Mandare in pensione il silicone con una protesi innovativa. È questo l’obiettivo da raggiungere prima dei 40 anni per i quattro giovani che hanno ricevuto il primo finanziamento di 1,4 milioni di euro, grazie a un aumento di capitale sottoscritto da un Club di investitori privati identificati da Banca Esperia.
Alessandro Tocchio, Federico Martello, Margherita Tamplenizza e Irini Gerges: sono loro i fouder di Tensive, la startup biomedicale che, stando alle parole di Matteo Marzotto, rappresenta lo spirito del premio, unendo “visione e pragmatismo, lungimiranza e responsabilità sociale, chiara vocazione al futuro”.
La missione di Tensive, infatti, è quella di sviluppare protesi innovative, alternative a quelle tradizionali in silicone, che permetteranno di migliorare la qualità di vita del paziente, poiché la ricostruzione avverrà mediante operazione singola e non sarà necessario sottoporsi a sostituzione periodica. Proprio la struttura particolare della protesi, infatti, con la sua rete interna di micro-canali, consente un’efficiente rigenerazione cellulare grazie a una rapida vascolarizzazione e penetrazione cellulare. Una volta impiantata nel corpo la protesi si degrada poi gradualmente fino a un completo riassorbimento, lasciando spazio ai tessuti rigenerati.
Un progetto in cui innovazione e vocazione sociale si sposano alla perfezione. E un’idea destinata a rivoluzionare un settore, quello delle protesi, in cui le tecnologie sono ferme da 35 anni.
L’intuizione che ci fosse molto da fare in questo settore è di Alessandro Tocchio, 33 anni, una laurea in ingegneria fisica al Politecnico di Milano e una grande passione per la medicina. “Dopo la laurea ho seguito un master in Medicina e Nanotecnologia sponsorizzato dalla Fondazione Filarete di Milano, l’acceleratore d’impresa per la valorizzazione della ricerca biotecnologica” spiega. E proprio nei laboratori della Fondazione conosce i colleghi con i quali nel 2012 prende vita l’idea di Tensive, spin-off di Filarete: Federico Martello, 34 anni, laurea in chimica industriale all’Università Statale di Milano e all’Università olandese di Twente; Irini Gerges, 37 anni, una laurea in chimica all’Ain Shams University egiziana e all’Università di Milano, un dottorato il Scienze biomolecolari a Pisa e il premio “donne nella ricerca e nello sviluppo scientifico” dell’assessorato alla pari opportunità di Milano. Completa il team un’altra donna: Margherita Tamplenizza, 33 anni, una laurea in Fisiologia molecolare e cellulare all’Università di Milano e alla Paracelsus Medical University di Salisburgo.
Due uomini e due donne, dunque, tutti under 40, con formazione diversa, che hanno deciso di unire le forze per un progetto comune. “Perché le protesi? Perché abbiamo capito che in questo settore c’era un bisogno da colmare” spiega Alessandro Trocchio. “Le protesi tradizionali, infatti, hanno un’alta percentuale di fallimento, specie in casi di ricostruzione a seguito di asportazione di tumore. Tensive ambisce a una ricostruzione naturale e definitiva, in grado di alleviare le sofferenze psicologiche di pazienti oncologici: la ricostruzione avverrà mediante operazione singola e non sarà necessario sottoporsi a sostituzione periodica della protesi, come avviene con le protesi in silicone. Questo significa meno giorni di ospedalizzazione e minori costi per il sistema sanitario nazionale. Notevoli saranno anche le ricadute territoriali, dato che Tensive manterrà la produzione in Italia, favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro, l’attrazione di competenze di alto livello dall’estero, la creazione di un network biomedicale internazionale e contemporaneamente la promozione di sinergie e valore per aziende del territorio legate al nostro processo produttivo” continua.
Non a caso il progetto ha ricevuto premi e riconoscimenti come l’Intel Global Challenge e il premio Speciale Cleary Gottlieb nella 360by360 Competition, solo per citarne alcuni.
Dopo il Marzotto, con questo nuovo investimento da 1,4 milioni il team potrà accelerare lo sviluppo del prodotto e portarlo sul mercato nei prossimi 4 o 5 anni. Quando, cioè, i membri del team avranno quasi 40 anni e saranno già entrati nella storia.