Negli Usa lo startup visa per aspiranti imprenditori non statunitensi, se approvato, potrebbe creare fino a 1,6 milioni di posti di lavoro nei prossimi dieci anni e contribuire a un incremento della crescita economica pari all’1,5%. Lo sostengono due esponenti della Kauffman Foundation, in un’analisi che potrebbe rivelarsi utile anche per capire cosa succederà nel nostro Paese, dove dal 25 giugno è operativo Italia Startup Visa, visto speciale per i cittadini extra-Ue che intendono creare startup sul suolo italico.
In base al nuovo provvedimento elaborato e promosso dal Ministero dello Sviluppo economico di concerto con i Ministeri degli Esteri e degli Interni, un cittadino straniero, senza muoversi da casa, può presentare un progetto di impresa da sviluppare in Italia. Se verrà ritenuto valido da un Comitato ministeriale di rappresentanti dell’ecosistema delle startup, entro 30 giorni l’imprenditore otterrà il visto e potrà fare le valigie. Una piccola rivoluzione per un Paese come il nostro, dove il visto è stato sempre considerato uno strumento di controllo e non certo di apertura verso i talenti internazionali.
Italia Startup Visa ci allinea con Irlanda, Cile, Regno Unito e Canada, che hanno già adottato provvedimenti del genere, e ci colloca un passo avanti rispetto agli Stati Uniti, dove una proposta di legge per un visto ad hoc per imprenditori stranieri esiste, è stata presa in esame da Camera e Senato ma non ha ancora ottenuto l’approvazione definitiva. Di fatto è da tre anni che si tenta di far passare una legislazione in materia, per ora senza risultati concreti a causa dell’opposizione interna di alcuni deputati.
Ma proprio dagli Usa arrivano le prime proiezioni relative agli effetti benefici che potrebbe avere il futuro provvedimento. Le hanno elaborate – in un’analisi pubblicata dal Congress Blog, forum online del Congresso Americano – Dane Stangler e Jason Wiens, rispettivamente vicepresidente della ricerca e della policy e direttore della policy alla Ewing Marion Kauffman Foundation, fondazione privata no profit mirata a incentivare il progresso dell’imprenditoria negli Usa. I due esperti ritengono che “uno startup visa in grado di consentire agli immigranti di avviare iniziative imprenditoriali in Ameria ha il potenziale di creare molti lavori americani di cui c’è effettiva necessità e di incrementare la crescita del Pil, prodotto interno lordo”.
In base a stime elaborate su dati storici relativi alla creazione d’impresa incrociati con le statistiche del Census Bureau, i ricercatori ritengono che la proposta attualmente ferma al Congresso potrebbe creare fino a 1,6 milioni di posti di lavoro per gli americani entro il 2024 e far crescere l’economia dell’1,5%.
A detta degli analisti della Kauffman Foundation, nel 2013 gli immigranti hanno avuto il doppio delle possibilità di avviare attività imprenditoriali rispetto ai cittadini nati negli Usa. “Queste aziende – scrivono – sono pronte a crescere e a dare lavoro nell’immediato e tutto ciò che deve fare il Congresso è aprire le porte a questa energia imprenditoriale:porteranno benefici a tutti”.
Se a spaventare i deputati Usa è la parola “immigrante” (come tanti altri Paesi, gli Usa hanno il problema di difendere le frontiere dall’immigrazione clandestina), i due analisti fanno notare che “uno startup visa per imprenditori sta all’immigrazione come il 4 luglio sta ai fuochi di artificio e alle parate: sono entrambi parte integrante di quella giornata, ma non rappresentano ciò che si intende celebrare”.
A sua volta l’Immigration Policy Center, un ramo dell’American Immigration Council, ha studiato l’impatto economico degli imprenditori venuti dall’estero in 10 Stati americani. Nel 2010 (anno per il quale sono disponibili i dati più recenti) gli imprenditori stranieri hanno generato in California ricavi per 34,3 miliardi di dollari, il 28% del totale delle entrate di quello Stato.
“Senza lo startup visa – commenta l’avvocato Tahmina Watson, esperta in questioni legate all’immigrazione – non solo perdiamo persone di talento, molte delle quali formate negli Usa, ma anche l’opportunità di creare nuovi posti di lavoro di cui la nostra economia ha un gran bisogno”.