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Smoke test: cos’è e perché è utile alle startup per ridurre i rischi di insuccesso

Lo smoke test è un sistema utilizzabile per la verifica della validità di un’idea, in previsione del lancio sul mercato di un prodotto o servizio, prima ancora di investirvi del denaro e quindi di rischiare. Ecco come farlo

Pubblicato il 23 Mar 2022

Smoke test

Il nome può trarre in inganno: lo smoke test, a dispetto del significato letterale di “test del fumo”, non riguarda caldaie, camini e simili, ma è un sistema per verificare la validità di una startup.

Il termine nasce in ambito informatico, in particolare l’etimologia riguarda l’hardware, ovvero l’insieme delle componenti elettroniche di un pc. Dopo aver riparato o sostituito una scheda, alla riaccensione della macchina i tecnici verificano prima di tutto che “non esca del fumo”. Si tratta del primo segnale di esito positivo o negativo dell’intervento effettuato. Dall’hardware il termine è transitato al software, per la verifica di eventuali bug; la definizione di smoke test è contenuta nel volume Lessons Learned in Software Testing di Cem Kaner, James Bach e Brett Pettichord. Infine, il termine smoke test è stato adottato per la verifica della validità di un’idea in previsione del lancio sul mercato di un prodotto o servizio da parte di una startup, prima ancora di investirvi e quindi di rischiare.

Smoke test, cos’è

Lo smoke test è un metodo per ricevere un feedback dal mercato sull’idea o sul prodotto che si vuole lanciare. Il riferimento al “fumo” sta anche a indicare qualcosa che svanisce dopo aver raggiunto il suo scopo, che è quello di fornire una indicazione positiva o negativa del progetto all’investitore. Ad esempio, confermando o meno che esista un mercato potenziale per il prodotto che si intende lanciare, ancora inesistente se non sulla carta.

A cosa serve lo smoke test?

Oltre a poter testare il prodotto prima di crearlo, lo smoke test permette di scoprire eventuali problematiche e verificare se ciò che vogliamo offrire è richiesto dal mercato. In caso di test positivo, consente di avere delle motivazioni per gli investitori e di iniziare ad acquisire lead (potenziali clienti).

Bisogna fare attenzione, però: effettuare uno smoke test non significa fare un’operazione ingannevole. Lo scopo è del tutto legittimo e consiste nel simulare che un prodotto o un servizio esistano per ottenere una reazione verosimile.

Lo smoke test può persino anticipare il concetto di Minimum Viable Product (“MVP”), aiutando a rispondere alla domanda fondamentale che ogni imprenditore, specialmente se è uno startupper, si pone: “Le persone pagheranno effettivamente per il mio prodotto?”.

Come fare uno smoke test

Ci sono molti modi per eseguire uno smoke test. Un esempio potrebbe essere una pagina di destinazione del prodotto, che fornisca informazioni importanti, con Cta (call to action, inviti all’azione) per incoraggiare i visitatori a registrarsi per effettuare una pre-ordinazione o solo per manifestare il loro interesse. Poiché non è necessario il prodotto per fare questo, il rischio che si corre è basso mentre il valore della ricerca è alto.

Si può tenere traccia di queste azioni e misurarle rispetto a metriche di successo; ad esempio: se cento persone fanno clic sulla Cta “Acquista ora” nell’arco di due settimane vuol dire che si può dare inizio alla produzione.

Come scegliere quale smoke test usare? I fattori da considerare sono diversi, tra questi:

  • tipo di prodotto o servizio
  • team (e competenze) a disposizione
  • vincoli di tempo
  • bilancio

Esistono diversi strumenti che è possibile utilizzare per eseguire uno smoke test.

Typeform è ideale per i sondaggi. Per le campagne e-mail è consigliabile MailChimp, per la segmentazione e il targeting comportamentale. Per siti Web di una sola pagina, rapidi e semplici, si può utilizzare Carrd, le cui pagine di destinazione sono efficaci e permettono anche di acquisire e-mail. Infine, è consigliabile configurare un account Google Analytics per tenere traccia del traffico del proprio sito web e ottenere informazioni preziose sui visitatori.

Caratteristiche di uno smoke test per startup

Effettuare lo smoke test di una startup offre diversi vantaggi. In particolare, permette di:

  • risparmiare tempo e denaro
  • ridurre i rischi
  • raccogliere informazioni sui clienti
  • stabilire la desiderabilità di un prodotto o servizio
  • mettere alla prova le proprie ipotesi
  • convalidare la propria idea.

A fronte di questi vantaggi, si corre il rischio di creare false aspettative nei clienti e di generare sfiducia.

Smoke test in cinque step

Ecco cinque semplici passi per effettuare uno smoke test efficace:

1. Cosa testare?

Normalmente si tratta di una idea, di un prodotto o di un servizio. È consigliabile fissarsi degli obiettivi di convalida, come:

  • “Se più dell’X% dei visitatori della pagina di destinazione in Y settimane fa clic su ‘Acquista’ o ‘Iscriviti alla lista d’attesa’
  • “Se riceviamo X ordini in Y settimane”
  • “Se possiamo pre-vendere X euro in Y settimane”

Quando queste condizioni sono soddisfatte si può pensare di iniziare la produzione.

Sebbene sia utile impostare delle cifre, i parametri indicativi per il successo si evolveranno inevitabilmente man mano che arrivano i dati raccolti. Occorre quindi rivalutarli più volte per garantire che gli obiettivi siano realistici e riflettano in modo appropriato il grado di successo necessario per la convalida.

2. Come testare?

Alla base dello smoke test ci sono velocità, efficienza e costi; l’obiettivo è convalidare e ridurre il rischio della nostra idea in modo efficiente, il più rapidamente possibile e nel modo più economico.

Ad esempio, la pagina di destinazione (“landing page”) dovrebbe includere una spiegazione di ciò che si offre, dei vantaggi di eventuali prodotti e prezzi. Soprattutto, va posta attenzione all’invito all’azione: le migliori CTA sono brevi e convincenti, con verbi imperativi che richiedono un’azione particolarmente incisiva (ad es.: “Acquista ora!”, “Iscriviti!”). Seguire il traffico e le conversioni della CTA determineranno il successo dello smoke test.

Gli smoke test offrono anche una preziosa opportunità per creare e testare la Unique Value Proposition (“UVP”), ovvero la dichiarazione che descrive il vantaggio dell’offerta, di come risolve le esigenze dei clienti e di cosa la distingue dalla concorrenza. È il motivo principale per cui un potenziale cliente dovrebbe acquistare da noi e deve essere mostrato in modo chiaro e conciso sulla pagina di destinazione.

3. Cosa monitorare?

Utile, Unbounce e Instapage forniscono automaticamente il monitoraggio delle conversioni di base, tuttavia in base al proprio livello di abilità tecnica può avere senso tenere traccia anche di eventi o collegamenti utente personalizzati, in particolare se le CTA sulla pagina sono più d’una.

Scopo della pagina di destinazione è quello di scoprire se qualcuno mostra abbastanza intenzione per completare l’azione desiderata. Quindi bisogna assicurarsi che il sito sia configurato per acquisire tutte le informazioni sulle attività, i tassi di conversione, le intenzioni del potenziale acquirente e le informazioni sui clienti (come le iscrizioni via email).

4. Su chi testare?

Il traffico giusto è quello potenzialmente interessato alla nostra offerta. L’utilizzo di canali a pagamento, come Google Ads o Facebook Ads, e la pubblicazione di campagne, consentono di indirizzare segmenti di pubblico specifici in base a parole chiave ad alto intento o segmenti di pubblico simili, attingendo dalle loro ampie basi di utenti per indirizzare il traffico pertinente verso la pagina di destinazione.

5. Analizzare i risultati e ottimizzare

A mano a mano che i dati e i clic fluiscono occorre monitorare e ottimizzare continuamente la campagna per massimizzare le informazioni e l’apprendimento. Ciò può includere la modifica del testo dell’annuncio e/o degli elementi della landing page.

Ad esempio, se si spendono 100 euro su Google Ads e si ricevono 100 clic sugli annunci, ma 0 clic sulla CTA “Acquista ora”, qualcosa non sta andando per il verso giusto; occorre rimettere in discussione la messaggistica, i prezzi o la stessa idea principale.

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Pierluigi Sandonnini
Pierluigi Sandonnini

Ho una formazione ibrida, tecnologica e umanistica. Nuove tecnologie I&CT e trasformazione digitale sono i miei principali campi di interesse. Ho iniziato a lavorare nella carta stampata, mi sono fatto le ossa al Corriere delle Telecomunicazioni negli anni a cavallo del Duemila. Collaboro con Digital360 dal 2020

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