SPACE INDUSTRY

Space economy: il ruolo delle startup nell’evoluzione dell’industria spaziale

Space economy e startup: ecco di cosa si occupano le giovani realtà che stanno innovando l’industria spaziale e in quali iniziative sono coinvolte

Pubblicato il 04 Mag 2021

Angelo Cavallo

Ricercatore Senior, Osservatorio Startup Hi-tech

Space economy e startup

La teoria economica degli anni ’90 cosiddetta “della tripla elica” che descriveva le interazioni tra ricerca, governo ed imprese si è trasformata grazie all’avanzare del progresso tecnologico e all’avvento dell’economia digitale. Ulteriori elementi di ‘spinta’ con caratteristiche peculiari hanno generato impatti a tutti i livelli, dalle imprese, alle istituzioni di governo e di ricerca. Ci riferiamo all’integrazione di tecnologie diverse, lo sviluppo di nuove infrastrutture abilitanti nuovi servizi e modelli di business, e non ultimo un vero cambio culturale ed organizzativo (seppur non ancora non maturo) – verso una maggiore propensione al cambio e verso un coinvolgimento dell’intera base aziendale nei processi di innovazione (vs un approccio tradizionale più verticistico).

Le startup digitali sono state precursori e protagonisti importanti in questo contesto dinamico di sviluppo organizzativo e tecnologico. Oggi, la rivoluzione digitale sta penetrando in modo sempre più strategico un settore fondamentale per la crescita economica del nostro paese: il settore spaziale.

Space industry e startup

La tradizionale space industry sta vivendo una nuova ‘spinta…. verso la Terra’ grazie ad una nuova generazione di startup che partendo da tecnologie o dati di natura spaziale cercano di risolvere problemi industriali/terrestri o generare servizi per i cittadini e contestualmente aprire nuovi mercati. La space industry sta allargando le proprie maglie e confini verso un nuovo ecosistema dell’innovazione: l’ecosistema della “space economy”. Dobbiamo iniziare ad abituarci a guardare lo spazio e le opportunità derivanti con una prospettiva sempre più ecosistemica e meno “industry-based”.

Lo Spazio, i dati spaziali e le tecnologie non-critiche sono più accessibili e più vicini a noi di quanto si pensi e l’integrazione con dati terrestri o tecnologie non-spaziali sta creando una alchimia potentissima che ha dato luogo a startup che collaborano con grandi imprese in molteplici settori – come la medicina, l’agricoltura, le assicurazioni, logistica, l’energia, solo per citarne alcuni. I costi di elaborazione dei dati sono drasticamente ridotti e le integrazioni di tecnologie diverse sono all’ordine del giorno. Il mondo delle startup spaziali non è però così semplice come lo si vuole dipingere: l’accuratezza delle informazioni dipende dalla infrastruttura su cui si basa; il livello di servizio è legato anche ai tempi di rivisita dei satelliti; l’integrazione e l’industrializzazione di tecnologie ibride potrebbe non essere semplice né avere tempi brevi; la competizione si gioca su scala globale anche nei confronti di paesi che non hanno una tradizione spaziale come quella italiana.

Le iniziative a supporto delle startup

Diventa ancora più importante dare un supporto di primo avvio, creare delle piattaforme che permettano di validare o smentire una idea in tempi brevi, facilitare l’accesso al mercato ed alle risorse finanziarie nonché presentarsi su un palcoscenico più grande: in questa ottica si inseriscono le iniziative come gli ESA BIC, supportate in Italia da fondi ASI. Dove l’augurio è che si sviluppino in modo pervasivo su tutto il territorio nazionale. Perché i territori, le relazioni e l’incontro (si, fisico, in presenza) hanno ed avranno anche nell’era del digital-first o post-covid un ruolo ancora determinante.

Ma sia gli incubatori che le stesse startup si stanno modificando e adeguandosi ai nuovi paradigmi della space economy che richiede fin da subito di imprimere una connessione forte con il mercato di riferimento. Chi imprime una forza disruptive di cambiamento ed innovazione può e deve dialogare con chi (se fermo in posizione statica) rischia di essere travolto da tale forza. Il peso del “primo cliente” e la logica del co-development hanno un peso sempre maggiore per la crescita di startup che hanno la possibilità di produrre sin da subito soluzioni valide e applicabili per settori in rapida evoluzione.

E’ evidente che restano fondamentali i capitali ingenti privati e pubblici per startup che sviluppano nuove tecnologie pure science-based, ben distinte per caratteristiche da startup che fanno dell’“ingegneria del dato” la loro forza con riscontri concreti e chiaramente più vicini nel tempo. L’incubatore e tutti gli enti a supporto delle startup della space economy devono considerare questa distinzione nell’ apporto a queste realtà. L’apporto necessario per favorire la nascita e crescita di nuove realtà che portino nuove proposte e dinamicità nel contesto spazio utile all’intero sistema, non può prescindere da due pilastri fondamentali: i) creazioni di occasione di incontro e dialogo tra tutte le componenti dell’ecosistema della space economy; ii) facilitare direttamente o indirettamente l’accesso a nuovi capitali e competenze.

Space economy: il ruolo delle imprese

E le imprese in questo contesto? Le imprese non possono restare ferme, come ricettori passivi. Serve un atteggiamento proattivo, innovativo e propenso al rischio. Quest’ultimo spesso mal inteso, ma definibile come capacità di gestire l’incertezza legata a progetti innovativi dall’esito non scontato, perché devono incontrare il mercato e le sue risposte, un’incertezza tecnica e commerciale. Alcuni noti ricercatori (e.g. Jeff Covin e Danny Miller) già negli anni ‘80 proponevano il concetto di orientamento imprenditoriale per descrivere una attitudine (comprensiva di tre dimensioni principali: innovatività, proattività e propensione al rischio) necessaria per le imprese incumbent che puntano ad un rinnovamento continuo, per una sostenibilità e competitività duratura. Questo processo di rinnovamento imprenditoriale passa dalla conoscenza e dal fare sistema più possibilmente aperto. In Italia, alcune realtà mostrano di interpretare bene questo processo, che parte dalla necessità di informarsi e comprendere la space economy come nuovo trend di frontiera dell’innovazione. In questo contesto si inserisce una recente iniziativa del Politecnico di Milano (Osservatorio Space Economy), che mira a studiare con le imprese e per le imprese le principali traiettorie di innovazione e le opportunità di mercato della space economy ed a creare tavoli di confronto continuativi tra imprese consolidate, startup, istituzioni ed enti.

A trent’anni di distanza, l’interazione tra pubblico, privato e ricerca sa ancora generare nuove combinazioni. L’approccio della tripla elica resta un riferimento importante e l’azione di attori che facilitino l’incontro tra vari attori dell’ecosistema diventa ancor più rilevante quando la complessità tecnologica e organizzativa si fa crescente.

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Dave Anilkumar
Dave Anilkumar

Open Innovation Advisor - Agenzia Spaziale Italiana

Angelo Cavallo
Angelo Cavallo
Ricercatore Senior, Osservatorio Startup Hi-tech

Direttore dell’Osservatorio Space Economy, Ricercatore Senior dell’Osservatorio Startup Hi-tech

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