Sono nove le startup europee miliardarie nel mondo: quattro tedesche, tre britanniche, una svedese e un’olandese. È quanto emerge da una recente classifica realizzata dal Wall Street Journal insieme a Dow Jones VentureSource, rilanciata oggi durante GEC 2015, grande evento dedicato all’imprenditoria innovativa in corso a Milano, da Sep, Startup Europe Partnership (SEP). SEP è una piattaforma paneuropea supportata dalla Commissione Europea che consente alle startup di incontrare grandi corporale come Microsoft, Telefonica, Orange, BBVA, Telecom Italia e Unipol, con la finalità di stimolare e concretizzare opportunità di business, investimento e partnership strategiche.
La classifica ha preso in considerazione le startup mondiali valutate attualmente più di un miliardo di dollari. SEP parla di “sette miliardarie europee“, perché nella classifica del Wsj altre due, Zalando e Rocket Internet, figurano a piè di lista senza una specifica valutazione. Ma, dopo l’uscita della classifica, Zalando ha precisato di aver raggiunto una valutazione intorno ai 5,77 miliardi. E l’ultima valutazione di Rocket Internet risulta essere 5,8 miliardi.
La prima europea della lista è Spotify. Come l’ha definita al GEC 2015 Alberto Onetti, responsabile di SEP, è la “prima degli unicorni”. Co-fondata nel 2006 dallo svedese Daniel Ek, la società che offre un servizio musicale di streaming on demand è stata valutata 4 miliardi di dollari a novembre 2013 (ultima valutazione disponibile) e ha raccolto finora finanziamenti per un totale di 521 milioni di dollari. Un successo generato dal talento di un ragazzo scandinavo che a 16 anni si candidò per un posto di lavoro a Google senza riuscire a farsi assumere, a 23 divenne multimiliardario vendendo una società di advertising online in Svezia e in seguito decise che avrebbe creato un servizio musicale alternativo a quelli illegali. A tutt’oggi Spotify conta 15 milioni di abbonati al suo servizio premium, che costa 10 euro al mese, e circa 45 milioni di utenti della sua versione free, quella con inserzioni pubblicitarie: è diventata così la più grande piattaforma mondiale di offerta musicale su abbonamento al mondo.
La seconda europea rintracciabile nella lista del Wsj (al 26esimo posto) si chiama Powa, è britannica e si occupa di mobile payment e customer data. Fondata nel 2007 da Dan Wagner, attuale Ceo, a novembre 2014 (ultima valutazione disponibile) era valutata 2,7 miliardi di dollari ed aveva raccolto finanziamenti per un totale di 156 milioni di dollari.
La classifica segnala anche, come terza europea più ricca, la tedesca Delivery Hero, co-fondata nel 2011 dallo svedese Niklas Östberg e valutata 1,9 miliardi di dollari a febbraio 2015. Dopo aver lanciato nel 2007 una piattaforma per ordinare online la pizza nella nativa Svezia, Niklas Östberg decise di applicare quel modello di business al cibo in generale e di estendere l’offerta a tutta l’Europa. Con l’aiuto di amici e del venture capital tedesco ha fondato Delivery Hero, servizio online di prenotazione di cibo. Dopo l’Europa, la company si sta espandendo in America Latina, Asia e Australia e attualmente è presente in 23 Paesi.
Tra i Paperoni europei figura anche l’olandese Adyen, fornitrice internazionale di soluzioni di pagamento online, mobile e nei punti vendita. Ha sede ad Amsterdam, è stata co-fondata da Peter van der Does nel 2006 e, a dicembre 2014, è stata valutata 1,5 miliardi di dollari.
Segue Home24, la tedesca rivale di Ikea. Una new entry nel Club è Shazam, londinese, fondata nel 2002, fornitrice di un app per smartphone per individuare titolo e autore di una canzone sentita alla radio o per strada.
Dal mondo della moda arriva un’altra new entry europea miliardaria: si tratta di Farfetch, piattaforma online di vendita operativa nel luxury. La startup con sede a Londra, che vende abbigliamento per boutique di moda indipendenti con clientela di fascia alta, ha effettuato di recente un nuovo round di investimenti che l’ha portata ad essere valutata un miliardo di dollari. Ulteriore dimostrazione che anche l’Europa, seppure fanalino di coda rispetto a Usa e Asia, ha le sue punte di diamante, ovviamente da coltivare con sempre maggiore cura.
La classifica del Wsj ha però suscitato qualche polemica perché non ha inserito “numericamente” nella graduatoria delle 73 startup miliardarie mondiali (limitandosi a indicarla a margine della lista) una società europea che invece le cifre più aggiornate danno come più ricca anche di Spotify: si tratta della tedesca Zalando, multinazionale dell’e-commerce che vende scarpe, vestiti e altri prodotti di moda e che ha debuttato in Borsa nel 2014. Negli ultimi giorni ha raggiunto una valutazione intorno ai 5,77 miliardi. L’azienda sta andando così bene che per il 2015 prevede un aumento stimato dei ricavi del 20-25% e assunzioni su larga scala. Attualmente i dipendenti di Zalando sono circa 7.500, ma entro la fine del 2015 potrebbero diventare 10.000 grazie ad assunzioni in diversi settori, dalla logistica presso la sede centrale di Berlino, ad altre mansioni più legate alla tecnologia.
Sempre a piè di lista, senza precise indicazioni di valutazione, c’è Rocket Internet, un’altra tedesca. Fondata da Oliver Samwer nel 2007, è una via di mezzo tra un fondo di venture capital e una società di consulenza che fonda startup e le aiuta a crescere.