Se già Orazio, riferendosi alla conquista romana, sosteneva che “Graecia capta ferum victorem cepit” (la Grecia, conquistata, conquistò il feroce vincitore) grazie alla forza delle arti e delle lettere, la locuzione torna ad essere attuale anche nello scenario economico globale di oggi. Perché la Grecia, pur devastata dalla crisi e indebitata fino al collo, grazie alle sue startup negli ultimi 3 anni è riuscita a totalizzare round multimilionari grazie a investitori di livello globale ed exit di primo piano con l’interesse di diverse multinazionali. Il tutto grazie alla creazione, nel 2012, del fondo europeo Jeremie (Joint European Resources for Micro to Medium Enterprises), cofinanziato al 70% dal settore pubblico e al 30% da quello privato, che durante la propria operatività ha consentito di investire in 61 diverse aziende greche con 93 deal per un totale che, secondo le stime preliminari di tech.eu, ha superato i 59 milioni di dollari.
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Dato il successo dell’operazione, nonostante le critiche ricevute da Jeremie per diversi aspetti (come i criteri d’investimento e la mancanza di visibilità), il governo greco sta cercando di creare nuove opportunità per le startup: così il 22 dicembre il ministro dell’Economia di Atene, Dimitris Papadimitriou, il presidente della Banca europea per gli investimenti, Werner Hoyer, il premier greco, Alexis Tsipras, e il commissario europeo per lo Sviluppo regionale, Corina Cretu, hanno annunciato la nascita di EquiFund, nuovo strumento con una dotazione di almeno 260 milioni di euro finanziati per la maggior parte dal programma “Competitività, Impresa e Innovazione 2014-2020” (200 milioni da governo greco e fondi strutturali e d’investimento europei), ma anche dal Fondo europeo per gli investimenti (60 milioni, comprendenti anche 10 milioni provenienti dal Piano Juncker).
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Il nuovo fondo si concentrerà su tre settori: ricerca e innovazione, imprese in fase di creazione e imprese in fase di crescita. E per ognuno di questi ambiti verranno creati fondi ad hoc finanziati in parte da EquiFund e in parte da investitori privati, con l’obiettivo di arrivare a un rapporto di 1:10 così che EquiFund possa muovere finanziamenti per almeno un miliardo di euro. Per il settore ‘ricerca e innovazione’, l’obiettivo è quello di creare tra uno e tre fondi dedicati in due sottosettori, trasferimento tecnologico e accelerazione; per i due ambiti d’impresa, invece, dovrebbero nascere tra 4 e 8 fondi ad hoc, equamente suddivisi nei due settori early stage venture capital e growth stage private equity. Il bando per raccogliere l’espressione d’interesse da parte di fondi intermediari è già stato pubblicato: il termine ultimo è il 1° marzo, e per il momento l’investimento pubblico previsto è di 80 milioni per l’area ricerca e innovazione, 100 milioni per le imprese in early stage e 80 milioni per i fondi di crescita, mentre la partecipazione minima dei privati è stata fissata nel 10% per la prima area, nel 30% per la seconda e nel 40% per la terza, con un orizzonte temporale che non dovrà superare i 5 anni di attività per ciascuno dei fondi dedicati.
Sebbene, secondo tech.eu, dopo il termine dell’attività del fondo Jeremie, gli unici soggetti attivi che investono in startup siano rimasti la Banca nazionale greca, alcune aziende attraverso l’iniziativa IQbility e il fondo VentureFriends di Apostolos Apostolakis, non sarebbe una sorpresa se EquiFund ottenesse un grande successo dato l’interesse mostrato per le startup dell’Ellade dal tessuto universitario e imprenditoriale sia nazionale sia internazionale.