Le startup che necessitano di finanziamenti bancari hanno uno strumento a loro disposizione: il Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese (Fgpmi), organismo governativo che facilita l’accesso al credito attraverso la concessione di garanzie sui prestiti bancari. Lo strumento sembra riscuotere un crescente apprezzamento: negli ultimi tre anni sono stati erogati oltre 384 milioni di euro di prestiti garanti dallo Stato a più di 1200 startup, come rileva il rapporto su “Le startup innovative e il Fondo di Garanzia per le PMI” con cifre aggiornate al 30 settembre 2016. Rapporto dal quale risulta anche che il tasso di sofferenza di queste imprese è vicino allo zero, ovvero quasi tutte le startup restituiscono il dovuto. Il Fondo di Garanzia sta inoltre per essere rifinanziato: lo prevede il Piano Industria 4.0 al quale sta lavorando il governo e che entrerà nella Legge di Stabilità.
Ma ricorrere a questa forma di finanziamento è sempre un percorso pacifico per tutte le startup o lungo il cammino si possono nascondere ambiguità e qualche trappola? Per esempio il Fondo prevede sostanzialmente che lo Stato copra fino all’80% del prestito richiesto, e su questo 80% le banche non possono richiedere garanzie reali, assicurative e bancarie. Eppure, secondo testimonianze raccolte da EconomyUp, ci sarebbero anche banche che richiedono agli startupper garanzie personali sull’intero dell’importo e non solo sul 20% non coperto dal Fondo. Come è possibile? Vediamo innanzitutto come funziona il Fondo.
►Cos’è il Fondo di Garanzia – È uno strumento di garanzia costituito dal Ministero dello Sviluppo Economico con Legge 662/1996 per facilitare l’accesso al credito delle pmi attraverso il rilascio di una garanzia pubblica. Il decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179 (noto come “Decreto Crescita 2.0”), convertito in legge a dicembre 2012, ha previsto anche in favore di startup innovative e incubatori certificati l’accesso semplificato, gratuito e diretto al Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese (FGPMI). Il Fondo di Garanzia è gestito dal Medio Credito Centrale.
►I beneficiari del Fondo di Garanzia – I soggetti beneficiari finali, ai quali viene concessa la garanzia pubblica, sono: le piccole e medie imprese (così come definite dalla normativa europea), comprese le imprese artigiane, presenti sul territorio nazionale, economicamente sane e appartenenti a qualsiasi settore, ad esclusione dei settori ritenuti sensibili dall’Unione Europea: i Consorzi; i Professionisti; Le Start-Up e Start-Up Innovative. Successivamente sono state incluse anche le pmi innovative.
►Come si accede alla garanzia – La startup deve costituire una società di capitali, dichiarare l’inizio attività, richiedere l’iscrizione alla sezione speciale delle startup innovative del Registro delle Imprese. Con questo status può recarsi in banca a chiedere un finanziamento eligibile alla garanzia pubblica La banca verifica l’esistenza dei requisiti normativi e la correttezza della documentazione, inoltra la richiesta della garanzia online tramite l’applicativo dedicato e avvia l’iter di valutazione del merito creditizio relativo all’operazione da valutare. Il Medio Credito Centrale analizza i requisiti normativi e propone positivamente la richiesta di garanzia al Comitato del Fondo. Il Comitato si riunisce settimanalmente e approva o declina le richieste di garanzia (per startup innovative e incubatori certificati la delibera è automatica stante i requisiti formali). Entro 10 giorni lavorativi dalla data del Comitato, il gestore del Fondo inoltra alla banca gli esiti. La banca procede al perfezionamento e comunica a MCC il perfezionamento della garanzia per la sua efficacia (nel caso si sia addivenuti ad un parere interno di merito creditizio favorevole).
►I vantaggi – L’intervento del Fondo Centrale di Garanzia è senza valutazione dati contabili, a titolo gratuito, la garanzia copre l’80% del prestito erogato dall’istituto di credito alla startup innovativa, fino a un massimo di 2,5 milioni di euro, ed è concessa sulla base di criteri di accesso estremamente semplificati, con un’istruttoria che beneficia di un canale prioritario. Infatti, il Medio Credito Centrale, l’ente gestore del Fondo, non opera alcuna due diligence ulteriore rispetto a quella già effettuata dalla banca, e alle richieste di garanzia riguardanti le startup innovative è riconosciuta priorità nell’istruttoria e nella presentazione al Comitato di gestione. In pratica, attraverso il Fondo di Garanzia, lo Stato garantisce in buona parte per l’imprenditore. Un vantaggio non da poco, perché le startup, essendo realtà imprenditoriali appena avviate, incontrano di solito grandi difficoltà anche solo a farsi ricevere dalle banche, per non parlare dell’erogazione dei prestiti. Il Fondo non interviene direttamente nel rapporto tra banca e impresa. Tassi di interesse, condizioni di rimborso ecc. ecc. sono lasciati alla contrattazione tra le parti. Ma sulla parte garantita dal Fondo, l’80%, non possono essere acquisite garanzie reali, assicurative o bancarie. Questo almeno è quanto dice la legge, confermato a EconomyUp dallo stesso ministero dello Sviluppo economico. Eppure non sembra sempre andare così.
►Garanzie sull’80% – Sulla parte garantita dal Fondo non possono essere acquisite garanzie reali (per esempio un’ipoteca sulla casa), assicurative (l’assicurazione che si stipula e che dovrebbe intervenire in caso di mancato rimborso del prestito) e bancarie (la garanzia bancaria è uno strumento con il quale una banca, ovvero il garante, assicura al beneficiario il pagamento di una certa somma di denaro nel caso in cui l’obbligato principale, l’ordinante, non adempia ai propri impegni). Tutto questo è specificato nero su bianco all’art. 3, comma 2, del DM attuativo che recita testualmente: “Sulle operazioni finanziarie riferite a startup innovative e incubatori certificati la garanzia del Fondo è concessa senza valutazione dei dati contabili di bilancio dell’impresa o dell’incubatore a condizione che il soggetto finanziatore, in relazione all’importo dell’operazione finanziaria, non acquisisca alcuna garanzia, reale, assicurativa o bancaria ad eccezione di quelle previste ai commi 4 e 5”. (Qui è scaricabile il decreto)
►Il caso – La legge sembrerebbe chiara, ma la realtà, come peraltro spesso accade anche in altre circostanze, non sembra sempre corrispondere a quanto previsto al legislatore. Un nostro lettore, per esempio, ci ha segnalato un caso personale, pur chiedendoci di non menzionare i soggetti coinvolti perché le procedure sono ancora in corso. Nonostante la delibera del Medio Credito Centrale che ha approvato la copertura dell’80% del finanziamento richiesto dalla startup, la banca alla quale si è rivolto l’imprenditore ha chiesto fideiussioni personali a tutti i soci fondatori, escludendo solo il Fondo regionale che ha finanziato in equity la società con un seed pochi anni prima. Ognuno dei cinque soci ha dovuto firmare una fideiussione personale per un importo pari al 150% del finanziamento. Non dunque solo il 20% di garanzie personali a copertura, come vorrebbe la legge. Inoltre la banca ha vincolato il rilascio del prestito al co-investimento da parte del Fondo regionale di un’ulteriore tranche. Interrogato, il funzionario preposto dell’istituto MCC ha confermato che la banca può chiedere le garanzie personali per la cifra che ritiene opportuna e che in caso di default la banca che rilascia il prestito, dopo aver escusso l’80% al fondo di garanzia, si occuperà di recuperare gli importi delle fideiussioni personali anche per ripagare lo stesso Fondo di Garanzia (che non eroga finanziamenti a fondo perduto). Un fraintendimento? Un caso isolato? O altri startupper hanno vissuto esperienze analoghe?
►Cosa è una garanzia – Probabilmente, ipotizza lo stesso startupper, la banca ha in qualche modo “giocato” sul concetto di garanzia bancaria. Nel testo di legge si parla di garanzie reali, assicurative e bancarie, ma non di garanzie personali. Altri consulenti da noi interpellati hanno ammesso che questo tipo di procedura è possibile da parte della banca e molto probabilmente anche legale, “se non proprio etica”. L’istituto in questione ha inoltre proposto un tasso di interesse al 6,5%, decisamente sopra ai correnti livelli di mercato: in effetti è liberissima di farlo, fa parte della normale – e legale – negoziazione tra le parti. Lo startupper da noi interpellato sostiene di aver contattato, direttamente o indirettamente, una ventina di banche e di aver incontrato le medesime difficoltà. Inoltre afferma che altri startupper di sua conoscenza hanno avuto gli stessi problemi. Se così fosse, li invitiamo a contattarci.