Il libro

Startup, l’importanza del fattore umano per capire se l’impresa funzionerà

Non si può comprendere la nascita di una nuova impresa e le sue potenzialità senza sapere chi è l’imprenditore: è il punto di partenza di “Straight up”, la guida firmata da Elita Schillaci e Marco Romano. Che mettono al centro dell’esperienza economica la fiducia e la passione

Pubblicato il 30 Ago 2016

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Elita Schillaci, docente di Imprenditorialità e business planning all'Università di Catania

“Non si può comprendere a fondo il processo di nascita di una startup, né interpretarne le evoluzioni, o valutarne il business plan, se prima non si cerca di capire chi è l’imprenditore, quali spinte lo inducono ad avviare il complesso e delicato processo della genesi, quali sono i tratti della personalità che governano la nuova organizzazione”. È il fattore umano il punto di partenza per Elita Schillaci e Marco Romano nel libro Straight up dedicato ai “percorsi strategici per le nuove imprese” ed edito da McGraw-Hill Education.

Straight up letteralmente vuol dire “dritto in alto”, gli autori lo traducono in “vai avanti per la tua strada, in modo veloce tenace e diretto”. Un altro modo per dire startup ma con un approccio che guarda più alla psicologia che alla tecnologia. Elita Schillaci è professore ordinario di Imprenditorialità e Business Planning all’Università di Catania, dove ha fondato l’incubatore universitario Medspin; presidente di Sicilian Venture Philantropy Foundation e fa anche il business angel; Marco Romano insegna la stessa materia nella stessa Università ed è stato presidente del Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia. Due accademici dell’imprenditorialità che non disdegnano di calarsi nella realtà del fare e hanno voluto trasferire nel libro le loro competenze ed esperienze a vantaggio dei nuovi imprenditori spesso alle prese con falsi miti e cattive abitudini. I

l libro è anche una guida di oltre 300 pagine, strutturata attorno a quattro aree (Who, Why, How, What), nella quale si alternano parti

Marco Romano, docente di Imprenditorialità e business planning all'Università di Catania

teoriche e suggerimenti pratici (ogni capitolo si apre ad esempio con la segnalazione di un video ispirazionale e non mancano i modelli di business plan così come i consigli per non perdersi nei bilanci e le storie curate da EconomyUp) per passare dall’idea all’impresa, pianificare le attività, conquistarsi uno spazio nell’ecosistema. Dai family e friends agli investitori istituzionali, dai business angel al crowdfunding tutto il processo di affermazione e sviluppo del progetto imprenditoriale viene letto in chiave di fiducia e incubatori, acceleratori e parchi scientifici sono individuati come i luoghi dove si costruisce questo patrimonio. A supporto della comprensione di quel percorso ad altro rischio che è una startup vengono chiamate le neuroscienze, anche per interpretare le diverse fasi di vita dell’impresa e delle sue necessità di finanziamento. “La fiducia è l’ipotesi di un comportamento futuro abbastanza sicura per potervi fondare un agire pratico” ricordano gli autori citando il sociologo George SImmel. Non è proprio questa la situazione in cui si trova un investitore che deve prendere una decisione in base a un’aspettativa probabile? Inevitabile quindi l’influenza di valutazioni psicologiche derivanti dalla qualità della relazioni psicologica.

Il filo rosso che attraverso tutto il libro è quindi il fattore umano, quello che nei ricorrenti discorsi pubblici sulle startup viene sintetizzato nello slogan “l’importanza del team”, ma che poi finisce per essere trascurato da manie finanziarie, nevrosi produttive e ansie di marketing. Quello stesso fattore che di solito gli stessi imprenditori dimenticano di raccontare preferendo perdersi nella descrizione del prodotto e dei mercati. Eppure chi sei, che cosa hai fatto e dove sono variabili fondamentali per fare e capire il business. Nel libro vengono riunite nel PACE-Test, dove PACE sta per Personalità (del fondatore) + Ambiente (in cui è cresciuto) + Competenze (che possiede) + Esperienze (che lo hanno formato). Farlo aiuta a rispondere alla domanda di partenza: hai i requisiti dell’aspirante imprenditore? Tutto il resto viene dopo. “Straight Up rimette al centro la dimensione success proactive del soggetto imprenditoriale, la sua creatività, tenacia fiducia, quale boundary spanner delle opportunità e delle istanze del mercato…”, scrivono Schillaci e Romano che fanno dell’imprenditore, e della sua personalità, il perno attorno a cui ruotano prodotti e mercati e non il contrario. Straight up alla fine può tradursi in un invito energico ai nuovi imprenditori: siate autentici, diretti, tenaci e veloci. La passione, la propria e quella che si riesce a diffondere, è il carburante più efficace per andare “dritto in alto” (g.io)

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