Ancora una puntata per Shark Tank, format internazionale trasmesso in prima serata su Italia1 che vede cinque investitori scommettere il loro denaro su startup e idee innovative.
Essendo la prima volta di un programma del genere in Italia – il format è nato in Giappone e si è consolidato negli Usa, ma per noi era un debutto – non era dato sapere fino a questo momento se sarebbero andate in onda altre puntate oltre alle due già registrate e trasmesse giovedì 21 maggio e ieri. Il materiale c’era: in tutto sono stati registrati una settantina di pitch. Ma spettava all’emittente decidere se usarlo oppure no. Oggi Mediaset, forte del buon esito degli ascolti, ha annunciato che ci sarà anche una terza puntata e sarà giovedì 4 giugno.
La decisione è stata presa dopo che nella prima puntata Shark Tank è stato seguito da 1.382.000 telespettatori, con il 6.39% di share, e nella seconda da 1.127.000 telespettatori, con share del 5.66% (7.40% sul target commerciale). Tra il pubblico giovane, 15-35enni, ha toccato una share dell’11.55%, che sale ulteriormente tra i 15-24enni dove arriva al 12.26%. Picco tra il pubblico maschile (20-24enni) dove il programma ha registrato il 18% di share. Ottimo riscontro anche sui social con oltre 10.000 tweet per l’hashtag ufficiale #SharkTankIT che è stato nei TT per tutta la serata, arrivando a conquistare la prima posizione.
Complessivamente nelle due puntate sono stati investiti oltre 3 milioni di euro in 12 realtà tra startup e idee innovative. Soldi veri, assicurano da Mediaset, pur specificando che, proprio perché si tratta di un’interazione reale, dopo la conclusione della trattativa in video tutto si sposterà nelle stanze di avvocati e commercialisti per mettere a punto tutti i dettagli dell’accordo. E naturalmente si andrà avanti soltanto se non emergeranno irregolarità di alcun tipo.
Nella prima puntata i cinque Shark hanno investito 1,7 milioni di euro, nella seconda oltre 1.350.000 milioni. In particolare nell’ultima puntata sono stati investiti 500.000 euro su Flowerssori (mobili disegnati sull’ergonomia e la sensorialità del bambino), 300.000 euro su Dis (per creare scarpe personalizzate scegliendo modello, pellame e colore e incidere il proprio nome), 200.000 euro su Sinba (app che permette di pagare tramite cellulare fotografando il codice a barre), 250mila euro per LimVtouch, lavagna digitale, 85mila euro per “Se i quadri potessero parlare” e 20mila per Wishbag. (L.M.)