Il report

Startup israeliane crescono, nel 2014 exit-record da 7 miliardi di dollari

Novantanove sono state acquisite da altre aziende o si sono quotate in Borsa, il 5% in più del 2013, raccogliendo 6,94 miliardi. Lo dice un rapporto IVC-Meitar, che sottolinea: “Il numero di IPO è stato il più alto dell’ultimo decennio: segno che le startup sono pronte per diventare aziende consolidate di lungo corso”

Pubblicato il 08 Gen 2015

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Festeggiamenti per la quotazione al Nasdaq della startup israeliana CyberArk (software anti-attacchi informatici)

In Isreale le startup scommettono sempre più sulla propria crescita e sono in piena fase di passaggio da neo-impresa ad azienda consolidata: lo dimostra il fatto che nel 2014 le exit di startup (intendendo con exit sia l’acquisizione da parte di un’azienda più grande sia l’ingresso in Borsa) hanno totalizzato ben 6,94 miliardi di dollari, cifra decisamente significativa. Inoltre in prevalenza gli startupper preferiscono quotarsi allo Stock Exchange invece di vendere del tutto l’attività a qualcun altro.

Lo riferisce un report divulgato in questi giorni dall’IVC Research Center e dallo studio legale Meitar Liquornik Geva Leshem Tal, sottolineando che le exit dell’anno scorso sono state circa il 5% in più rispetto al 2013.

Esaminando i dati, emergono due principali trend. Innanzitutto nel 2014 si è registrato un numero maggiore di grosse exit rispetto all’anno precedente: 18 exit di startup israeliane high-tech su 99 sono state valutate tra i 100 e i 500 milioni di dollari, una quota raggiunta soltanto da 12 neo-imprese nel 2013.

Inoltre nel 2014 si è verificato il numero maggiore di Ipo (Initial public offering, cioè quando la società decide di “go public” e quotarsi su un mercato regolamentato) degli ultimi dieci anni. Secondo gli esperti questo nuovo trend dimostra che le startup israeliane ritengono di aver raggiunto un elevato livello tecnologico e quindi sono più predisposte a trasformarsi in società indipendenti attraverso la quotazione in Borsa.

Delle 99 exit, 19 Ipo hanno raggiunto complessivamente la somma di 2,1 miliardi di dollari, su un totale di 7 miliardi di dollari raccolti. Quella più importante è stata lanciata da MobileEye, fornitrice di un sistema tecnologico per la sicurezza nelle strade, che da sola ha raccolto poco più di un miliardo di dollari al momento del suo debutto al New York Stock Exchange.

Se il numero delle Ipo è cresciuto, è invece sceso il numero di mergers e acquisizioni. Nel 2014 i “M&AS” (mergers and acquisitions) israeliani si sono attestati su un valore complessivo di 4,84 miliardi di dollari, un calo del 22% rispetto ai 6,23 miliardi del 2013.

Sedici M&As hanno totalizzato 2,91 miliardi di dollari in totale, mentre nel 2013 undici deals avevano raccolto 2,57 miliardi di dollari. Sono però aumentati i deals di valore elevato: quelli in grado di raccogliere dai 10 ai 50 milioni di dollari sono cresciuti del 13% rispetto all’anno precedente.

Il report IVC-Meitar è peraltro conservativorispetto a un analogo documento diffuso la scorsa settimana dalla società Pwc, che stima le exit di startup israeliane del 2014 a una cifra record di 15 miliardi di dollari. La research manager di IVC, Marianna Shapira, ha spiegato che i dati più “prudenti” del suo rapporto sono basati sull’attuale valore in contanti dei deals, mentre PwC e altre società hanno usato cifre basate sulla valutazione delle compagnie dopo le rispettive Ipo, in generale una valutazione molto più alta rispetto all’iniziale valore in contanti.

Commentando la panoramica emersa dai dati, Alon Sahar di Metar ha rilevato che i risultati, specialmente quelli riguardanti il numero di Ipo, sono “rassicuranti. Talvolta – ha detto – le Ipo riflettono un trend di mercato che indica la disponibilità degli azionisti a investire in certi settori, per esempio in ambito scientifico. In altri casi rispecchiano la reale capacità dell’industria di mettere in piedi aziende più grandi destinate a durare nel lungo periodo. Nel caso di Israele si sono verificati entrambi i casi”.

“Alla luce del successo di società come Mobileye e CyberArk (fornitrice di un software contro i cyber-attacchi, ndr) – ha proseguito Sahar – che prima hanno fatto ricorso agli investitori e poi hanno seguito la strada dell’Ipo, ci si può aspettare che altre aziende prendano quella direzione. Questo trend e il desiderio di realizzare aziende più grandi può anche spiegare perché i merger e le acquisizioni hanno invertito la tendenza, scendendo al livello più basso degli ultimi dieci anni”.

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