Mai come in questo periodo stiamo assistendo ad un crescente interesse da parte dell’opinione pubblica e dei media nei confronti del mondo delle startup. Non più esotico neologismo, frutto di una moda da sognatori esterofili, le startup sono finalmente percepite come imprese in grado di liberare l’estro innovativo di giovani e meno giovani, creare occupazione e contribuire alla crescita del Paese.
Se guardiamo ai numeri, oggi quasi 3400 “Startup innovative” sono iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese. Un bel risultato, se pensiamo che sono state ideate dal legislatore solamente tre anni fa. Un successo tale che con il Decreto Legge “recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti”, noto come Investment Compact dello scorso 24 gennaio, si è voluto creare anche la categoria “PMI Innovative”, a cui venissero estese una serie di agevolazione proprie delle neo imprese innovative definite per legge. Progressi significativi sono stati realizzati proprio grazie alla disciplina in materia di “start-up innovative”, a mezzo del D.L. 179/2012.
Anche la politica sembra aver iniziato ad interessarsi all’innovazione e alle start up. Apprezzabili in questo senso il lavoro delle Commissioni e gli emendamenti proposti all’Investment Compact, mirati a incoraggiare la crescita e lo sviluppo delle “startup innovative”. Ma si può fare certamente di più. Si tratta di vedere cosa succederà nel dibattito parlamentare, sperando che, durante l’iter del decreto, si possano accogliere ulteriori miglioramenti alla disciplina vigente.
“Quando è data loro l’occasione di concretizzare una visione, di investire le loro migliori energie, di partire dalla scienza e dalle tecnologie più recenti per intercettare e soddisfare i bisogni emergenti, aprono un’impresa e generano sviluppo”, recitava Restart Italia, il Rapporto dell’illuminata Task Force sulle start up, istituita dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2012. A questo stesso principio ci siamo ispirati nella redazione del Libro Bianco Start Up. Si tratta di una serie di suggerimenti al legislatore, nell’ambito del diritto tributario, del diritto societario e del diritto del lavoro. Proposte concrete, sintetiche e di snello recepimento, che convergono nell’obiettivo di semplificare e agevolare le nuove iniziative imprenditoriali, rendendo ancora più solido il settore delle start up. Oggi per gli investitori esiste una notevole opportunità di diversificare il capitale di rischio, si tratta solo di incentivare questo processo e convogliarlo verso le imprese innovative. In questo senso va la proposta di introdurre nel nostro ordinamento la detassazione delle plusvalenze realizzate dalle persone fisiche mediante disinvestimento qualora le somme incassate siano reinvestite in una start-up innovativa entro un ridotto arco temporale.
Qui puoi leggere la versione integrale del LIbro Bianco Iban
Il Libro Bianco è stato promosso dall’Associazione IBAN (Italian Business Angels Network) e redatto dal team di CBA Studio Legale e Tributario, guidato dal Managing Partner Angelo Bonissoni e composto da Emanuela Sabbatino, Alessandro Olivetti, Gianvito Riccio e Luca Simone Scarani. Seguendo il principio “Smart is better than right”, il Libro Bianco suggerisce interventi “ritagliati” su misura, volti a creare un ambiente favorevole ad investimenti e nuove iniziative imprenditoriali. In questo modo non solo si potrà liberare il potenziale delle start up, ma si creeranno i presupposti per facilitare l’innovazione nel nostro Paese.
Inviato a Governo, rappresentanti di Ministeri e Commissioni Parlamentari competenti, le proposte del Libro Bianco toccano tutto l’ecosistema delle start up, inclusi business angel e finanziatori di altra natura. Non si tratta più di generici desiderata, ma di un documento redatto da “stakeholder” del settore, che intende stimolare un dibattito tra gli addetti ai lavori, influencer e facilitatori, grazie alla sua concretezza ed efficacia.
Dobbiamo ripartire da quello spirito collaborativo di scambio di idee, stimoli e proposte concrete dei “padri fondatori” della disciplina sulle start up, per superare le spinte centrifughe campanilistiche e lavorare ad una visione comune e condivisa.
In questi ultimi mesi ho avuto l’occasione di confrontarmi con importanti rappresentanti del settore, e la necessità di un impegno condiviso sta emergendo prepotentemente a tutti i livelli.
Allora, perché non ipotizzare un Cantiere Start up open source 2.0, un manifesto scritto a più mani, che raccolga le istanze dei principali attori dell’ormai Sistema start up. Noi abbiamo cercato di mettere a fattor comune le nostre competenze, ora serve fare il miglio in più. Insieme.
* Paolo Anselmo, Presidente Associazione IBAN