Negli ultimi dieci anni, ho progettato, organizzato, gestito o supportato molte iniziative per promuovere la nascita e lo sviluppo di nuove imprese innovative. Da TIM Working Capital a Microsoft BizSpark, da Appcampus (joint venture tra Microsoft e Nokia) al Founder Institute. E poi, l’attività da mentor per molti programmi di accelerazione, gli Startup Weekend, gli hackathon e via di seguito.
Pensando di “sapere come fare”, nel 2014, ho co-fondato e finanziato Stamplay – una piattaforma per l’integrazione di software in cloud. Con Giuliano Iacobelli abbiamo da subito cercato di fare un percorso internazionale e abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a due dei migliori programmi di accelerazione del mondo: Seedcamp a Londra e 500 Startups a San Francisco.
Il mio percorso da imprenditore non è sempre stato facile, ma ho avuto la fortuna di incontrare imprenditori, investitori e professionisti eccezionali, che mi hanno dato consigli e da cui ho imparato moltissimo. Ho sbagliato tantissimo, ma non ho mai smesso di fare domande, ascoltare, osservare e leggere. Man mano che andavo avanti, ho iniziato a costruire un puzzle sempre più articolato di competenze utili a fare innovazione, ossia creare nuovi prodotti e servizi da portare verso il mercato, e (eventualmente) fondare un nuova azienda.
Negli ultimi tre anni, ho avuto l’opportunità di insegnare a oltre 200 studenti della facoltà di economia e management dell’Università Roma Tre e di riscoprire la mia passione per l’insegnamento. Nonostante la fatica di sperimentare e mettere su un corso diverso ogni anno, più frequentavo le aule della facoltà e più mi piaceva interagire con gli studenti interessati alla mia materia.
Infine, qualche mese fa, ho letto due libri di Sir Ken Robinson, The Element e Finding your Element, che – complice la proverbiale crisi di mezza età – mi hanno fornito la spintarella di cui avevo bisogno per progettare una nuova avventura.
Per farla breve, a un certo punto mi sono detto: e se mi dedicassi all’insegnamento a tempo pieno? Se mettessi insieme tutto quello che ho imparato e le persone che me lo hanno insegnato e fondassi una scuola? Che tipo di scuola sarebbe? E così, grazie alla collaborazione con Alessandro Zonnino, uno dei ragazzi più brillanti e preparati che io conosca, è nato il progetto della Innovation School of Rome (o isRome), una scuola di innovazione senza supercazzole.
Per iniziare a lavorare abbiamo fissato quattro punti chiave:
Co-design. All’isRome insegneremo come co-progettare un prodotto coinvolgendo chi lo utilizzerà. Inoltre, spiegheremo come costruire prototipi ed effettuare del test, come impostare una strategia di go-to-market. Sarebbe singolare se non applicassimo questi metodi alla progettazione della scuola. In questo contesto, anche se abbiamo già ipotizzato un programma che attinge alle nostre esperienze e alle best practice internazionali, lo considereremo una traccia di lavoro da validare. Da gennaio, inizieremo le interviste e i test sul campo dei singoli moduli che abbiamo ipotizzato.
Senza aule. L’innovazione non si impara seduti a un banco e ascoltando un professore che sciorina la sua lezione. I docenti della isRome saranno tutti imprenditori, investitori e professionisti di grande valore e impiegare il loro tempo per una lecture sarebbe, nella migliore delle ipotesi, uno spreco colossale. Piuttosto, vogliamo che affianchino gli studenti e li aiutino a sviluppare i loro progetti. Abbiamo eliminato l’idea di avere un’aula e siamo andati anche oltre: isRome non avrà neanche una sede ufficiale. La nostra scuola avrà sede a Roma, ma si sposterà continuamente e stiamo progettando un sistema modulare che useremo per allestire qualsiasi tipo di spazio; ci bastano 200 mq, corrente elettrica e una connessione wi-fi per organizzare un corso da 30 persone.
Faculty internazionale. Faremo tutti in inglese, coinvolgeremo i maggior numero di docenti stranieri e ci connetteremo con i principali hub tecnologici internazionali per favorire la creazione di progetti imprenditoriali che abbiano le gambe per essere finanziati anche all’estero. Abbiamo già convinto i partner di due grandi fondi early stage a Londra e San Francisco, designer di grandissimo talento e founder con una vera esperienza internazionale nell’avviare e fare crescere un’azienda high-tech.
Impatto. Vogliamo avere un impatto su Roma e ci siamo posti un obiettivo ambizioso: formare 1.000 innovatori in cinque anni. Ovviamente, non pensiamo di riuscirci da soli, quindi dal primo gennaio avvieremo una campagna per coinvolgere le aziende e le organizzazioni che in questi anni si sono mostrate più attive nel promuovere l’innovazione in Italia: il nostro obiettivo è finanziare almeno 700 borse di studio da assegnare a team e aspiranti imprenditori che vogliono partecipare ai nostri corsi.
Buon anno dalla Innovation School of Rome.