Che cosa sta succendo in Europa? Proprio nel momento in cui la Commissione Europea sembra aver finalmente messo le startup e l’innovazione al centro delle sue politiche, si avvertono venti di “restaurazione” dagli Stati membri, quasi a voler soffocare i progressi compiuti negli ultimi anni.
La presa di posizione della Presidente Ursula von der Leyen nel suo discorso di insediamento, insieme alla nomina della bulgara Zaharieva (in attesa della conferma del Parlamento, gli hearing avverranno la prima settimana di novembre) come Commissario dedicato a Startup e Innovazione, sembrano segnare un nuovo slancio per l’ecosistema dell’innovazione (ne avevo parlato qui).
Tuttavia, alcune recenti mosse politiche a livello nazionale raccontano una storia diversa.
Startup in Europa, la retromarcia di Parigi
Il nuovo governo francese ha recentemente presentato la proposta di bilancio per il 2025, accolta con preoccupazione dal mondo delle startup. La bozza della legge di bilancio riduce alcuni dei meccanismi chiave che favorivano la crescita dell’ecosistema, come gli sgravi fiscali per chi sviluppa prodotti innovativi e per le aziende che assumono personale nella ricerca e sviluppo. Questo potrebbe tradursi in un aumento dei costi di assunzione fino al 40%.
“L’impatto sulla capacità di innovazione di startup e aziende potrebbe essere disastroso,” ha dichiarato Marianne Tordeux Bitker, Director of Public Affairs di France Digitale, in un’intervista a Sifted. Questo segnale di frenata arriva proprio dal paese che, sotto la guida di Hollande prima e Macron poi, ha fatto più di tutti per sostenere lo sviluppo delle startup.
Attendo con interesse il 4 dicembre, quando avrò l’opportunità di discuterne con il Professor Philippe Tibi, il mastermind dietro la politica di Macron che ha spinto le principali aziende francesi a investire in startup. Tibi sarà presente alla Award Ceremony di Corporate Startup Stars e Startup Ecosystem Stars per condividere la sua visione.
La mossa di Londra che destabilizza l’ecosistema delle startup
Il Regno Unito sta considerando di aumentare l’imposta sulle plusvalenze (Capital Gains Tax – CGT) e di rendere più restrittive le condizioni per ottenere il Business Asset Disposal Relief (BADR) nel prossimo bilancio. Questi provvedimenti rischiano di destabilizzare l’ecosistema delle startup, riducendo drasticamente gli incentivi a creare e far crescere nuove imprese. Inoltre, renderebbe più difficile attrarre e trattenere talenti, limitando l’appeal delle stock option per i dipendenti.
Sebbene queste misure possano generare entrate nel breve termine, finiranno per soffocare la crescita a lungo termine e la produttività futura. Il gruppo The Entrepreneurs Network sta incoraggiando gli imprenditori a far sentire la propria voce, firmando una lettera aperta al Cancelliere del Regno Unito (qui il link)..
E Roma? Le prospettive non sembrano rosee
L’approccio del nuovo governo italiano alle startup finora non è stato particolarmente incisivo, per usare un eufemismo. Se il buongiorno si vede dal mattino (leggasi DDL Concorrenza), le prospettive non sembrano rosee.
È un vero peccato, soprattutto perché, come detto, a livello europeo le stelle sembrano finalmente essersi allineate. Anche il rapporto Draghi evidenzia chiaramente la strada da percorrere: puntare su startup e innovazione. Come discusso durante la 12ª Bruno Rossini Lecture con Antonio Polito, non c’è alternativa (al punto 01:39)
D’altronde, se nessuna azienda europea con una capitalizzazione superiore a 100 milioni di euro è nata negli ultimi 50 anni, mentre le principali aziende statunitensi (tutte con una capitalizzazione superiore al miliardo di dollari) sono nate proprio negli ultimi cinque decenni, qualche domanda dovremmo porcela.
Sacrificare il futuro all’altare delle leggi di bilancio non solo è inutile, ma rischia di essere suicida.