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Startup: perché marchi e brevetti aiutano a raccogliere fondi



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Le imprese innovative che possiedono i diritti di proprietà intellettuale di loro soluzioni o prodotti hanno 10 volte più probabilità di successo nell’ottenere finanziamenti rispetto alle altre. Ecco perché gli investitori preferiscono le startup con marchi e brevetti depositati

Pubblicato il 22 feb 2024



Startup: marchi e brevetti
Startup: marchi e brevetti

Secondo l’Ufficio europeo dei brevetti (UEB) e l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) marchi e brevetti rafforzano il successo delle startup europee. Lo studio prodotto da questi due organismi indica infatti, che le imprese innovative che possiedono i diritti di proprietà intellettuale durante le fasi di avviamento o di crescita iniziale hanno in media una probabilità fino a 10 volte maggiore di successo nell’ottenere finanziamenti rispetto a società prive di questi strumenti.

Ma vediamo perché marchi e brevetti aiutano a raccogliere fondi e avere successo.

Marchi e brevetti: perché aiutano le startup a raccogliere fondi

Prima di tutto facciamo una chiara distinzione tra marchio e brevetto: il marchio è il segno che contraddistingue i prodotti o servizi di un’impresa, differenziandoli da quelli delle altre imprese, costituisce quindi uno dei principali elementi dell’immagine aziendale. Un marchio che diventa forte crea l’identità dell’azienda, rafforza la fiducia tra venditore e acquirente perché permette al consumatore di identificare immediatamente prodotti e servizi di quell’azienda, distinguendoli da altri. È, quindi, uno strumento di difesa nei confronti della contraffazione e imitazione dei prodotti commerciali.

Il brevetto, invece, è un attestato che garantisce il diritto esclusivo all’inventore di sfruttamento industriale della propria invenzione o del proprio modello nell’ambito del territorio in cui ne è stata chiesta la protezione.

I marchi, assieme ai brevetti, costituiscono strumenti di tutela della proprietà industriale. Sia l’invenzione industriale o modello da brevettare, sia il marchio (denominativo se costituito solo da parole, figurativo se consiste in una figura, oppure misto se è costituito da una combinazione di parole e figure), presuppongono una novità del prodotto o servizio. Ecco perché per le startup essere “titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o titolare di un software registrato è addirittura uno dei requisiti soggettivi per la costituzione.

Va precisato, che il deposito di marchi e brevetti può essere nazionale, europeo o internazionale, con quindi diverse modalità di deposito, durata nel tempo ed efficacia di protezione.

Brevetto Unico Europeo: in cosa consiste

Recentemente la disciplina del brevetto europeo è stata modificata con l’introduzione del cd. Brevetto Unico Europeo, in vigore dal 1° giugno 2023. L’esigenza è nata dal fatto che un brevetto europeo concesso dall’EPO deve essere convalidato e mantenuto individualmente in ciascun paese in cui il titolare del brevetto desidera che abbia effetto. Si tratta però di un processo complesso e potenzialmente molto costoso. Pertanto l’istituzione del Brevetto Unico consente di ottenere la protezione in un massimo di 17 Stati membri dell’UE (ovvero i Paesi che hanno sottoscritto la convenzione), presentando un’unica richiesta all’EPO e rendendo la procedura più semplice ed economica per i richiedenti.

In questo quadro marchi e brevetti costituiscono quindi veri e propri scudi contro la sottrazione o la contraffazione della proprietà intellettuale, strumenti di protezione per l’idea ed il business di una società. E naturalmente, quest’ultimo, più è innovativo, dirompente, scalabile, potenzialmente vincente più il rischio che il mercato se ne appropri illegittimamente aumenta. Ecco perché per le startup innovative è fondamentale, ad un certo punto della propria vita procedere con il deposito del marchio e del brevetto, che non va visto come un costo ma come un asset importante dell’azienda.

Il valore degli Intagible Assets

Sono i cosidetti assets immateriali (Intagible Assets), cioè quei beni che non hanno una consistenza fisica, quindi non hanno un prezzo, ma che pure hanno e producono un enorme valore. E il valore è dato da molti fattori.

Primo fra tutti il valore legato al prestigio che un’azienda acquisisce sul mercato e tra gli investitori se detentrice di un buon marchio e di brevetto o, meglio ancora di più brevetti.

Poi c’è il valore economico generato da questi strumenti.

Esso è dato dalla possibilità di pianificare lo sfruttamento commerciale sul mercato di un prodotto e di un servizio protetto da marchio e brevetto. Ad esempio l’azienda titolare potrà, secondo le proprie strategie commerciali, applicare un markup di prezzo oppure ridurre il costo limitando il timore di violazioni d’uso, oppure stringere alleanze strategiche con altre aziende, utilizzando le cd. “licenze incrociate”, per l’utilizzo di invenzioni complementari.

Ed ancora, il valore può essere generato dalla vendita o dalla concessione in licenza del brevetto, o dal relativo risparmio di costi verso altri produttori.

La concessione in licenza (esclusiva, unica, o non esclusiva), ad esempio è una strategia finanziaria molto utile dal punto di vista economico perché l’azienda detentrice, concedendo il brevetto in licenza, e quindi dando ad un’altra azienda la possibilità di utilizzare l’invenzione per scopi concordati e controllati, riceve periodicamente una retribuzione sotto forma di royalty.

La vendita del brevetto (o cessione a terzi), invece, può esser addirittura un “salva vita” in caso di risposta negativa del mercato, garantendo a soci e investitori la possibilità di avere voci importanti nell’attivo fallimentare.

Perché gli investitori preferiscono le startup con marchi e brevetti depositati

Possedere un marchio o un brevetto forte significa quindi avere un vero e proprio vantaggio competitivo su altri concorrenti e, non da ultimo, maggiori probabilità di successo anche nelle azioni legali contro chi tenta di distrarre il mercato.

Il valore di questi strumenti, d’altronde, è dimostrato anche dal fatto che essi trovano posto all’interno del bilancio aziendale. Nello stato patrimoniale infatti, tra l’attivo, si annoverano le immobilizzazioni immateriali.

In quest’ottica complessiva ecco spiegato il perché gli investitori preferiscono indirizzare i propri capitali verso società innovative strutturate e detentrici di questi assets così importanti.

I marchi ed i brevetti contribuiscono – insieme alla tecnologia ed al know how – alla sostenibilità economica della startup, fornendo quindi una garanzia importantissima all’investitore il quale, in sede di investimento, in presenza di questi assets potrà facilmente verificare la correttezza del valore dell’EBITDA, ovvero quell’indice di redditività tanto caro agli investitori ed utilizzato per capire se l’impresa è in grado di generare utili.

Non è da trascurare neppure un’altra considerazione, ovvero che sempre di più la finanza agevolata e dedicata a startup e pmi chiede la titolarità di marchi e brevetti. Il trasferimento tecnologico, la valorizzazione di marchi, brevetti e dei progetti più qualificati che derivano dalla ricerca, pubblica e privata, resta una delle finalità strategiche dell’Europa.

Nell’ottica quindi dell’innalzamento del valore tecnologico, le startup titolari di marchi e brevetti diventano così catalizzatori di fondi e, quindi, potenzialmente accelerate verso un maggior e più rapido successo.


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