#startupNOtax due anni dopo. 25 marzo 2014: con quell’hashtag EconomuUp lancia una campagna per ridurre il capital gain di chi ha investito su una startup. 9 maggio 2016: il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan annuncia per fine mese un decreto battezzato “Finanza per la crescita” che ha il suo cuore proprio in una fiscalità agevolata per chi investe sulle imprese e, in particolare, anche sulle startup. E dovrebbe essere qualcosa di più e di diverso da quanto già previsto…..
► #startupNOtax, il cammino di una proposta: dall’hashtag all’emendamento alla Spending review
Ridurre la pressione fiscale è un mantra del governo Renzi non sempre perfettamente eseguito. Farlo sul fronte delle imprese è decisivo per la ripresa e un passo inevitabile è attivare strumenti utili a orientare il risparmio privato ma anche le risorse corporate a sostegno della crescita e dell’internazionalizzazione del sistema imprenditoriale nazionale.
I tecnici del Ministero sono al lavoro, l’ultima parola tocca al segretario della Presidenza del Consiglio, il bocconiano Tommaso Nannicini che ha le chiavi della cabina di regia economica. L’obiettivo originario del decreto sembra chiaro e non dovrebbe esse stravolto: vanno incentivati i capitali ad andare verso le imprese, quelle piccole e medie ma anche quelle nuove, le startup. Si prevede, quindi, una detassazione per chi investirà a medio e lungo termine su aziende con ricavi fra 50 e 200 milioni. Dovrebbe così arrivare un’iniezione di energia finanziaria per il sistema nazionale dell Pmi che ne ha bisogno per reggere la competitività internazionale e affrontare il rinnovamento del parco macchine così come le opportunità della digital transformation, dai sistemi di gestione all’ecommerce.
Due anni fa tutto era cominciato con la segnalazione di una contraddizione da parte del nostro collaboratore Pierluigi Paracchi: il governo ha intenzione di aumentare la tassazione sul capital gain al 26%. La rendita finanziari però è uno degli obiettivi di chi investe su una startup, augurandosi che il suo valore cresca e anche rapidamente.
“Ma come?!? Ci abbiamo messo due governi ad ottenere un incentivo fiscale sugli investimenti in Start Up Innovative (ad es. il 19% di immeditata detrazione Irpef sull’investimento fatto da privato cittadino) e ora ci troviamo il disincentivo fiscale all’uscita? Il tutto in meno di 30 giorni di Governo”, scriveva nella primavera del 2014 Paracchi, proponendo di ridurre il prelievo, in caso di startup, al 12,5%, come per i BOT. La proposta suscitò attenzone e consenso, fu fatta propria da numerosi opinion leader del mondo dell’innovazione e condivisa anche da Assolombarda e dal Corriere della Sera. Un mese dopo, siamo nell’aprile 2014, prese forma in un emendamento al decreto Spending Review promosso dall’Intergruppo Innovazione e presentato poi al Senato.
Adesso il tema torna nell’agenda del governo. Le indiscrezioni dicono che il nuovo decreto prevederebbe vantaggi solo per le società quotate che investono in startup con non più di 5 anni di vita. Il limite è quello definito dalla legislazione sulle startup innovative e quindi è facile pensare che l’opportunità riguarderà solo per le startup iscritte allo speciale registro delle Camere di Commercio. Quindi vantaggi fiscali solo per le aziende quotate che prendono una prtecipazione del 20% (è la quota in questo momento al vaglio dei tecnici) e per una durata definita (ma ancora da definire). Sembra che sia in valutazione anche la riduzione del capital gain delle startup al 12,5, proprio come proposto da EconomyUp due anni fa. È un’occasione da non perdere, questo decreto. Altrimenti si riproporebbe la contraddizione già emera due anni fa: da una parte si incentivano gli investimenti sulle nuove imprese ad alto contenuto innovativo e tecnologico, dall’altra però si tassa la rendita come per qualsiasi altra impresa. Vedremo. Perché, come ha saggiamente scritto su twitter l’onorevole Antonio Palmieri sopendo qualche reazione particolarmente entusiasta, “attendiamo gli esiti”.