Che si tratti di un segnale definitivo di cambiamento, forse è ancora presto per dirlo. Ma le notizie che arrivano dall’ecosistema italiano dell’innovazione sono senz’altro promettenti. Basta leggere i numeri per capirlo. Nel primo semestre del 2018 sono stati investiti 233 milioni di euro su startup italiane, più di quanto è stato fatto in tutto il 2017. In particolare, sia i finanziamenti tramite crowdfunding (+85% sul semestre 2017), che i round di venture capital su startup italiane (+70%) ed estere (+194%) continuano a crescere costantemente.
Startup italiane, il punto di vista degli investitori
In questo contesto, dal nostro punto di vista stiamo assistendo a una maturazione continua dell’ecosistema italiano. In altre parole, se una startup ha il prodotto giusto e coglie la giusta opportunità di mercato, raccogliere finanziamenti nelle fasi iniziali (seed ed early stage), non è oggi un’impresa difficile come in passato. Le più interessanti opportunità di business le intravediamo in quei settori, molto verticali – come food, fashion e retail per esempio, ma anche fintech e digital health – in cui avviare un progetto imprenditoriale in Italia può rappresentare un vantaggio competitivo.
Finalmente si iniziano a vedere importanti round di finanziamento, capaci di supportare la crescita delle aziende italiane sia sui mercati nazionali (vedi Supermercato24, che ha chiuso un round Series B da 13 milioni di euro lo scorso giugno) che su quelli internazionali (Cuebiq, per esempio, ha raccolto 27 milioni di dollari in un round Series B a maggio 2018). In concreto, raccogliere capitali quando il modello è testato e si raggiungono i KPI sulle cosiddette “unit economics”, è fondamentale per crescere all’interno di mercati in rapida evoluzione e altamente competitivi.
Startup italiane, attrarre gli investitori internazionali
Risultare attraente per gli investitori internazionali, poi, è un altro fattore cruciale per accelerare la crescita dell’azienda, e confermare la capacità delle società italiane di raccogliere fondi internazionali quando dispongono di competenze e tecnologie all’avanguardia. I recenti casi di EryDel (26,5 milioni di dollari raccolti in un round Series B guidato da Sofinnova in aprile) e Cuebiq stessa (che ha visto l’ingresso nel capitale di investitori come Goldman Sachs e Nasdaq Ventures) ne sono la dimostrazione. Il radicamento di Cuebiq a New York è, nel frattempo, un eccellente esempio dell’importanza di sostenere le imprese italiane nel muoversi sui mercati internazionali, lì dove l’ecosistema è più sviluppato, pur mantenendo talenti e competenze in Italia.
Startup italiane, il contributo di Innogest Capital
Noi di Innogest siamo orgogliosi di aver contribuito attivamente a questa sviluppo del venture capital Italiano. Siamo lieti che quasi un terzo dell’investimento totale (72 milioni di euro su 233) sia stato raccolto dalle società che fanno parte del portafoglio di Innogest. Questo risultato ci spinge verso la seconda metà dell’anno con una determinazione ancora maggiore per aiutare l’Italia a far crescere l’innovazione migliore che arriva dal proprio tessuto imprenditoriale.
(Questo testo di Stefano Molino, partner di Innogest Capital, è stato originariamente pubblicato su Linkedin)