I finanziamenti dei venture capitalist, numerosi clienti fra le più importanti aziende italiane, un ufficio a San Francisco, accordi di distribuzione a livello globale, premi e riconoscimenti. Tutto questo in meno di 18 mesi, ovvero da quando, il primo cliente ha dato fiducia a Vivocha, la società nata a Cagliari da un’idea di Gianluca Ferranti e Federico Pinna: una piattaforma totalmente cloud in grado di aiutare i clienti a migliorare i propri processi di vendita o assistenza online, interagendo via chat, call-back, video e VoIP con i clienti. La proposta è piaciuta subito. Sono già clienti Enel, Wind-Infostrada, Fastweb, Findomestic, Genialloyd, CheBanca, Edison, SaveTheChildren, RCS, Linear, WeBank, PosteMobile, LiuJo solo per citare le più note in Italia.
La storia di Vivocha.com (Acronimo di video, voce e chat) inizia all’interno di Reitek, la più importante realtà italiana nel settore dei Contact Management, ove Ferranti ha lavorato 10 anni fino all’incarico di Direttore Marketing, a fianco dell’attuale socio Pinna, che era responsabile dello sviluppo. È qui che i due esperti decidono di puntare sul Cloud. «L’idea è di usare le nuove tecnologie per ridurre a zero l’investimento infrastrutturale, togliendo tutte le barriere: invece di una spesa iniziale di centinaia di migliaia di euro, con Vivocha basta qualche centinaia di euro al mese, con la possibilità di scalare. È una soluzione che si incastra bene con la situazione macroeconomica».
Ad aprile arriva la decisione di staccarsi da Reitek per creare una società indipendente: i due manager ottengono la benedizione degli ex capi, che assecondano l’iniziativa.
«Sviluppare un nuovo progetto all’interno di un’azienda media, anche se di successo, non è così semplice – spiega Ferranti -. È difficile allocare le risorse necessarie, ci sono continui “stop and go” perché bisogna dare priorità ai clienti. E a questo punto della carriera volevamo fare qualcosa di nostro. Abbiamo presentato il progetto in trasparenza all’AD di Reitek Daniele Barki: ci ha finanziato lo sviluppo della piattaforma e oggi Reitek è socio in Vivocha. Lo spin off ha portato benefici a tutti: ai soci, ai fondi che ci hanno finanziato ed a Reitek, che distribuisce la soluzione, integrandola con la loro».
Ferranti ha dalla sua non solo l’esperienza e la conoscenza del mercato in cui opera, ma anche le competenze di management necessarie per avviare la società, grazie a un master EMBA conseguito al MIP, che gli permette di preparare un business plan dettagliato. Proprio sui banchi del Politecnico di Milano l’imprenditore aveva stilato qualche anno prima una bozza del suo progetto.
Appena partita, Vivocha vince il contest per le startup di MindTheBridge che porta i fondatori 6 mesi nella Silicon Valley. Un’esperienza che cambia la prospettiva: diventare un’azienda globale, non italiana.
La svolta arriva dal Venture Capital: un finanziamento di 1,5 milioni di euro da parte di Vertis e Principia, che accelera lo sviluppo della società, che viene anche nominata nelle Top 20 Hottest Early Stage Startups In The World.
In un anno Vivocha conquista oltre 30 clienti enterprise, apre la sede negli Usa e licenzia la tecnologia a tre partner attivi a livello mondiale: Hybris (ora acquisita da Sap, con IBM e Oracle la più grande società mondiale nell’eCommerce), una grande telco e ed uno dei principali vendor di piattaforme di multichannel customer support. «Abbiamo un modello di delivery interamente web e attualmente le lingue supportate sono italiano, inglese, francese, spagnolo e cinese», specifica Ferranti.
A giugno del 2013 arriva un altro riconoscimento: il primo premio dell’iniziativa SmartCamp promossa da IBM Italia nell’ambito del Global Entrepreneur Program, un programma specifico studiato per aiutare lo sviluppo delle società partner più giovani e innovative. Oggi è fra gli otto finalisti al TechcCrunch Italy.
Al momento il team di Vivocha è costituito da 15 persone di cui 10 dedicate allo sviluppo, e tre stranieri. Altre 7 si aggiungeranno entro la fine dell’anno. La lingua che si parla internamente, anche per le comunicazioni interne, è l’inglese. Le previsioni di fatturato per quest’anno, sono di 700mila euro, ma l’ambizione è di crescere velocemente e in tutto il mondo grazie alle partnership; già oggi oltre metà del fatturato è fatto all’estero. «Il mercato italiano è importante, ma sarà marginale se avremo successo», conclude Ferranti.