La proposta

#StartupNOtax, cresce su Twitter e apre il dibattito

L’allarme lanciato da Economyup sta ottenendo i suoi effetti. La richiesta di non aumentare, ma di ridurre, il prelievo fiscale sulla rendita finanziaria delle startup sta incontrando sempre più consensi. Dal Corriere della Sera a Italia Startup

Pubblicato il 17 Apr 2014

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Più siamo, meglio è. E siamo sempre di più. Anche Federico Barilli, segretario di Italia Startup, ha dato il suo sostegno alla proposta che EconomyUp ha lanciato il 25 marzo scorso con un intervento di Pierluigi Paracchi: creiamo un’aliquota ad hoc sul capital gain delle startup – l’ideale sarebbe quella di Bot e Btp al 12,5% – in modo da invogliare sempre più soggetti a investire sull’innovazione.

Con lo slogan #StartupNOtax, l’hashtag che abbiamo ideato su Twitter per stimolare l’ecosistema, abbiamo proposto al premier Matteo Renzi e al suo governo di riconsiderare l’idea di aumentare indiscretamente la tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26 per cento e a fare un’eccezione per le startup innovative.

Davanti ai toni categorici di Pierluigi Paracchi sulla piattaforma di microblogging: “No aumento capital gain su startup innovative, più investimenti privati #startupNOtax”, il segretario dell’associazione no profit che dà voce all’ecosistema delle startup italiane ha risposto: “Concordo. Proseguiamo sulla strada virtuosa avviata con Crescita 2.0”. A dimostrazione che la richiesta di diminuire l’aliquota, o quantomeno di non aumentarla, non viene dal nulla ma è l’ideale continuazione di un percorso normativo a favore delle startup che è già cominciato durante i governi Monti e Letta e ha favorito una crescente attenzione da parte di media e opinione pubblica su un tema, quello delle nuove imprese, che fino a poco tempo era pressoché ignorato.

A sottolineare la contraddizione del prevedere agevolazioni fiscali per chi investe in startup e poi “punirli” tassando di più le rendite è stata anche la stampa nazionale. Sul Corriere della Sera del 16 aprile, Massimo Sideri ha prima ricordato che “l’azione congiunta del governo Monti e Letta ha permesso d’introdurre delle detrazioni fiscali Irpef del 19% fino a mezzo milione d’investimento nelle startup”. Una mossa – scrive il giornalista del quotidiano di via Solferino – “capace di alimentare un circolo virtuoso”. Tuttavia, ha notato Sideri, aumentare l’aliquota sul capital gain rischierebbe di trasformarsi in “tassa sull’innovazione” che renderebbe vani i benefici introdotti con le norme precedenti.

Il dibattito che abbiamo lanciato sta avendo effetto. In Rete, #startupNOtax è diventato il sinonimo di tutti gli interventi normativi che andrebbero fatti per favorire la crescita dell’ecosistema. Lo startupper Michele Petrone (‏@micpet1977) ha twittato: “#startupNOtax Fondo dei fondi in tutta italia + stimolare mercato exit”. Emiliano Nesti (‏@EmilianoNesti) ha ricordato il 15 aprile che “far pagare meno conviene a tutti”. La fondazione Sicilian Venture (‏@fondazionesvp) ha sposato “la proposta di cambiare #DEF su rendita finanziaria @EconomyUp”.

Officine Formative (@OFFlab), la scuola per nuove imprese di Intesa Sanpaolo, senza mezza termini, ha cinguettato così: “#startupNOtax: abbassiamo le #tasse alle #startup”. David.G ‏(@Ghostwriter37), che su Twitter si autodefinisce ghost-writer e comunicatore, evidenziava l’importanza di un intervento come quello che abbiamo proposto alla luce dei numeri diffusi dall’AIFI sugli investimenti in early stage nel 2013: “#startupNOtax, solo 81 milioni investiti in #startup nel 2013: ecco perché dobbiamo abbassare le tasse (non alzarle!)”. Sintetico, chiaro, diretto. Così come EconomyUp vuole esserlo ancora una volta: presidente Renzi, le tasse non alzarle. Almeno sulle startup. (m.d.l.)

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