Trasparenza e pubblica amministrazione: in certi casi vanno a braccetto, in altri meno. Capita così che alcune PA scelgano di mettere oline ogni tipo di informazione su tutti i progetti in corso di finanziamento, mentre altre preferiscano non farlo, trincerandosi dietro misteriose ragioni di privacy. Ma se i soldi pubblici che finiscono nelle casse di una startup sono appunto pubblici, cioè prelevati dalle tasche del cittadino, sembrerebbe legittimo far conoscere a questo cittadino quali realtà imprenditoriali ha contribuito a finanziare con le proprie tasse.
Hanno deciso di percorrere la strada della trasparenza Miur e Mise quando hanno scelto di raccontare online tutto quello che si sta facendo con i fondi europei per la ricerca erogati per il periodo 2007/2013. Nel sito inaugurato da poco, ponrec.it, è illustrato il Programma Operativo Nazionale “Ricerca e Competitività” 2007-2013 (detto appunto PON “R&C”), In pratica i due dicasteri ci spiegano come hanno gestito i Fondi strutturali europei: un totale di oltre 6 miliardi di euro destinati principalmente al sostegno delle attività di ricerca e innovazione nelle 4 Regioni dell’Obiettivo Convergenza (Puglia, Calabria, Sicilia, Campania). La sezione più interessante del sito si chiama, non a caso, Open Data, e si apre con un’ esplicita dichiarazione di intenti: “In una logica di Open Governement le amministrazioni mettono al centro la comunicazione ed il dialogo con il cittadino, aprendo al confronto diretto e partecipato. Il PON REC sceglie il modello “OPEN” e il ricorso alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione rendendo disponibili ed utilizzabili dati e informazioni a garanzia di trasparenza e condivisione”.
Risultato: sotto il capitolo “Progetti finanziati” si può leggere la lista dettagliata di tutte le iniziative a cui hanno contribuito i ministeri, con nome della società destinataria del finanziamento, linea di intervento a cui fa riferimento il finanziamento, beneficiari, costo totale del progetto e contributo PON R&C. Tutto rigorosamente “open” per chi abbia necessità, voglia e tempo di sfogliare il lungo elenco, con dati aggiornati al 31 dicembre 2013. Cliccando ulteriormente sul nome del beneficiario è visibile un grafico che delinea la quota di intervento pubblico e segnala se ci sono stati contributi di altra provenienza.
In tutto sono 2.914 i progetti finanziati (per un totale di 4.977 beneficiari). Il costo complessivo supera i 7,3 miliardi di euro.
Un po’ meno “open” sono invece i dati diffusi da Invitalia. Chi non ricorda il programma Smart&Start? Facile, perché il debutto, a settembre scorso, fu una vera e propria defaillance. Il progetto per nuovi incentivi alle startup innovative del Mezzogiorno partì a settembre: per concorrere all’assegnazione di una quota dei 190 milioni di euro a disposizione i partecipanti potevano iscriversi esclusivamente online. E le proposte venivano esaminate secondo l’ordine cronologico di arrivo. Così il primo giorno il portale venne letteralmente preso d’assalto, la piattaforma andò in tilt, ne derivarono proteste e polemiche e persino un’interrogazione di Francesco Russo, senatore del Pd. Tanto rumore per nulla, perché i soldi ci sono ancora e la possibilità di iscriversi anche. Questo perché, fa sapere l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa (Invitalia) – incaricata dal Ministero per lo Sviluppo Economico di gestire il programma con decreto Mise 6 marzo 2013 – “ad oggi è impegnato circa il 10% dei 203 milioni messi a disposizione dal Mise”. Si parla di 203 milioni perché nel frattempo alla quota iniziale si sono aggiunti 13 milioni stanziati di recente per i Comuni del Cratere Sismico Aquilano, quindi per gli imprenditori attivi nelle aree colpite dal sisma, che dal 3 febbraio scorso sono inclusi nelle aree agevolate”
Intanto Invitalia non ha perso tempo e ha già finanziato 144 iniziative. Benissimo: nonostante la partenza iniziale, il progetto sta dando i suoi frutti. Ma chi sono questi 144? Non è dato saperlo. O meglio Invitalia sceglie di citarne solo due: Drone Design, società di Ginosa (Taranto), che ha ottenuto agevolazioni per 142.088 euro per la realizzazione di droni per il settore agricolo; e Vera Salus Ricerca di Viagrande (Catania), che ha ricevuto 137.438 euro per attività di ricerca finalizzata allo sviluppo di prodotti diagnostici in campo oncologico (marcatori tumorali). E le altre 142 iniziative selezionate e finanziate su circa 800 domande presentate?
A Invitalia sostengono di avere un accordo con gli imprenditori per cui i loro nomi possono essere diffusi, ma occorre rispettare una procedura che tutela la privacy e il trattamento dei dati. Per diffondere i nominativi, proseguono, è necessario attivare l’ufficio legale: i tempi della procedura restano incerti. Ma chi chiede soldi pubblici perché non dovrebbe essere disponibile a rivelare pubblicamente chi è, qual è il suo progetto e quanto ha ricevuto dallo Stato? Per Ponrec.it è stato facile. Per Invitalia sembrerebbe di no.