Statistiche

Startup, sono sempre di più ma i conti non tornano

Le neoimprese innovative hanno superato quota 6.700, ma cala il numero degli addetti e il valore della produzione media, giunto a 144mila euro. Sono i dati di Infocamere aggiornati a fine 2016. Un quadro stabile di un ecosistema però ancora acerbo: una società su due è in perdita e il reddito operativo complessivo è negativo per 86 milioni

Pubblicato il 18 Gen 2017

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La “temperatura” dell’ecosistema italiano delle startup è pressoché stabile: le neo imprese innovative sono in lieve aumento numerico, avendo superato quota 6.700, ma con minima diminuzione del numero medio degli addetti (poco più di 3 per startup). Il valore della produzione media nel 2015 è di poco superiore ai 144 mila euro, anch’esso in leggero calo, così come lo è (sempre in modo lieve) l’attivo medio che sfiora i 267 mila euro per startup innovativa. In totale le startup, nel 2015, hanno registrato una produzione complessiva pari a 583,8 milioni di euro, un dato inferiore di circa 1,3 milioni rispetto quello registrato a settembre. Il reddito operativo complessivo è negativo per poco più di 86 milioni di euro (contro gli 88 milioni della precedente rilevazione). Infine l’anno scorso il 57,17% delle startup, ovvero più di una su due, è risultata in perdita.

La foto è quella scattata dal Cruscotto sulle startup innovative con dati aggiornati al quarto trimestre 2016, ricavati dal Registro speciale tenuto dalle Camere di Commercio. Restituisce l’immagine di un mondo con numeri ancora obiettivamente ridotti (le neo imprese sono giunte a quota 6.745 a dicembre 2016) e piuttosto fragile sia per quanto riguarda l’occupazione (in media tre addetti a startup), sia per i ricavi. Non va tuttavia dimenticato che si tratta di imprese nei primissimi anni di vita e che contengono nel Dna un elemento maggiormente sfidante rispetto alle aziende tradizionali: la ricerca e il perseguimento dell’innovazione.

Due elementi di cui tenere conto nella lettura del report appena diffuso: come è stato più volte detto e dimostrato, il Registro non contiene tutte le startup innovative presenti in Italia. Il secondo elemento è sottolineato nello stesso rapporto: con l’entrata nel suo quarto anno di operatività il 18 dicembre 2016, la disciplina sulle startup innovative ha visto la scadenza di un vasto numero d’imprese per raggiunti limiti di età. Il Decreto Crescita 2.0, infatti, aveva previsto un regime transitorio della durata massima di quattro anni per le imprese costituite prima della sua entrata in vigore. Questo significa che la foto scattata da Infocamere, con numeri stabili ma in diversi casi in lieve caso, risente della normale fuoriuscita di una serie di startup che ormai, si può dire, hanno abbandonato la fase dell’infanzia per lanciarsi – eventualmente – verso un’età “adolescenziale”. Ma vediamo le statistiche, punto per punto.

Startup oltre quota 6.700 – A fine dicembre 2016 il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese ai sensi del decreto-legge 179/2012 è risultato pari a 6.745, in aumento di 382 unità rispetto alla fine di settembre (+6%). Le startup rappresentano lo 0,42% del milione e mezzo di società di capitali attive in Italia (a fine settembre l’incidenza del fenomeno era pari allo 0,4%, a giugno 0,38%). Il consolidamento di questa tendenza crescente è particolarmente significativo se si considera che, con l’entrata nel suo quarto anno di operatività il 18 dicembre 2016, la disciplina sulle startup innovative ha visto la scadenza di un vasto numero d’imprese per raggiunti limiti di età. Il capitale sociale delle startup è pari complessivamente a 351,2 milioni di euro, in media 52,1 mila euro a impresa. Il capitale medio è caratterizzato da un lieve decremento rispetto al trimestre precedente, pari all’1,27%, mentre per il complesso delle società di capitali la diminuzione è stata dell’1,77%.

Settori di attività, “vincono” servizi e ricerca – Per quanto riguarda la distribuzione per settori di attività, il 70,56% delle startup innovative fornisce servizi alle imprese (in particolare, prevalgono produzione software e consulenza informatica per il 30,41%; attività di R&S, 14,37%; attività dei servizi d’informazione, 8,18%). Il 19,45% opera nei settori dell’industria in senso stretto (su tutti: fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici, 3,65%; fabbricazione di macchinari, 3,48%; fabbricazione di apparecchiature elettriche, 2,13%). Il 4,31% opera nel commercio. L’incidenza delle nuove imprese innovative tra le società di capitali è più elevata della media nei comparti dei servizi alle imprese (1,29%) e dell’industria in senso stretto (0,58%). In particolare è interessante osservare come il 25,55% delle società di capitali italiane la cui attività economica è classificata con codice Ateco 2007 “Ricerca e Sviluppo” sono startup innovative; rilevante è anche la quota di neo-imprese innovative fra le società dei servizi di produzione di software (7,99%).

Ancora poche donne – Guardando alla composizione delle compagini sociali, le startup innovative con una prevalenza femminile sono 921, il 13,65% del totale, contro un rapporto del 16,91% se si prende in esame l’universo delle società di capitali. Le startup innovative in cui almeno una donna è presente nella compagine sociale sono 2.961 (43,90% del totale, quota inferiore a quella fatta registrare dal complesso delle società di capitali, 49,71%). Le startup innovative a prevalenza giovanile (under 35) sono 1.538, il 22,80% del totale, una quota più di tre volte superiore rispetto a quella rilevata tra tutte le società di capitali (7,09%). Le startup innovative in cui almeno un giovane è presente nella compagine sociale sono 2.571 (38,12% del totale, contro un rapporto del 13,53% se si considera la totalità delle società di capitali italiane). Le startup innovative con una compagine sociale a prevalenza straniera sono 183, il 2,71% del totale, una quota inferiore a quella osservata nel complesso delle società di capitali (4,36%). Le startup innovative in cui è presente almeno un cittadino non italiano sono 866, il 12,84% del totale; tale quota è superiore a quella del complesso delle società di capitali (10,57%).

Distribuzione geografica, Lombardia sempre in testa – In valore assoluto la Lombardia rimane la regione in cui è localizzato il maggior numero di startup innovative: 1.516, pari al 22,48% del totale nazionale. Seguono l’Emilia-Romagna con 770 (11,42%), il Lazio con 662 (9,81%), il Veneto con 539 (7,99%) e la Campania, prima regione del Mezzogiorno con 431 (6,39%). In coda alla classifica figurano la Basilicata con 44, il Molise con 27 e la Valle d’Aosta con 17 startup innovative. La regione con la più elevata incidenza di startup innovative in rapporto al totale delle società di capitali è il Trentino-Alto Adige (1,07%). Seguono le Marche con 0,81%, la piccola Valle d’Aosta con 0,76%, l’Emilia-Romagna con 0,69% e il Friuli Venezia-Giulia con 0,67%. Lazio e Campania, nella top-5 per numero di startup totali, chiudono la classifica (rispettivamente 0,25% e 0,27%). Milano rimane la provincia in cui è insediato il numero più elevato di startup innovative: questo mese supera per la prima volta quota mille assestandosi a 1.040, pari al 15,42% del totale nazionale. Seguono Roma con 572 (8,48%), Torino con 301 (4,46%), e Napoli, che con 209 (3,10%) sopravanza Bologna, che scende a 188 (2,79%). Tutte le altre province che figurano tra le prime dieci, nell’ordine Modena, Padova, Firenze, Trento e Bari, superano le 100 unità. Se si considera il numero di startup innovative in rapporto al numero di società di capitali attive nella provincia, Trento figura al primo posto con 142 startup ogni 10 mila società di capitali; seguono Trieste con 139, Ascoli Piceno con 120, Ancona con 115, Rimini con 90.

Gli occupati – A fine settembre risultano essere 2.698 le startup innovative con almeno un dipendente (+105 sulla precedente rilevazione), vale a dire il 42,4% del totale: un dato in leggera diminuzione rispetto a quello registrato a fine giugno (43,63%). A fine settembre 2016 il numero complessivo di addetti è pari a 9.169, in aumento di 127 unità rispetto a fine giugno: l’incremento percentuale è molto minore rispetto al trimestre precedente (+1,4% contro +10,36%). Ne consegue una diminuzione del numero medio degli addetti per startup innovativa: 3,40, contro i 3,49 di giugno – da segnalare, però, come a fine dicembre 2015 il numero medio di addetti fosse ancora inferiore a 3. Rimane invariato il valore mediano: almeno la metà delle startup innovative con dipendenti ne impiega al massimo 2. Addetti.

I soci – A fine 2016 sono 27.003 i soci delle 6.580 startup innovative che presentano almeno un socio (+1.381 rispetto ai 25.622 rilevati a fine settembre presso 6.217 startup innovative). In media ogni startup innovativa presenta 4,10 soci, con un valore mediano pari a 3; si tratta di dati superiori a quelli del complesso delle società di capitali (media: 2,58; mediana: 2). A fine settembre la media dei soci per startup innovativa era di 4,12: in questo caso, l’uscita dalla sezione speciale delle startup innovative più anziane ha solo marginalmente intaccato il parametro. Al 30 settembre 2016 il numero complessivo di soci e addetti coinvolti nelle startup innovative italiane è pari a 34.791 unità. Solo un anno prima essi erano 24.028: pertanto l’incremento annuo è stato del 44,79%.

Produzione e ricavi – Il valore della produzione media nel 2015 è di poco più di 144 mila euro, in diminuzione di 7.678 euro sulla media precedente (-5,06%). Il valore mediano è pari esattamente a 30.000 euro, dunque in lieve diminuzione rispetto ai 30.860 registrati a fine settembre (-2,79%). L’attivo medio sfiora i 267 mila euro per startup innovativa, in calo di 7.500 euro rispetto alla precedente rilevazione (-2,74%); la metà delle startup innovative non supera i 72.600 euro di attivo (-2,3%). Le startup innovative attualmente iscritte per le quali si dispone dei bilanci 2015 hanno registrato in tale esercizio una produzione complessiva pari a 583.892.295 euro, un dato inferiore di circa 1,3 milioni rispetto quello registrato a settembre. In termini percentuali, la riduzione del valore della produzione totale è dello 0,23%: è interessante osservare come la crescita complessiva del numero di startup innovative iscritte abbia compensato quasi del tutto l’uscita dalla sezione speciale delle società costituite prima dell’entrata in vigore della policy. Il reddito operativo complessivo fatto registrare nel 2015 è negativo per poco più di 86 milioni di euro (contro gli 88 milioni della precedente rilevazione). Il grado di immobilizzazioni sull’attivo patrimoniale risulta particolarmente elevato: il rapporto è pari al 29,36%, quasi 9 volte maggiore rispetto al rapporto medio delle altre società di capitali, pari al 3,31%. Nel 2015 prevale la quota percentuale di startup innovative che registra una perdita: 57,17%, contro la restante quota (42,83%) che segnala un utile di esercizio. Lo scostamento con la precedente rilevazione è di un solo decimo di punto percentuale (57,07% in perdita, 42,83% in attivo). L’incidenza delle società in perdita tra le startup innovative risulta sensibilmente più elevata rispetto a quella rilevabile nell’universo delle società di capitali, pari al 35,01%. Gli indicatori di redditività ROI e ROE delle startup innovative registrano valori negativi; se però ci riferisce soltanto a quelle in utile, gli indici sono sensibilmente migliori di quelli fatti riportare dalle altre società di capitali (ROI: 0,10 contro 0,03; ROE: 0,25 contro 0,04).

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