrato difficoltà nello spiegare il potenziale di Yolo né la crescita esponenziale del nostro mercato di riferimento a nessuno investitore: nella maggior parte dei casi Yolo ed il suo piano sono risultati estremamente interessanti. Talvolta tale interesse è risultato meno rilevante rispetto alle preoccupazioni di mercato ma ritengo che il mercato dei capitali sia maturo e pronto a recepire la veloce creazione di valore che proviene dalle nuove tecnologie. Serve solo molto più coraggio, degli imprenditori e degli investitori.

C’è stato un momento difficile nel percorso di Yolo? Quando?

Il percorso di Yolo è stato abbastanza lineare in quanto il modello di business non è mai cambiato. Data la rilevanza del nostro mercato di riferimento e la nostra posizione di first mover siamo sempre cresciuti, nonostante 18 mesi di pandemia. Grazie a tale crescita è stato possibile attrarre investitori del calibro del Gruppo Intesa San Paolo o del Gruppo Generali, rendendo sempre più solida sia la nostra esecuzione che il nostro potenziale. Il momento più complicato è stato senza dubbio l’inizio del processo di quotazione: puntavamo a tempi più stretti e a valutazioni più alte, ma il cambio repentino dei mercati ci ha imposto ridimensionamento delle aspettative e tanta determinazione. La flessibilità assieme alla forza d’animo sono caratteristiche fondamentali per imprendere in contesti di mercato turbolenti.

Qual è stata l’opportunità che ha accelerato il percorso di Yolo?

L’opportunità di Yolo è stata ed è tuttora nel mix di competenze, tecnologie e finanziarie che ne definiscono l’ossatura ed il Team. A partire dal differente background dei founder, la cui sinergia è stata finora il volano di successo: io ho durature esperienze digitali mentre Gianluca è fortemente competente su servizi bancari ed assicurativi. Yolo è una società tecnologia ed ha nelle proprie piattaforme e nei processi digitali i punti di forza: ma la tecnologia è utile solo se in grado di creare valore tangibile sia per il consumatore sia per la filiera assicurativa. Dalla fusione di tecnologie digitali e di comprensione finanziaria nasce l’Insurtech. Noi siamo anche broker e come tale regolati. Il rispetto e la conoscenza delle normative sono anche fondamentali per operare nel settore.

Yolo è la prima insurtech quotata in Borsa. Che cosa significa questo per l’ecosistema dell’innovazione italiano e qual è il messaggio per gli incumbent, le compagnie di assicurazioni?

Come la digitalizzazione del retail, del banking e di molti altri settori, la rivoluzione tecnologica del mercato assicurativo avrà impatti veloci, ampi e duraturi. L’Insurtech modificherà la catena del valore del settore assicurativo, dall’offerta alla distribuzione fino alla gestione del cliente finale. L’utilizzo di piattaforme digitali ed un’ampiezza ben maggiore dell’offerta diverrà lo standard per tutti, da Compagnie, ai Grandi Broker fino ai piccoli intermediari. E sotto tale spinta digitale, il mercato assicurativo raddoppierà. Stiamo parlando di un’industria che da 4.8 trillion del 2020 raggungerà 10 trillion nel 2030 con un CAGR per il business assicurativo digitale del 24%. In italia tale CAGR sarà del 28% arrivando a circa 30 billion di premi nel 2030 (ora meno di 2). Questa è una rivoluzione che non ha pari nel mercato assicurativo, in un contesto di scarsità di competenze digitali e di investimenti tecnologici non ancora sufficienti.

In questa logica i nuovi entranti, che operano su piattaforme di Open Insurance ed Embedded insurance, come Yolo, hanno un ruolo primario nella creazione e nello sviluppo del nuovo ecosistema Insurtech, e quindi nella transizione del settore assicurativo. Sono un vero e proprio traino, un volano di innovazione. Siamo PMI o start up ma solo tecnicamente: operiamo, progettiamo e gestiamo le nostre operation con la mentalità di grande azienda, seppure flessibile, in quanto con grandi aziende collaboriamo e ne acceleriamo il ciclo di innovazione.

Siamo felici di essere la prima Insurtech quotata, in quando consapevoli che la borsa accoglierà molte altre società Insurtech in Europa. Siamo rilevanti per Compagnie, Distributori, Intermediari ma anche per il consumatore finale – sia esso retail che corporate – e lo saremo sempre più. La quotazione consolida questo posizionamento.

A che cosa serviranno i capitali che arrivano dal mercato?

Investiremo principalmente nelle nostre tecnologie e piattaforme digitali: la Digital Insurance Platform di Yolo e la sua Engagement platform, finalizzata alla profilazione dei clienti.

In secondo luogo investiremo in ampiezza dell’offerta assicurativa, del network distributivo e nel consolidamento del team. E solo infine sullo sviluppo Internazionale e M&A. Vogliamo eccellere come tecnologia e questo ci permetterò di crescere velocemente in Europa senza investimenti di Marketing rilevanti.

Dopo la recente nuova offerta nel settore eHealth, quali saranno i prossimi target di Yolo?

Stiamo crescendo nella nostra proposition rivolta agli intermediari e vogliamo diventare una delle piattaforme di riferimento a livello Europeo non solo per i grandi distributori (Digital Bank Assurance, Embedded Insurance, etc) ma anche per garantire a Broker, Agenti e Subagenti un rapido ed efficace accesso ad un’offerta ampia e full digital. Perché è questa che cerca il cliente finale. Il presidio, infine dei nuovi bisogni che emergono da ecosistemi emergenti (mobilità urbana, sharing economy, fintech, etc) e dai rischi emergenti (cyber, climate, salute) sono fondamentali per la creazione dei prodotti assicurativi del futuro.

Che cosa resta da fare nell’insurtech italiano?

Come soci fondatori dell’Italian Insurtech Association, ci battiamo da anni per facilitare una rapida e sostenibile trasformazione digitale del settore assicurativo italiano. A nostro avviso:

  1. Serve aumentare consapevolezza del reale impatto della digitalizzazione e della velocità di tali cambiamenti
  2. Serve aumentare la dimensione degli investimenti che se nel 2021 sono stato circa 240 milioni auspichiamo raggiungano 1 Miliardo di euro nel 2023.
  3. Serve creare poli Insurtech ampi e dotati delle giuste risorse, come è yolo oggi, post quotazione.
  4. Serve maggiore collaboratività fra grandi aziende e tech company e naturalmente, tanta sperimentazione.

Articolo originariamente pubblicato il 05 Ago 2022

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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