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Usare lo smartphone senza toccarlo: il sistema italiano conquista Israele

La romana Snapback, che ha sviluppato una tecnologia per dialogare con i device mobili attraverso lo schiocco delle dita o soffiando, parteciperà in settembre al bootcamp di Google Israel a Tel Aviv. Il ceo Morlino: “Non siamo preoccupati. Se la guerra andasse avanti, l’evento sarebbe annullato”

Pubblicato il 12 Ago 2014

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Si chiama Snapback la startup italiana che parteciperà al Tel Aviv Bootcamp dal 14 al 19 settembre, nella settimana in cui la città israeliana ospita l’annuale edizione della Digital Life Design Conference. Il team guidato dal ceo Giuseppe Morlino (34 anni) ha sviluppato uno degli strumenti più interessanti sul mercato delle interfacce tra utenti e dispositivi mobili e ha vinto il contest promosso dall’Ambasciata israeliana e da Luiss Enlabs.

Parteciperanno così al bootcamp che si svolgerà a fine estate a Tel Aviv, un’iniziativa che viene promossa dal Ministero degli Affari Esteri israeliano, da Google Israel e dalla città stessa. Anche se si tratta di una trasferta difficile, in un Paese che al momento è in guerra e sotto la minaccia costante dei razzi, si tratta di una bella opportunità per i sei ragazzi di Snapback.

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Che non hanno mai pensato di non partecipare alla manifestazione per paura del conflitto. “Crediamo che se la situazione dovesse peggiorare, l’evento verrebbe cancellato. Viceversa, se si farà, significa che le condizioni saranno sicure. Ci affidiamo agli organizzatori e alle autorità israeliane. Hanno tutto l’interesse a che la manifestazione si svolga senza rischi”, dice il ceo. Tra l’altro, il bootcamp di Tel Aviv negli anni passati ha già ospitato giovani aziende italiane come Mosaicoon e Atooma.

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Il principio di Snapback è quasi rivoluzionario: e se potessi evitare di controllare lo smartphone (o il tablet) con le mani? Ci sono già strumenti che permettono di dialogare con la voce, ma Snapback amplia la gamma delle possibilità: attivare il navigatore dell’auto con lo schiocco delle dita o far partire la nostra playlist musicale preferita attraverso un semplice soffio sono due delle possibili applicazioni di Snapback. Con lo snap, lo schiocco delle dita che dà anche il nome all’azienda, si può anche controllare una presentazione.

“L’idea è nata un anno e mezzo fa per risolvere l’isolamento in cabina degli autotrasportatori, che sono stati i primi a sviluppare un social

network mobile totalmente audio, il baracchino, ma sono stati spiazzati dall’avvento di cellulari e smartphone. Dato che si basano sull’interazione tattile e visiva, per gli autotrasportatori infatti non è facile comunicare con questi device. In più, è rischioso. Così, quando un esperto di trasporti ci ha lanciato la sfida di risolvere questo problema, l’abbiamo raccolta e abbiamo creato Snapback”, racconta Morlino.

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Più che una semplice app, Snapback è una libreria software, ovvero una serie di strumenti che possono essere implementati sulle app per renderle attivabili con la voce, lo schiocco delle dita, il soffio eccetera. “Oltre al problema specifico degli autotrasportatori, abbiamo creato una libreria che desse agli sviluppatori strumenti per realizzare facilmente applicazioni non basate sull’interazione tattile e visiva”.

Il pregio principale per lo sviluppo di Snapback è che la sua attivazione non richiede l’utilizzo di hardware aggiuntivo ma sfrutta funzionalità che sono già presenti sugli smartphone. In questo modo, la startup incubata a Roma può confrontarsi su un mercato globale che entro il 2020 potrebbe vale 20 miliardi di euro e sfidare colossi come Flutter (comprata da Google), LeapMotion e Microsoft Kinect.

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Gli altri finalisti per la partecipazione al bootcamp erano Le Cicogne, una startup al femminile che ha messo a punto un’app per mettere in collegamento le famiglie con le babysitter e che è arrivata seconda al contest. Al terzo posto Alleantia, un progetto di domotica e Internet delle cose per connettere gli oggetti tra loro. Nella rosa dei finalisti c’era infine anche Openmove, azienda trentina che si occupa di pagamento via smartphone dei sistemi di trasporto pubblico.

Il livello della competizione era alto anche perché Israele è una meta prestigiosa per gli startupper: una delle nazioni con il più alto tasso di innovazione, con investimenti nel settore che superano il 5% del prodotto interno lordo e migliaia di aziende innovative nella sola Tel Aviv (città con un milione di abitanti che occupa nel settore dell’innovazione la metà degli addetti dell’Italia, che di abitanti ne fa 60 milioni). Israele è considerato il secondo ecosistema innovativo al mondo dopo la Silicon Valley.

“Non è un caso, probabilmente, che sia stata Israele a lanciare il contest che abbiamo vinto. La nostra startup ha creato un prodotto con un forte contenuto tecnologico e un design elegante dell’interfaccia. Israele è una delle patrie dell’hi tech e del design. Ed è molta attenta alle interfacce di questo tipo”. Non stupisce, quindi, che per avere maggior visibilità, la startup guidata da Morlino abbia bisogno della vetrina israeliana. Anche perché il confronto con il nostro Paese, almeno per quanto riguarda gli investimenti in innovazione tecnologica, è impietoso: in Italia siamo fermi all 1,5% del Pil. Buon viaggio ai sei founder di Snapback.

(ha collaborato Maurizio Di Lucchio)

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