Qual è il motivo per aderire ai programmi di accelerazione? Ha provato a rispondere a questa domanda Irene Cassarino CEO di 42 Accelerator, realtà di successo torinese. «Dovrebbe essere la velocità – spiega Cassarino – gli acceleratori infatti non sono degli investitori tradizionali. Il capitale che investono solitamente viene definito di micro-seed ed è molto ridotto. Obiettivo del programma è solo quello di rendere più veloce il processo di maturazione della startup».
Per adempiere questo compito, ogni acceleratore mette a disposizione delle realtà innovative esperienza e competenze tramite la figura dei mentor. A differenziare i programmi di accelerazione efficaci sono senz’altro le performance. Valori non certo facili da misurare. 42 Accelerator, ad esempio, utilizza un sistema di valutazione della crescita definito Investment Readiness Level (Irl), che ha come obiettivo quello di portare le startup a un livello tale da potersi misurare con il mercato e con gli investitori.
«Questo è il vero motivo per cui è utile partecipare a un programma di accelerazione, soprattutto quando si è alle prime esperienze, ed è il beneficio principale che viene tipicamente attribuito a questo tipo di iniziative – aggiunge Cassarino – Secondo noi questo è fondamentale soprattutto in Italia. Là fuori, in Europa e negli USA la velocità “normale” degli ecosistemi è drammaticamente superiore, meno burocrazia, più cultura, mercato più pronto, più investitori, e il destino di qualsiasi progetto è quello di andare a confrontarsi sul mercato là fuori, e possibilmente di stabilirsi all’estero a lavorare, trovare investitori e exit là, per cui il nostro obiettivo è farti accelerare come una rampa dell’autostrada per farti acquisire la velocità necessaria per competere in tutto il mondo».
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