Start up sì o no? È giusto che il governo spenda energie e risorse per “l’economia del futuro” o deve piuttosto concentrarsi sulla risoluzione di problemi economici ereditati dal passato? È polemica a distanza sull’argomento tra il sociologo Aldo Bonomi (nella foto) e Alberto Onetti, docente di Management ed imprenditorialità all’Università dell’Insubria.
La querelle è nata da poche righe all’interno di una più ampia intervista rilasciata due giorni da Bonomi all’Huffington Post sul Movimento dei Forconi. Dopo aver premesso che il fenomeno è frutto di “una crisi selettiva e di una politica chiamata austerità”, e aver sollecitato la politica a “smettere con le solite manfrine” e “mettere in agenda la soluzione dei problemi”, il sociologo a un certo punto dice: “Non è possibile occuparsi soltanto dell’economia del ‘non ancora’ – start up e così via – senza risolvere il problema del ‘non è più’”.
Parole che non sono passate inosservate, specialmente tra coloro che da tempo seguono l’evolversi delle dinamiche relative alle start up nel nostro Paese. E infatti non si fa attendere la replica di Onetti sul suo blog su siliconvalley.corriere.it.
Il docente premette di essere un sostenitore delle start up in Italia dall’anno zero (e sottolinea che il suo blog è nato nel 2009, quando in effetti il fenomeno era agli albori). D’altra parte non nasconde di essere “spesso critico sull’enfasi eccessiva che si sta dando, da più parti, al fenomeno startup”. Ma, alle parole di Bonomi, replica con una certa durezza: “Il problema vero dell’Italia – dice – è che non ci siamo occupati, per oltre trent’anni, dell’economia del “non ancora”… e così abbiamo perso la capacità di innovare il nostro tessuto produttivo. E, senza innovazione, l’economia dell’‘oggi’ è diventata l’economia del ‘non è più’”. (L.M.)
“Se la politica avesse guardato avanti negli ultimi venti/trenta anni – ribadisce Onetti, che è anche Chairman di Mind the Bridge Foundation, fondazione californiana per lo sviluppo dell’imprenditorialità in Italia – oggi non avremmo così tante persone che rimangono indietro e che hanno dei problemi cui senza dubbio bisogna dare soluzione”
In definitiva, secondo il docente, “se non torniamo ad innovare e crescere, l’unico risultato che avremo è che la dimensione dei problemi da affrontare sarà solo più grande. Le startup non c’entrano”. O magari potrebbero entrarci, se qualcun altro contribuirà ad alimentare il dibattito.