Eliminare i limiti di fatturato annuo di 25mila euro richiesti alle imprese, abolire l’obbligo del catalogo e consentire l’abilitazione anche alle reti di imprese: sono queste le principali linee guida sulle quali sta lavorando il Mercato Elettronico della Pa gestito da Consip (Concessionaria Servizi Informativi Pubblici), dal 1997 la centrale acquisti per la pubblica amministrazione. Le novità non sono state ancora ufficializzate perché, appunto, i dirigenti le stanno mettendo a punto in questi giorni, ma nel frattempo ne hanno parlato con le associazioni di categoria e potrebbero annunciarle presto. Se così sarà, potrebbero rappresentare una valida agevolazione per le startup e le piccole e medie imprese che intendono vendere beni e servizi alla Pa. E intanto Working Capital, acceleratore di Telecom Italia, annuncia che designerà una delle sue startup, ancora da definire, per testare concretamente l’efficacia della piattaforma.
Il Mepa è in sostanza un luogo virtuale in cui enti pubblici e aziende si possono incontrare ed effettuare compravendite, con un meccanismo da asta online. Finora però, per potersi registrare, alle aziende era richiesto un fatturato minimo annuo di 25mila euro, salvo categorie specifiche o salvo cifre diverse indicate nei bandi. Ma adesso Consip ha intenzione di eliminare questa soglia di accesso. “Se confermato, è un grande passo avanti per le startup” commenta Salvo Mizzi,, responsabile del Working Capital Accelerator di TI. “Noi di Telecom Italia, con l’albo veloce introdotto ad aprile 2013, non abbiamo mai posto limitazioni di fatturato. In questo modo una startup può stipulare il contratto n.1 con un grande cliente, rompere il ghiaccio e iniziare a fatturare”. “È una decisione che agevolerà molto le pmi – aggiunge Antonella Grasso, responsabile Reti di imprese, Appalti, Incentivi, Politiche di coesione, Mezzogiorno della Cna, Confederazione nazionale artigiani. “Per le imprese appena nate non sempre è scontato raggiungere un fatturato di 25mila euro nei primi anni di attività. Del resto è una modifica suggerita anche da noi rappresentanti di categoria”.
L’altra novità a cui stanno lavorando i tecnici del Mepa riguarda il catalogo. Finora l’azienda che, dopo essersi registrata, aveva ricevuto dal Mepa l’abilitazione alla vendita sulla piattaforma, era obbligata a pubblicare online un catalogo in cui descriveva i propri prodotti e servizi, corredati di tutti i dettagli. A breve questo non sarà più obbligatorio. Un’altra incombenza in meno per le pmi, sostiene Grasso, sottolineando che per loro “ tenere un catalogo aggiornato rappresenta comunque un costo e, in genere, preferiscono rispondere alle richieste di offerta presentate sul sito dagli enti pubblici”. D’altra parte gli esperti di SosMePA, divisione operativa di Porzio & Partners specializzata nei servizi professionali e di formazione su Convenzioni Consip e Mepa, non sono del tutto d’accordo: “Avremmo consigliato investimenti per migliorare il catalogo, i filtri e la ricerca, non la sua eliminazione”. Va detto che la modifica introdotta sembra andare verso la direzione di abolirne l’obbligatorietà, non di cancellarlo in via definitiva, anche se molti ritengono che, con il tempo, potrebbe andare a sparire.
Infine tra le principali novità c’è la possibilità di abilitazione al Mepa da parte delle reti di imprese, costituite da due o più imprese che decidono di portare avanti insieme dei contratti in base a un accordo tra imprenditori. Finora l’accesso al Mepa era consentito a imprese singole, consorzi e altri ma mancava la dicitura “reti di imprese”. La sua introduzione è importante per i piccoli, perché le reti di imprese sono uno strumento in loro possesso per unire le forze, ampliare l’offerta e puntare ad aumentare la redditività. Il fatto di essere accettati dal Mepa è una chance in più.
Sia Grasso di Cna sia SosMePa sono d’accordo su una cosa: i cambiamenti porteranno con ogni probabilità un ulteriore carico di lavoro in ambito Mepa. “La non obbligatorietà del catalogo provocherà un aumento delle Rdo (Richieste di offerta) da parte delle Pa” annota l’associazione professionale. “Il Mepa è ‘esploso’ dopo che la spending review ha reso obbligatorio per le Pa usare la centrale di committenza regionale o la Consip, che è la centrale di committenza centrale, per acquisti sotto i 200mila euro. E ora probabilmente servirà una revisione della piattaforma”.
Di sicuro le richieste di registrazione al Mepa sono aumentate negli ultimi anni, anche se va puntualizzato che non necessariamente un’azienda iscritta riesce poi a concludere la vendita.
“È un percorso, certo, ma ha il vantaggio di offrire una chance in più alle startup. E comunque si può fare anche altro” aggiunge Salvo Mizzi. “Consip – suggerisce – potrebbe prendere l’albo delle startup innovative registrate presso il Mise e iscrivere quelle startup d’ufficio al Mepa, perché l’inclusione in quel registro in qualche modo fa fede e dà garanzie sulle startup ammesse. Sarebbe insomma opportuno un asse diretto Consip-Mepa-Mise. Il passo successivo potrebbe essere individuare in ambito Pa un budget dedicato alle startup. Per esempio Consip potrebbe indire gare dedicate esclusivamente alle startup innovative del registro Mise. Certo, i burocrati potrebbero argomentare che questa è una discriminazione al contrario, ma il tema è urgente. Utilizzando soluzioni di questo tipo una quota parte della spesa della Pa andrebbe a costuituire il fatturato potenziale di nuove startup. Sono scelte di sistema che producono innovazione”.