VENTURE CAPITAL

VentureUp 2019: la sinergia tra pubblico e privato per investire in innovazione

Incontro “operativo” sul venture capital in Italia promosso da AIFI e Fondo Italiano d’Investimento e ospitato da Lazio Innova. A confronto startup, istituzioni e investitori. Riflettori puntati sul ruolo delle istituzioni pubbliche nel dare stimolo alla crescita degli investimenti sulle startup.

Pubblicato il 19 Mar 2019

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti a VentureUp 2019

Il coordinamento tra i diversi attori della filiera del finanziamento all’impresa innovativa e, in particolare, la definizione di un “corretto” ruolo dei soggetti pubblici rappresentano la chiave di volta per l’Italia per allinearsi ai grandi paesi europei sulla capacità di finanziare le startup. Se ne è parlato a Roma presso la sede di Lazio Innova, la società per la promozione d’impresa, nel corso dell’edizione 2019 di VentureUp, l’iniziativa di AIFI e Fondo Italiano d’Investimento. L’evento, dedicato alle “prospettive per il venture capital”, ha rappresentato un momento di incontro tra investitori e innovatori e tra istituzioni e finanza, con uno sguardo non solo all’ecosistema innovativo del Lazio, ma di tutto il Paese.

Venture capital tra fondi europei e Legge di Bilancio italiana

La Regione Lazio lavora da tempo sui temi dei finanziamenti alle startup, anche con l’obiettivo di costruire un percorso condiviso, a livello nazionale, con tutti gli attori coinvolti nella filiera del venture capital. Il progetto della Regione Lazio per il capitale di rischio sostiene l’impresa innovativa unendo le risorse dei fondi strutturali europei (POR FESR 2014-2020) con il capitale privato (anche con la raccolta attraverso campagne di equity crowdfunding).

In particolare, il fondo di fondi Lazio Venture, dal 2017, è lo strumento di venture capital promosso dalla Regione Lazio con l’obiettivo di potenziare il mercato degli operatori di vc, nell’ottica di investimenti strutturali nel capitale di rischio delle startup e Pmi laziali. Nel 2018 è stato lanciato il nuovo programma di venture capital FARE Venture che, costruendo sulle esperienze degli anni precedenti, facilita l’incontro tra talento imprenditoriale e capitali. Si compone di due sezioni: oltre a Lazio Venture, dedicata all’investimenti nei fondi, da settembre è operativa Innova Venture, che investe direttamente in startup e pmi del Lazio.

La Regione Lazio punta anche su una serie di strumenti integrati come i 10 Spazi Attivi della Regione Lazio, diffusi in tutte le 5 province, e il collegamento delle startup con il mondo universitario, della ricerca e le grandi imprese a caccia di idee innovative.

Con VentureUp l’azione si allarga oltre i confini regionali e ribadisce la validità della sinergia tra pubblico e privato: anche per questo la Regione Lazio ha rinnovato la collaborazione aperta con AIFI (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt) e Fondo Italiano d’Investimento. La strategia della Regione Lazio per favorire l’investimento in innovazione è “un insieme di strumenti sinergici” con l’obiettivo di fare del Lazio un polo di attrazione di imprese innovative a livello nazionale, ha sottolineato il direttore generale di Lazio InnovaAndrea Ciampalini.

Sullo sfondo resta il cospicuo stanziamento di 1 miliardo di euro per l’ecosistema dell’innovazione previsto dalla Legge di Bilancio approvata a fine dicembre dal governo italiano. Aiuterà anche a far crescere gli investimenti in queste pmi e startup, ma occorre definire le modalità di erogazione e il ruolo dei diversi soggetti, a partire da Cassa depositi e prestiti.

Nicola Zingaretti e il modello dello “Stato innovatore”

La Regione Lazio è la prima in Italia con Lazio Venture a co-investire fondi europei nel venture capital per le imprese innovative con il fine di attrarre investitori privati nel capitale di rischio delle imprese laziali. Intervenendo oggi a Roma all’edizione 2019 di VentureUp, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha sottolineato che questo ecosistema di sostegno all’impresa innovativa è frutto di una visione e di un impegno profusi dalle istituzioni del Lazio negli ultimi cinque anni, a dimostrazione che le pubbliche amministrazioni, se vogliono, possono modernizzarsi velocemente. L’intero sistema Italia, ha sottolineato Zingaretti, paga le difficoltà di una macchina pubblica che spesso non riesce a stare al passo con le rapide evoluzioni dell’economia digitale; in tanti casi la pubblica amministrazione rimane un soggetto inerte se non si trasforma addirittura in un ostacolo al cambiamento. La Regione Lazio ha voluto, con forza, scrollarsi questa veste per diventare competitiva: “Avevamo solo 43 startup registrate nel 2013, ora sono più di 1.100”. Secondo Zingaretti la formula vincente è quella dello “Stato innovatore che non deve gestire tutto”, ma stimolare l’impresa innovativa e aumentare il suo tasso di attrattività. Il presidente della Regione Lazio ha anche affermato che le startup non sono chiamate solo a creare tipologie di servizi totalmente nuovi ma a migliorare quelli di settori esistenti che hanno bisogno di efficienza. Primo tra tutti, la sanità: la Regione Lazio, mettendo a disposizione un portale di open data sul sistema sanitario regionale, ha stimolato idee di impresa innovativa legata al miglioramento dell’offerta per gli operatori della salute e per gli utenti finali, i cittadini. Ma i settori tradizionali da innovare sono tanti, dall’energia allo smaltimento dei rifiuti ai trasporti. “Il settore pubblico inevitabilmente avrà meno soldi negli anni a venire e solo l’innovazione può garantire un innalzamento della qualità del servizio a costi inferiori”, ha concluso Zingaretti.

Andrea Ciampalini (Lazio Innova): “Apriamo un tavolo interregionale”

Il direttore generale di Lazio Innova, Ciampalini, ha ricordato che Lazio Vanture ha selezionato cinque fondi di venture capital (United Ventures, Primomiglio, Fondo Italiano di Investimento, Vertis e 360 Capital Partners) in cui investirà complessivamente 56 milioni di euro e che la scelta di questi specifici candidati permetterà di sostenere l’intera filiera del finanziamento dell’impresa innovativa e i settori più strategici, ovvero digital economy, meccanica avanzata, robotica e tecnologie per l’industria. Ora, ha proseguito Ciampalini, i fondi europei gestiti dalle regioni potrebbero essere usati in modo complementare con le risorse pubbliche messe a disposizione dalla Legge di Bilancio per colmare il gap di risorse in precise aree a “fallimento di mercato”, quelle, cioè, in cui è più difficile reperire capitale di rischio, tra cui la fase pre-seed e quella di scaleup, la crescita di dimensioni che spesso costringe le startup a lasciare l’Italia.

Ciampalini ha anche proposto, in vista della nuova programmazione europea per i fondi strutturali 2021-2027, l’istituzione di un tavolo tra regioni per condividere esperienze e evitare il ricorso a più modelli diversi, favorendo invece “uno standard comune per rendere facile per i capitali privati collaborare con i capitali pubblici”.

“Le pubbliche amministrazioni devono favorire il dialogo tra investitori industriali e finanziari, università e l’intero ecosistema di imprese innovative”, ha ribadito Gian Paolo Manzella, assessore Sviluppo economico e Attività produttive Regione Lazio.

Il ruolo del pubblico: snellimento, internazionalizzazione, fondi specializzati

Il Lazio è una delle prime regioni a aver portato avanti progetti di vc e finanziamento delle startup, ma in Italia non mancano certo la propensione imprenditoriale e la disponibilità del risparmio privato, ha osservato Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI e Fondo Italiano d’Investimento. Ora il ruolo chiave delle pubbliche amministrazioni è dare la spinta decisiva per il salto di qualità. Dove agire? Cipolletta ha sollecitato il governo a mettere mano ai decreti attuativi sui PIR (Piani individuali di risparmio), che prevedono l’obbligo di investire il 3,5% della liquidità in fondi di venture capital: rappresentano uno strumento importante per raccogliere somme a favore dell’impresa innovativa. Anche sul miliardo di euro per le startup in finanziaria, occorre definire presto le modalità dello stanziamento; Cipolletta ha detto che il Fondo Italiano d’Investimento si candida ad essere uno degli enti che gestiscono parte di queste risorse.

Tuttavia, non è solo questione di quanto, ma di come investire. “Serve un uso dei capitali mirato a colmare le lacune maggiori sulla filiera del vc e ad aumentare la pluralità di operatori anche tra chi gestisce e distribuisce risorse”, ha detto

Carlo Mammola, amministratore delegato Fondo Italiano d’Investimento. Per esempio, il Fondo Italiano d’Investimento ha dato vita al Fondo FII Tech Growth che investe in piccole e medie innovative, con fatturato indicativo tra i 5 e i 70 milioni euro, agendo sulla fase scale up. “Oggi passiamo troppo tempo a risolvere le difficoltà di raccolta dei capitali mentre l’attività preponderante dovrebbe essere quella dedicata all’impiego dei capitali”, ha sottolineato Mammola. Gli attori pubblici possono intervenire efficacemente anche nell’accompagnamento delle nostre startup verso i finanziatori esteri: no alla fuga di imprese e cervelli, ma sì a una “grande apertura all’internazionale”: l’industria del vc è per vocazione globale, ha osservato Mammola. Come fare ad attrarre startup e investitori in Italia? Con la semplificazione burocratica: dobbiamo snellire costi e iter o non possiamo competere con piazze concorrenti (soprattutto in ottica post-Brexit) come Parigi.

Concorda Sergio Buonanno, amministratore delegato Invitalia Ventures: “Nella filiera del venture capital il soggetto pubblico può dare supporto a altri operatori che investono, aiutare ad attrarre capitali dall’estero e presidiare la fase late stage dove siamo carenti. Il pubblico può anche aiutare a realizzare operazioni di grande scala e per attività capital-intensive, che scoraggiano il privato”, ha detto Buonanno. L’interlocutore pubblico può svolgere altri compiti chiave: per l’ad di Invitalia Ventures occorre stimolare in Italia il settore del corporate vc, ancora poco attivo, e portare a una specializzazione degli investimenti per settore di mercato andando a coprire le aree più promettenti, a cominciare dal biotech.

“Come Comitato di Investimento stiamo operando per una copertura il più ampio possibile dei settori e dei diversi stadio di investimento (dal Seed capital al Growth capital)”, aggiunge Stefano Peroncini, componente del Comitato di Investimento insieme con Fabio Mondini e Peter Mayerl. “L’obiettivo dichiarato è quello di far si che nei prossimi anni anche nel Lazio e in particolare in Roma – già oggi terra ricca di tante nuove iniziative imprenditoriali, oltre 1.100 startup innovative – possa consolidarsi un secondo hub di operatori specializzati nel venture capital, al momento prevalentemente su Milano”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Patrizia Licata
Patrizia Licata

Giornalista professionista freelance. Laureata in Lettere, specializzata sui temi dell'hitech e della digital economy, dell'energia e dell'automotive. Scrivo dal 2007 anche per CorCom, parte del gruppo Digital360

Articoli correlati

Articolo 1 di 2