Solidarietà hi-tech

Techfugees, quando la tecnologia aiuta i rifugiati

Nata da un’idea di Mike Butcher, editor di TechCrunch, l’iniziativa consiste in maratone e incontri per individuare soluzione tecnologiche a favore dei migranti e contribuire a risolvere l’emergenza immigrazione. Dopo il primo evento a Londra, H-Farm ha ospitato l’edizione italiana

Pubblicato il 10 Nov 2015

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Techfugees Italy: prima da sinistra l'organizzatrice Benedetta Arese Lucini, Krishma Nayee di what3words.com e Raffaele Poli, CMO di mailcoding

Aiutare i rifugiati (anche) con la tecnologia: è il cuore di TechFugees, iniziativa nata recentemente da un’idea di Mike Butcher, editor di TechCrunch, sulla scia dell’emergenza immigrazione in Europa. L’obiettivo è raccogliere le migliori risorse della community tecnologica europea e combinarle in soluzioni innovative che possano contribuire a risolvere alcuni dei problemi legati all’intensificarsi dei flussi migratori nel continente. Un progetto subito “sposato” anche dall’Italia. Il 5 e 6 novembre si è tenuto nell’incubatore H-Farm a Treviso Techfugees Italy, l’edizione italiana di TechFugees. Due giornate per far incontrare programmatori, designer, startupper, operatori umanitari e tutti coloro desiderosi di offrire soluzioni pratiche per contribuire ad una gestione più efficace dell’emergenza migranti e richiedenti asilo.

“Abbiamo deciso di replicare in Italia l’iniziativa Techfugees londinese – ha detto Benedetta Arese Lucini, organizzatrice di Techfugees Italy – perché sicuri che fosse un evento di grande impatto. Da una parte esistono organizzazioni che sul campo ogni giorno si impegnano per la protezione e la salvaguardia dei rifugiati, dall’altra abbiamo tanti talenti nel mondo delle startup e della tecnologia che possono favorire soluzioni pratiche. La sensibilizzazione al tema e l’opportunità di far collaborare questi due mondi tramite hackathon e workshop è stata un’occasione stupenda per illustrare ancora una volta come la tecnologia e la mobilitazione dal basso spesso possono creare soluzioni che arrivano lontano”.

Techfugees è nato solo un paio di mesi fa come “risposta della comunità digitale alla crisi dei rifugiati in Europa”, come si legge nella descrizione del gruppo Facebook all’origine dell’iniziativa lanciata appunto da Mike Butcher. Dopo solo una settimana la Rete aveva accolto in pieno la proposta, tanto che il primo hackathon per aiutare i migranti si è svolto a Londra il primo e due ottobre scorsi.

Per quanto riguarda l’evento italiano, la sera del 5 novembre è partito un Hackathon, maratona di sviluppo in cui i partecipanti si sono ritrovati a individuare soluzioni alle problematiche messe in evidenza da tre importanti realtà protagoniste dell’evento: Croce Rossa Italiana – Comitato Provinciale di Milano, con Alessandro Morelli dell’Area Sviluppo, Save the Children, con Rossella Mele Digital Media Content Officer, e Intersos, con Cesare Fermi Responsabile Settore Migrazione. Fondamentale il supporto di PayPal, poiché i vincitori dell’hackathon avranno l’opportunità di partecipare a workshop presso gli uffici di Milano, durante i quali un gruppo di ingegneri del team li seguirà nello sviluppo del loro progetto.

La giornata del 6 novembre è stata invece dedicata a panel di approfondimento su tematiche sociali scaturite dalle dinamiche legate ai rifugiati. Su questi temi si sono confrontati il senatore Luigi Manconi, Presidente della Commissione diritti umani, Maria Cristina Ferradini, Head of Sustainability and Foundation at Vodafone; startup locali e internazionali come What3Words con Krishma Nayee, Humanitarian & Development Lead; e rappresentanti di organizzazioni da anni impegnate nell’accoglienza e assistenza di profughi e migranti come Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the Children. (L.M.)

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