Startup senza notaio, la bocciatura è un fatto positivo perché rivela un bug del sistema

La sentenza del Consiglio di Stato porta l’attenzione su due fatti. La norma sulla costituzione online delle startup era complessa e inefficiente. E poi c’è la scadenza dell’1 agosto, quando dovrebbe entra in vigore la direttiva europea sulla costituzione online per tutte le imprese. Siamo pronti?

Pubblicato il 30 Mar 2021

Srl semplificata

Quer pasticciaccio brutto di palazzo Spada. Potremmo raccontarla così la vicenda della bocciatura da parte del consiglio di Stato, che in quell’edificio di Piazza Capo di Ferro a Roma ha la sua sede, della norma del 2016 che permetteva di costituire on line e senza notaio una startup. Qui potete leggere tutti i dettagli della notizia che giustamente ha creato disappunto nell’ecosistema dell’innovazione e, ovviamente fra le startup, perché da la sensazione di fare un passo indietro rispetto a quella transizione digitale che è uno degli obiettivi del governo Draghi e a cui è stato intestata un ministero di pregio. Ma forse quella sentenza può avere una sua utilità, a vantaggio di tutte le imprese e della sburocratizzazione del sistema.

Ora possiamo prendercela con il Consiglio di Stato, che è un organo di giustizia amministrativa e poco ha a che fare con le scelte di politica economica. Possiamo facilmente prendercela con i notai, che in Italia sono poco più di 5mila e dimostrerebbero quindi di avere il potere enorme di affondare una giusta legge. Servirebbe a poco perché quer pasticciaccio nasconde un problema molto più grande: la straordinaria capacità del legislatore (e della pubblica amministrazione che attua) di fare del digitale un fattore di complicazione invece che di semplificazione e innovazione. Un elemento che non può non preoccupare dal momento che secondo la direttiva UE 2019/1151 sull’uso di strumenti e processi digitale nel diritto amministrativo, entro il 1° agosto 2021 in tutta Europa dovrà essere possibile aprire una società qualsiasi (non solo le startup) completamente online. Sarà possibile anche in Italia? E come?

Con la bocciatura non sembra che si perda molto. Racconta Giovanni Toffoletto, founder di Lexdo.it, primo servizio legale 100% online e quindi particolarmente interessato a quanto sta accadendo: “Con LexDo.it abbiamo aiutato migliaia di imprese a nascere e sappiamo bene che la costituzione telematica delle startup innovative non era una soluzione a questo problema. Anzi, abbiamo sempre consigliato ai nostri clienti di scegliere la costituzione tradizionale con un notaio”. Perché? “L’attuale procedura di costituzione di startup online è estremamente complessa, inefficiente, e viene applicata in modo incongruente dalle varie Camere di Commercio locali, causando problemi enormi. I dati parlano da soli: solo il 25% delle startup sceglieva questa via e le tempistiche medie richieste per la costituzione online erano di alcuni mesi rispetto ai pochi giorni di una costituzione con un notaio”. Ecco, il digitale che complica la vita è un capolavoro!

Non siamo, quindi, di fronte a giudici cattivi o notai avidi ma, per dirla in parole molto povere, di fronte a una norma scritta male e applicata ancora peggio. “Una gruviera innovativa” la definisce Massimo Simbula, avvocato attento alle questioni tecnologiche. “Un Paese avanzato come il nostro non può tollerare che una procedura così venga considerata un passo avanti. Da startupper penso che l’Italia si meriti di meglio e che debba fare molto di più con estrema urgenza”, aggiunge con un pizzico di rabbia Toffoletto.

L’urgenza adesso è dettata dalla scadenza data dall’Unione Europea. Altro che startup senza notaio: online dall’1 agosto si potrà (o si dovrebbero poter) costituire ogni tipo di società. “Adesso che si passi davvero alla costituzione online”, dice l’avvocato Simbula. “Fatta bene però”. Che cosa serve? “È necessario sviluppare una nuova procedura che impari dagli errori commessi in passato e che garantisca un processo di costituzione veloce, snello e con gli stessi standard di controllo offerti dai notai oggi“, risponde Toffoletto. “La procedura dovrà essere unica per tutto il territorio nazionale con un unico punto di contatto, senza ingolfare gli enti locali e le singole Camere di Commercio con procedure complesse e difficili da attuare”.

La sentenza del Consiglio di Stato, quindi, è un fatto positivo. Almeno per due ragioni. La prima è che ha rivelato un bug del sistema che ne rallentava il funzionamento e l’efficienza. A cosa serve una norma per costituire una startup online se in pochi la usano perché è complicata e addirittura ti fa peredere più tempo di quella in un elegante studio professionale? La seconda ragione è che scoprire il bug dovrebbe essere il modo migliore per evitare di ripeterlo quando si andranno a definire le nuove procvedure per la costituzione online di tutte le società e non solo delle startup.

La via della transizione digitale è lastricata di buoni propositi e cattivi software. Questo è il momento perché l’ecosistema dell’innovazione faccia sentire la sua voce a vantaggio di tutte le imprese e non solo delle startup. Perché se l’Italia è ancora al 58° posto nel mondo e al 23° nella UE nel rapporto Doing Business della Banca Mondiale, un motivo ci sarà e non può certamente essere né la resistenza dei notai o l’insipienza dei giudici. Se sarà più semplice e più veloce fare una startup, sarà semplicemente più facile fare impresa.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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