Quando due anni fa (primavera 2012) il Ministro Corrado Passera lanciò il progetto Startup, nominando la Task Force – da cui scaturirono Restart Italia e la legge Crescita 2.0 – e favorendo la costituzione di Italia Startup come Associazione di riferimento dell’ecosistema, è facile supporre che neppure lui avesse le idee chiare su dove poi si sarebbe effettivamente approdati. Ventiquattro mesi (e due Governi) dopo, il quadro normativo (e non solo) che ne è scaturito, che lo si condivida o meno, è nitido ed è completato. Duemila startup innovative iscritte al registro dedicato. Una normativa sul crowdfunding che comincia a funzionare. Facilitazioni interessanti sul piano giuslavoristico. Sgravi fiscali importanti per chi investe in startup innovative, soprattutto se l’investitore è persona fisica. I sette articoli contenuti nella legge del dicembre 2012, con i relativi decreti attuativi, sono andati tutti a buon fine.
I riflettori “politici” accesi su questo ecosistema due anni fa non si sono ancora spenti. E come Associazione chiediamo che la luce rimanga accesa e che si continui a tenere un occhio di riguardo su un comparto che sta crescendo, sta maturando e sta producendo piccoli “champion” di valore internazionale. Con benefici in termini sia occupazionali sia economico-industriali.
Per questo la proposta #startupNOtax lanciata da Economyup ci sembra vada nella direzione giusta. Perchè mantiene alta l’attenzione sull’ecosistema e perchè punta i riflettori sulle “exit”, che sono uno dei tasselli chiave per lo sviluppo futuro delle giovani imprese innovative italiane.
Abbassare l’impatto fiscale sulle rendite finanziarie di chi investe in startup innovative è coerente con quanto di buono è stato fatto in questi due anni e dà un’ulteriore spinta a questo tipo di investimento.
* Federico Barilli è segretario generale di Italia Startup