Avrebbe potuto essere soltanto il bilancio, persino tecnico, di un’attività di governo, visto che la convocazione era per presentare la seconda relazione annuale del Ministro al Parlamento sullo stato d’attuazione e l’impatto della normativa a sostegno delle startup e delle PMI innovative. E invece è stata la rappresentazione di vizi e virtù del cosiddetto ecosistema startup l’incontro convocato mercoledì mattina presso il Ministero dello Sviluppo Economico. In via Veneto batte il cuore della startup policy, l’insieme delle azioni avviate per fare dell’Italia un Paese più favorevole alla nascita e alla crescita di nuove imprese innovative, sin dal suo inizio, durante il governo Monti. Ha prodotto già 5000 startup e le previsioni dicono che diventeranno 7500 a fine 2017.
Il bilancio dell’Italian StartupAct, presentato da Stefano Firpo, che è sul pezzo da quando era capo della segreteria tecnica del Mise e continua ad esserlo come direttore, direttore per la politica industriale, la competitivita’ e le Pmi, dice che molto è stato fatto ma molto resta da fare. Qui si possono leggere tutti i numeri del 2015. Oltre questi sono arrivate molte conferme e diverse notizie. Cominciamo da queste.
► In gennaio il Mise renderà pubblico un documento sull’Industry 4.0, il nuovo modello possibile di manifattura, e sul ruolo che possono avere le startup.
► L’Istat per la prima volta farà un’indagine focalizzata sulle startup
► La Consob, finita la consultazione in corso, modificherà iprobabilmente già in febbraio, il regolamento sull’equity crowdfunding, affidando ai gestori dei portali il lavoro di profilatura degli investitori, eliminando l’obbligo di una “mediazione” bancaria. “È cosa fatta”, garantisce Firpo. “E’ stato complicato ma adesso ci siamo”
► Presto dovrebbe arrivare il tanto atteso decreto di attuazione per la costitutizione delle srl con firma digitale, cioè senza l’intervento del notaio. Un “cambiamento copernicano”, dice Firpo, “che potrà essere esteso a tutto il sistema”. Notai, permettendo.
► Nel 2016 dovranno essere rifinanziati gli incentivi fiscali per chi investe in aziende innovative. “Non è escluso immaginarsi qualcosa di nuovo”, anticipa Firpo. “Abbiamo un dannato bisogno di canalizzare il risparmio privato verso gli investimenti sull’economia, non so lo sulle startup. C’è un tavolo aperto su questo tema”
► Le startup italiane non muoiono: solo 59, tra quelle iscritte al Registro delle imprese, hanno cessato l’attività nel primo semestre del 2015. Perché? Ecco qualche ipotesi d’autore. Marco Gay, presidente dei Giovani di Confindustria ma in questa occasione nei nuovi panni di vicepresidente di Digital Magics: “Un fattore culturale: la paura del fallimento”. Salvo Mizzi, Ceo di Invitalia Ventures, “Raramente si tratta di startup davvero disruptive. Non vogliono cambiare il mondo ma trovare clienti”. Alberto Baban, presidente di Piccoli Industria di Confindustria, “Non muoiono perché non crescono, non si evolvono e non rischiano”. “Attenzione, in percentuale la mortalità è più alta che per le imprese tradizionali”, avverte Roberto Monducci, capo dipartimento per i Conti Nazionali Istat.
Vediamo adesso qualche conferma.
► Lo Startup Visa e lo Startup Hub sono un mezzo fallimento. I numeri sugli strumenti che dovrebbero semplificare l’ingresso e la vita in Italia degli startupper extracomunitari sono implacabili: solo 53 candidature per il Visa, di cui 35 andate a buon fine. Solo una è passata attraverso un incubatore (Tim WCap). Agli incubatori italiani accogliere stranieri non sembra interessare molto. Per lo Startup Hub, lanciata nel dicembre 2014, e dedicato a chi è già in Italia per motivi di studio, ci sono state solo 5 candidature.
► Il Fondo di Garanzia per le startup è un successo. 626 nuove imprese hanno beneficiato della garanzia dello Stato per ottenere un finanziamento bancario. Con questo sistema sono stati erogati oltre 255 milioni per un totale di quasi mille operazioni. Vale la pena continuare a stimolare il venture capital o non è il caso di cercare una via europea? si è domandato Luca Grilli, docente del Politecnico di Milano e componente del Comitato di valutazione dell’impatto della startup policy.
La startup policy, quindi, continua. Mentre l’ecosistema cerca un suo centro di gravita più o meno permanente. Al tavolo del Mise non c’erano solo le istituzioni e le loro emanazioni, ma anche Confindustria e un incubatore privato con le sue proposte di evoluzione. Così chi ha ritenuto opportuno segnare il territorio è intervenuto dalla sala, aprendo uno squarcio su quanto si agita dietro le quinte. Anche questo è l’ecosistema: un’effeverscente palestra per piccoli giochi di potere.
P.S. La ministra Federica Guidi, arrivata oltre metà dell’incontro fra una riunione di emergenza e una visita al Quirinale, ha alzato un peana alle Pmi, che “sono il vero valore aggiunto del sistema manifatturiero italiano. Dobbiamo cercare di aiutarle, così come le nuove che verranno, le startup”. Parole che la dicono lunga sulla sua (ma non solo sua) visione delle nuove imprese innovative…