Appuntamento una volta al mese al Miur per gli startupper vincitori del bando sulla ricerca innovativa. Il ministero dell’Università e della Ricerca scientifica ha deciso di aprire un tavolo a cadenza mensile con una delegazione di rappresentanti dei 39 progetti vincitori del bando Start Up, per una periodica verifica del percorso fatto insieme. Un modo anche per respingere, ed evitare per il futuro, le critiche sorte negli ultimi giorni a proposito delle modalità con cui si sono svolte le procedure. Tra le altre cose il ministero è stato accusato di “aver cambiato in corsa le regole del gioco”. Oggi Fabrizio Cobis, dirigente del ministero, ha annunciato l’appuntamento mensile nel corso di un incontro al Miur con i vincitori, gli esperti scientifici incaricati della valutazione dei progetti e gli addetti del ministero. L’unica testata giornalistica a cui sono state aperte le porte era EconomyUp.
Poche le novità rilevanti uscite dalla riunione, indetta, ha spiegato Cobis, “in nome della trasparenza e del dialogo”: è stata piuttosto una panoramica su quanto accaduto finora e un’anticipazione su quello che avverrà, con alcune precisazioni, qualche piccola news e una quota – si potrebbe dire fisiologica – di difesa d’ufficio.
È stato innanzitutto confermato che ai vincitori del bando – pubblicato a marzo e destinato alle micro, piccole e medie imprese delle Regioni Convergenza attive da meno di sei anni – verrà richiesto, per accedere ai finanziamenti, un aumento di capitale. Richiesta che aveva suscitato le prime, forti contestazioni, perché molti ritenevano paradossale che, per accedere ai vantaggi economici, le start up dovessero versare cifre in qualche caso equivalenti al finanziamento concesso.
Cobis ha ribadito che le neo imprese dovranno inizialmente aumentare il capitale del 25% della quota complessiva richiesta dalle banche e potranno poi versare il restante 75% entro l’anno. Quindi non più tutto e subito: il versamento sarà dilazionato. In media, hanno detto oggi i dirigenti del ministero, ogni start up andrà a versare tra i 15mila e i 25mila euro. Però ce ne sono alcune a cui toccherà sborsare fino a 100mila euro. “Questo perché hanno presentato tre diversi progetti e quindi ognuno di questi progetti fa storia a sé” spiega Cobis. Per poi argomentare: “Se si chiedono finanziamenti per un milione di euro e non si ha una comprovata solidità finanziaria alle spalle, è legittimo il dubbio che l’impresa possa saltare e i finanziamenti vadano dispersi. Invece noi dovevamo trovare un punto di equilibrio – ha proseguito – tra la necessità di tutelare il denaro pubblico, evitando che vada nelle mani di persone non in grado di gestirlo (e le storie di sprechi e corruzione sono purtroppo note a tutti) e le esigenze delle start up, che chiaramente sono imprese giovani e quindi hanno bisogno di sostegno”.
Un altro punto contestato del bando – che metteva in palio in tutto 30 milioni di euro per 4 linee di intervento (Big Data, Cultura ad impatto aumentato, Social Innovation e Contamination Lab) – è la presenza un tutor esperto di venture capital che controllerà il lavoro degli startupper. Sono davvero necessari? Chi saranno? E quanto costeranno all’erario?
Riguardo ai costi, Cobis ha tenuto innanzitutto a chiarire che il ministero punta al risparmio anche al suo interno: gli esperti scientifici incaricati di esprimere le valutazioni sui progetti (alcuni dei quali presenti oggi in sala) hanno confessato di essere retribuiti con 100 euro lordi per ogni progetto valutato.
Diverso è il capitolo tutor, che saranno degli esterni. Cobis ha preannunciato di aver contattato allo scopo l’Aifi, Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital. Inoltre, ha aggiunto, si è fatta avanti LuissEnlabs, l’incubatore di imprese dell’Università Luiss, che si è detto disponibile a proporre da subito una cinquantina di suoi tutor. Sui costi, però, non è ancora specificato niente.
Alcuni tra i presenti si sono lamentati perché, nel loro team, ci sono persone di elevata professionalità che sono stati in passato a loro volta mentor e tutor, perciò ritengono di non avere bisogno di questo tipo di figura. Altri hanno invece chiesto l’assistenza di un mentor da subito. “Ovviamente nessuno ha mai avuto intenzione di mettere al fianco degli aspiranti imprenditori delle badanti” ha commentato Cobis. “Tuttavia abbiamo deciso che, dal momento in cui emanavamo un bando per le start up, il nostro interesse non si sarebbe esaurito con l’approvazione del progetto ma le avremmo seguite anche nelle fasi successive. Ci sono stati in passato altri bandi destinati alle start up, annunciati in pompa magna, mai portati a termine e per questo finiti nei libri come esempi di pratiche negative. Io in quei libri non ci voglio finire e ci tengo a portare a termine il bando”.