La storia

Soundreef, la startup che fa concorrenza a Siae

Due ragazzi italiani hanno fondato una collecting society che per prima ha interrotto il regime monopolistico nell’acquisizione e gestione dei diritti d’autore. ”Per competere con Siae puntiamo su maggiore trasparenza, efficienza e prezzi più bassi” dice Francesco Danieli, founder della startup che oggi gestisce 30mila musicisti internazionali

Pubblicato il 14 Nov 2014

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Francesco Danieli, co-fondatore di Soundreef

Fondare una startup molto spesso richiede coraggio, se poi nasce in regime di monopolio allora ci vuole un po’ di follia. Francesco Danieli, 34 anni, e Davide d’Atri, 35 anni, questa follia l’hanno fatta e hanno spianato la strada al libero mercato nell’acquisizione e gestione dei diritti d’autore, interrompendo di fatto il monopolio di Siae e anticipando persino le disposizioni europee. Insieme hanno fondato Soundreef, nel 2011, con sede legale a Londra e business in 15 Paesi, tra i quali Regno Unito, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Svezia, Costa Rica, India, Russia, Francia, Spagna e Svezia. E ovviamente Italia, nazione d’origine di entrambi i fondatori. La startup di Francesco, amministratore delegato, e Davide, presidente, è una collecting society 2.0 che ha ricostruito digitalmente la filiera dell’acquisizione, gestione e distribuzione dei diritti d’autore, specializzata nell’erogazione di licenze per la diffusione della musica in-store (nei centri commerciali, negozi, punti vendita di ogni genere).

In questi tre anni, si sono ricavati uno spazio nel mercato della gestione dei diritti d’autore per la musica di background, prima ad esclusivo appannaggio di Siae e SCF Consorzio Fonografici. Lo scorso ottobre, una sentenza del Tribunale di Milano ha “ufficializzato” la loro attività dichiarando che, sebbene l’articolo 180 della legge sul diritto d’autore dà un mandato di esclusiva a Siae, non si può ignorare il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea in materia di libera circolazione dei servizi e pertanto “non ci sono elementi sufficienti per ritenere che la diffusione di musica da parte di Soundreef nel territorio italiano sia illecita”.

“Paradossalmente – racconta Francesco, ceo di Soundreef – non c’è stata nessuna battaglia legale con Siae, ma l’iniziativa è partita da una cantautrice (iscritta a Siae) e dalla radio Ros & Ros, specializzata nella creazione di playlist per centri commerciali, che hanno chiesto al Tribunale di Milano l’inibizione della nostra attività per concorrenza sleale, perché avremmo agito in violazione della legge e arrecato loro una sorta di danno”. La pronuncia dei giudici milanesi, che hanno respinto l’illegittimità dell’operato della società europea Soundreef, giunge in un periodo di limbo normativo che si spera verrà sanato nel 2016, quando gli stati membri dell’Unione europea dovranno recepire la Direttiva 2014/26/UE. Si tratta di un passo fondamentale verso la realizzazione del Mercato digitale unico, che attribuisce agli autori, artisti, interpreti ed esecutori il diritto di scegliere di aderire a diverse collecting societies a seconda delle varie tipologie di opere e utilizzazioni.

“Quando, nel 2016, la direttiva europea sarà recepita – spiega Francesco – si apriranno davvero le porte al libero mercato. Io posso dire con orgoglio che in Italia siamo stati i primi a creare una tecnologia disruptive, che davvero ha portato un cambiamento nella vita di tante persone, soprattutto degli artisti. Prima i diritti d’autore venivano gestiti soltanto da Siae e molti di loro non ricevevano nulla dalla diffusione di musica in-store”. Per competere con Siae, Soundreef ha puntato su una maggiore efficienza, trasparenza e prezzi più bassi, dividendo a metà con gli autori gli incassi delle royalty e offrendo ai punti vendita un taglio del 50 per cento rispetto a quanto pagavano a Siae. “Abbiamo sviluppato una piattaforma – dice Francesco – che ci permette di calcolare le royalty su base analitica, cioè in base a quante volte la musica è realmente passata nei centri commerciali, nei negozi e nelle catene”.

Dopo una prima fase di diffidenza, la risposta da parte di artisti e proprietari di negozi è stata positiva e oggi Soundreef gestisce 30 mila musicisti internazionali, con un catalogo di 150 mila brani, e serve circa 3500 punti vendita, tra i quali grandi nomi come Auchan, Brico Center, Cisalfa, Cinti, Leroy Merlin, Toys Center, Scarpe & Scarpe, Desigual.

“Io e Davide – racconta il ceo di Soundreef – ci siamo conosciuti a Londra e, nel 2004, abbiamo fondato una piccola società, Beatpick che vende musica per film, tv e pubblicità. Dopo qualche anno ci siamo resi conto che esisteva una nicchia di mercato inesplorato nella raccolta e gestione dei diritti d’autore, ovvero quello della musica in-store. Abbiamo fatto due anni di market test in Italia e abbiamo constatato che l’esigenza di avere un’alternativa a Siae era forte. Così è nata Soundreef, grazie al finanziamento di quasi un milione di euro da parte della compagnia d’investimento LVenture e di investitori privati”. Il business model ha, poi, funzionato anche in altri Paesi, tranne Stati Uniti e Canada che da sempre hanno il libero mercato nell’intermediazione dei diritti d’autore. Ora, con un team 15 persone, puntano all’espansione non soltanto geografica ma anche di servizio, cercando di rosicchiare qualche altra fetta di mercato a Siae. L’ultima iniziativa è Soundreef Live per la gestione di concerti dal vivo, con la quale si occupano delle esibizioni live a 360 gradi, dalla logistica alla raccolta delle royalty, tutto per via digitale.

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