Avanza l’ipotesi del ritorno alle startup senza notaio e i professionisti muovono l’artiglieria pesante.
Qualche giorno era intervenuto addirittura il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Rahos, che in occasione di evento per i 10 anni del Codice Antimafia aveva sentito l’esigenza di definire “gravissimo” l’emendamento al Decreto Sostegni Bis in discussione alla Commissione Bilancio della Camera proprio per ripristinare la possibilità prevista da un decreto del Mise del 2006 e cancellata da una sentenza del Consiglio di Stato lo scorso 29 marzo.
Oggi sul Corriere Economia scende in campo Piergaetano Marchetti, rappresentante eccelso ed eccellente dei notai, che scrive una lunga lettera aperta al settimanale del Corriere della Sera per sostenere che “la costituzione di società (anche solo srl) senza filtro notarile preventivo può costituire il presupposto per un dilagare di società gravide di rischi”.
All’attacco risponde il primo firmatario dell’emendamento Luca Carabetta con una lettera inviata al Corriere della Sera. “Mi sembra corretto da parte del giornale pubblicare entrambe le opinioni specie considerando come, a detta dello stesso notaio Marchetti, lui stesso sia in conflitto di interessi”. Piergaetano Marchetti, però, non è un notaio qualunque.
Startup senza notaio, cronistoria di un mese di polemiche su un caso ancora aperto
Piergaetano Marchetti, 81 anni, è un notaio-accademico, un giurista con un’intensa vita d’azienda. Un milanese puro che è sempre stato al centro delle grandi trame finanziarie della capitale economica del Paese, a cominiciare dal famoso patto di sindacato di Mediobanca. Dal suo studio sono passati tutti: dagli Agnelli ai Pirelli. Non c’è stata grande operazione che non l’ abbia visto in qualche modo coinvolto, più spesso dietro le quinte che alla ribalta. Dal 2004 è stato presidente di RCS Quotidiani e di RCS Media Group e oggi è presidente della Fondazione Corriere della Sera: in via Solferino è una vera eminenza grigia.
La sua lettera sul Corriere Economia, quindi, pesa. Quali sarebbero i rischi portati dal dilagare di società costituite senza notaio? Lasciamo la parola al professore Marchetti: “Dai possibili più facili furti di identità digitale al riciclaggio, ad incertezze e inconvenienti per gli stessi interessati non da poco. Frequente è il caso di giovani che con la sirena (in realtà illusoria) del “fai da te in poco tempo con modesta spesa” sottoscrivono il modulo standard che spesso, immediatamente, ora la banca, ora il locatore del garage di turno in cui i nuovi imprenditori vogliono collocarsi, ora vicende e situazioni personali rivelano inadatte a regolamentare la società”. Quindi, niente illusioni e niente rischi che possano venire dal “locatore del garage” visto che notoriamente le startup nascono nei garage come i bimbi sotto i cavoli. Nulla giustifica, secondo il professore Marchetti, “soluzioni pericolose, quando ormai la garanzia del filtro notarile può conciliare digitalizzazione, rapidità, adeguati controlli”.
Luca Carabetta replica punto per punto. Al di là della necessità di sanare, senza andare dal notaio, la situazione delle oltre 3500 società che si sono ritrovate in un limbo che ne mette a rischio l’operatività, il punto è quella delle minacce alla legalità, uno spauracchio che i notaio agitano sin dal 2016.
“Ad oggi non si rilevano problematiche di legalità relative alle 3800 startup innovative costituite secondo questa modalità. Si rilevano invece – da sempre e quotidianamente – problematiche con società di svariata natura in tutto il Paese, ovviamente costituite tramite atto notarile”, fa giustamente notare Carabetta, che aggiunge: “Questo ci lascia intendere che il controllo notarile in sede di costituzione sia solo in parte in grado di garantire i profili di legalità dell’impresa, specie con riferimento a tutto il suo ciclo di vita. Oggi infatti è il monitoraggio delle attività dell’impresa ai fini antiriciclaggio condotto dalle banche ad essere il principale strumento di contrasto ai fenomeni di illegalità”.
La costituzione online è una scelta di semplificazione, conclude Carabetta, e una riduzione di oneri per gli imprenditori, specie in quella fase iniziale in cui ogni risorsa è preziosa “un elemento di competitività internazionale già richiamato dagli Startup Nation Standards e un vantaggio per la nostra imprenditorialità. Ci porterà in uno scenario di illegalità dilagante? Non direi data la capillare rete di controlli costanti sotto i quali già oggi i nostri imprenditori devono operare quotidianamente”.
Il livello del confronto si alza perché le prossime ore decisive, anche se non risolutive. Resta infatti il problema della legge di recepimento della direttiva europea sul diritto societario digitale, il famoso “colpo” fatto sottobanco grazie a un emendamento presentato da senatori che poi hanno cambiato idea. “Rimane l’ostacolo della Legge di Delegazione Europea che grazie all’approvazione di un emendamento al Senato ha previsto atto notarile e registrazione tramite una piattaforma informatica – evidentemente monopolio del Consiglio Nazionale del Notariato – per la costituzione online delle imprese”, scrive ancora Carabetta. “In altre parole: questi elementi non erano affatto previsti dalla originaria disposizione Europea, sono stati introdotti dall’esame al Senato. Ricordo come uno dei Senatori che ha firmato l’emendamento alla Legge di Delegazione Europea abbia poi presentato un ordine del giorno in direzione contraria per chiedere il ripristino della costituzione online semplificata”.