Non capita tutti i giorni che una startup nasca perché c’è di mezzo l’Onu. Ancora più raramente capita che una tecnologia innovativa venga considerata “innovazione per lo sviluppo dell’Umanità”. Quella di Solwa, startup che opera nel settore della green economy, è una storia del tutto particolare. Basti pensare che Paolo Franceschetti, prima di diventare founder, era un bambino con il vizio di chiedersi sempre il perché delle cose: “Se le nuvole vengono dal mare perché non piove sale? E perché quando mia mamma fa bollire l’acqua salata per cuocere la pasta, la condensa del coperchio non sa di sale?”.
Classe 1981, Paolo trova le prime risposte ai suoi perché in una laurea in scienze ambientali presso l’Università degli Studi di Padova e un dottorato di ricerca presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ed è proprio dall’argomento della sua tesi di laurea che tutto ha inizio. “Paolo aveva realizzato uno studio sul problema dell’acqua inquinata e aveva ideato un sitema solare per la potabilizzazione sia dell’acqua marina sia di quella contaminata da batteri e da metalli pesanti” racconta Davide Franceschetti, fratello di Paolo e attualmente responsabile del settore comunicazione di Solwa. “Il progetto ha suscitato l’interesse di una ong veneziana che ha aiutato Paolo nella realizzazione del primo modello in Perù, un Paese scelto sia per l’ottima esposizione solare, sia il potenziale mercato dell’acqua” continua Davide. “Tra l’atro, il primo modello è stato realizzato con pezzi comprati al mercatino locale di un paese in via di sviluppo, dimostrando così la possibilità di realizzare un pannello solare per la potabilizzazione dell’acqua in loco e a costi bassissimi”. Non è un caso, infatti, che passato il periodo dei ‘perché’, Paolo comincia a parlare di innovazione: “Non si fa innovazione inventando qualcosa di
nuovo, ma guardando ciò che esiste con altri occhi” dice.
Tornato in Italia, il progetto per la desalinizzazione e potabilizzazione dell’acqua basato esclusivamente sull’utilizzo di energie rinnovabili suscita l’interesse delle Nazioni Unite che decidono di assegnare a Paolo il Premio “Innovazione per lo sviluppo dell’Umanità”. Ma c’è un problema. “Il premio viene assegnato a persone giuridiche e non fisiche. Paolo non ci pensa su un attimo e fonda la startup” racconta ancora Davide. Nel 2012 nasce così Solwa (il nome è un acronimo di Solar Water), startup che utilizza per i suoi prodotti la tecnologia solwa, basata sull’utilizzo dell’energia del sole come unica fonte energetica del sistema e incubata presso Vega Park, Parco scientifico tecnologico di Venezia. “Abbiamo iniziato con 10mila euro, Paolo ha messo la cifra maggiore, il resto del team, composto allora da sei membri, si è autotassato di mille euro” racconta il giovane imprenditore.
Dal 2012 ad oggi per Solwa è tutto un crescendo. Paolo Franceschetti viene più volte riconosciuto come ricercatore dell’anno e per la startup arrivano premi e menzioni: dal Premio Gaetano Marzotto (Sezione Impresa del Futuro) al Global Social Venture Competition, da Italia RestartsUp al Premio Speciale Leonardo al MIT di Boston, solo per citarne alcuni. L’ultimo riconoscimento in ordine temporale è assegnato ancora una volta dalle Nazioni Unite: è il Premio Internazionale 2015 UNIDO e CNR “Idee Innovative e Tecnologie per l’Agribusiness” vinto dalla startup e ricevuto tra i padiglioni di Expo grazie al Progetto FoodWa. Si tratta di un sistema innovativo in grado di essiccare il cibo, basato su un software specifico per la calibrazione e il mantenimento della temperatura interna, oltre ad un sistema di ventilazione che garantisce il processo di disidratazione degli alimenti. Per mezzo della sua scalabilità, Foodwa si adatta alle esigenze sia domestiche che industriali, ma la principale caratteristica sta nel fatto di essere un meccanismo completamente autonomo e alimentato con la sola radiazione solare.
Oggi Solwa è considerata una delle realtà più interessanti nell’ecosistema italiano. “Ciò che manca sono i soldi. I premi vinti ci aiutano a fare ricerca, con quello che avanza paghiamo le bollette e gli stipendi. Solo con il Marzotto ci siamo concessi finalmente una vacanza. Per noi la ricerca è fondamentale: noi non facciamo app da vendere, noi lavoriamo su quello che è un diritto dell’umanità, l’acqua. Quindi va bene così, anche con pochi soldi, perché nella vita più del denaro contano i sogni e la voglia di alzarsi tutte le mattine per lavorare”.
Eppure, si sa, per andare avanti in un’impresa le idee e gli uomini non bastano. Servono i mezzi. A dare i mezzi a Solwa è Santex Group: all’inizio del 2015 il gruppo attivo nel settore meccanotessile con sede a Trissino rileva l’80 per cento della società di Franceschetti. “La partnership è nata grazie al progetto DryWa, che Solwa utilizzerà proprio per Santex. È un sistema innovativo per la gestione dei fanghi biologici derivanti dai processi depurativi delle acque, capace di ridurre fino al 95% il volume dei fanghi stessi. Grazie a delle innovazioni tecniche e di gestione i fanghi biologici sono essiccati attraverso un processo accelerato e poi bruciati. Il Sistema DryWa riduce i costi elettrici e le emissioni di CO2, dato che tutto il processo è alimentato solo dalla combustione dei fanghi con un basso impatto ambientale” spiega Davide Franceschetti. “Non solo. Santex ha messo a disposizione della startup ingegneri ed esperti che ci aiutano a realizzare i prodotti, oltre a una continua formazione in tutti i settori, dal business al marketing e al management”.
Il team oggi è composto da Paolo Franceschetti, amministratore delegato di Solwa Srl, dal fratello Davide, classe 1977 e laurea in Scienze Politiche all’Università di Padova, responsabile comunicazione della società; Sara Canella, 36 anni, collaboratrice e referente marketing; Stefano Gallucci, classe 1965, amministratore delegato di Solwa Srl e di Santex Rimar Group; Matteo Pasquini, 35 anni, responsabile R&D.
E proprio con un riferimento al team Davide Franceschetti chiude l’intervista: “Solwa Srl è presente nella mostra fotografica itinerante per l’Europa Quale industria per il nostro futuro organizzata dalla Fondazione Rosselli. Insomma siamo l’unica realtà con un solo impiegato paragonata alla Fiat!”.