Per le startup italiane piove una nuova opportunità dal “cielo”: Sky Ventures, il corporate venture capital di Sky nato per accelerare l’innovazione della piattaforma televisiva satellitare, ha cominciato a fare scouting anche nel nostro Paese ed è vicino a chiudere il primo investimento. Che cosa cerca? Come seleziona i progetti? Con quali modalità interviene? Lo ha raccontato nel corso di un incontro riservato agli operatori del cosiddetto ecosistema italiano: venture capitalist, incubatori, acceleratori. C’erano tra gli altri H-Farm, Nana Bianca, L Venture, Digital Magics, 360 Capital, Polihub, United Ventures, Innogest.
Sky Ventures è attivo, tra Sylicon Valley e Londra, dal 2014, all’interno della funzione Corporate. In Italia è venuta a presentarlo la responsabile del team Emma Lloyd, che ha spiegato le logiche di investimento di Sky, illustrandole con le numerose operazioni già chiuse, e chiedendo ai suoi interlocutori un flusso mirato. In altre parole: madateci solo startup funzionali al nostro business, che possano aitarci a seguire l’evoluzione del nostro pubblico e della pubblicità.
Nel corso dell’incontro il team italiano di SkyVentures ha messo diversi puntini sulle i: selezionamo startup con cui Sky ritiene di poter lavorare, prima si provano sul business, poi decidiamo un eventuale investimento. Non abbiamo un budget e tantomeno un target: investiremo in Italia quel che l’Italia dimostrerà di saper meritare. Eppoi, una differenza non da poco rispetto a Mediaset: SkyVentures non fa e non farà “media equity”, niente quindi acquisto di quote in cambio di passaggi pubblicitari, sistema questo che spesso si presta a valutazioni generose e a una non semplice gestione nei rapporti con altri eventuali soci.
Ma vediamo come dovrebbe essere le startup che intendono candidarsi per essere finanziate da Sky Ventures. E quali sono le startup già finanziate. Leggendo cosa fanno si può avere un’idea di che cosa interessa agli uomini di Mister Murdoch.
►Chi può candidarsi e come – Innanzitutto devono essere di due tipi: imprese digitali disruptive o nella fase early stage con potenziale di crescita nei settori verticali di Sky; o soluzioni di Customer Operations (call center, self-servive, fatturazione ecc. ecc.). Le aree di mercato rilevanti per Sky includono: creazione di prodotti e contenuti migliori; consegna più efficiente nell’advertising, nelle vendite e nel marketing; miglioramento della tecnologia e delle abilità di data analytics.
►Cosa offre Sky alle startup – Una varietà di benefici ed expertise, tra cui: credibilità; supporto nella definizione delle strategie; una strada verso il mercato britannico e in generale i mercati europei; accesso a contenuti e talenti di alto livello; una potenziale fonte di investimento; supporto per esiti finanziari ed exit; un Board di osservatori esperti; follow-on degli investimenti. Non esiste di fatto un tetto agli investimenti: dopo aver scelto di puntare su una startup, Sky Ventures deciderà quanto investire. Potrebbe essere una cifra limitata oppure importante, dipenderà dalle scelte finanziarie e strategiche del gruppo. A differenza dell’analoga struttura di Mediaset, Ad4Ventures, Sky Ventures non offre media for equity, ma acquista quote della società sulle quali investe.
► Ecco che cosa c’è già nel portafoglio di Sky Ventures.
DataXu – Co-fondata e guidata da Mike Baker, è un provider di marketing analytics, data management e media activation software: attraverso collaborazioni con agenzie pubblicitarie e media agency aiuta coinvolgere in modo più pratico ed efficace i clienti attraverso tutti i loro dispositivi.
FuboTv – Co-fondata e guidata da David Gandler, è una piattaforma Ott di sport su abbonamento. Mescola reti dedicate allo sport live e canali specializzati negli Usa e in America Latina.
InCrowd – Co-fondata e guidata da Aidan Cooney, è una società di marketing sportivo e coinvolgimento dei fan da mobile, che sta migliorando l’esperienza di tifosi, club e sponsor all’interno degli stadi.
PlutoTv – Co-fondata e guidata da Tom Ryan, Pluto.TV è una piattaforma televisiva online che aggrega contenuti video da tutto il web e li programma all’interno di canali televisivi tematici.
Jaunt – Co-fondata e guidata da Jens Christensen, è specialista di video immersivi e sta sperimentando il futuro dello storytelling creativo attraverso la realtà virtuale cinematografica.
Roku – Fondata e guidata da Anthony Wood, Roku è una piattaforma in streaming per il trasferimento di video, musica e giochi alla tv: in sostanza una chiavetta che permette di far dialogare le normali tv con i servizi di video on demand in streaming. Ha lanciato il suo primo streaming nel 2008 e oggi offre in streaming centinaia di canali di intrattenimento a milioni di clienti.
Sharethrough – Fondata e guidata da Dan Greenberg, Sharethrough è pioniera del native advertising, offrendo software che consentono agli editori di monetizzare i loro siti e applicazioni con inserzioni pubblicitarie che sono “non-interruptive”, cioè sono simili dal punto di vista stilistico al contesto che le circonda.
TV4 Entertainment – Fondata e guidata da John Cody, è una media company Ott verticale che contiene un crescente portafoglio di canali televisivi di nicchia destinati a un pubblico internazionale.
ViXS – Guidata da Sohail Khan, è un provider di chip semiconduttori specializzati in soluzioni per media ad elevate performance.
Whistle Sports – Fondata e guidata da John West, è un social network legato al mono dello sport.
Finora Sky ha effettuato 3 exit: 1Mainstream, Beamly ed Elemental. In Elemental, società di software specializzata nella distribuzione di video multischermo, Sky Ventures aveva investito circa 4 milioni di dollari per una quota che non è mai stata rivelata. E’ uscita quando Elemental è stata rilevata per mezzo miliardo da Amazon Web Services nel settembre del 2015. In 1Mainstream, piattaforma video Ott che consente la distribuzione su una vasta gamma di dispositivi connessi a internet, Sky aveva messo circa 5 milioni. Non si conosce la quota dell’equity iniziale, dunque non è nota la plusvalenza. Cisco ha rilevato l’intera società lo scorso ottobre per una cifra che oscillerebbe tra i 100 e i 150 milioni. In ambedue i casi, comunque, l’exit avrebbe dato ottimi frutti.