Regolamentazione

Sharing economy, Fioravanti: «Diamo incentivi a chi investe»

Il presidente esecutivo dell’incubatore Digital Magics è favorevole alla proposta di legge per regolare l’economia condivisa: «Eviterà alle startup rischi normativi e risvolti penali». Ma chiede al governo di detassare gli investimenti nelle società del settore

Pubblicato il 09 Mar 2016

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Alberto Fioravanti

“La proposta di legge italiana sulla sharing economy è benvenuta, ma deve prevedere anche incentivi fiscali per chi investe in startup attive in questo settore”. A dirlo a EconomyUp è Alberto Fioravanti, fondatore e presidente esecutivo di Digital Magics, business incubator quotato sul mercato Aim Italia di Borsa Italiana riservato alle piccole e medie imprese.

Fioravanti, al timone della piattaforma per l’innovazione digitale che punta a far crescere oltre 100 startup nei prossimi due anni, si dice sostanzialmente soddisfatto della proposta di legge per regolamentare l’economia collaborativa presentata il 2 marzo alla Camera da alcuni deputati dell’Intergruppo Parlamentare per l’Innovazione Tecnologica. Il testo, attualmente sottoposto a consultazione pubblica per due mesi, definisce cosa è la sharing economy, prevede la stipula di un contratto per chi apre una piattaforma, distingue tra chi offre servizi per integrare il reddito e chi lo fa come professione e prescrive tassazioni diverse a seconda dei due casi.

Qui i dettagli della proposta di legge

“Il valore di questo testo – spiega Alberto Fioravanti – è limitare il rischio normativo per le startup e offrire loro la possibilità di perseguire una regolamentazione semplificata nell’ambito in cui operano. A volte una startup può finire coinvolta in cause penali perché opera in un ambito non normato. Tutto quello che serve per evitare il rischio normativo è bene accolto, anche dagli investitori. È vero che i risvolti penali sono a carico del responsabile dell’azienda, ma quando gli investitori eseguono la due diligence per verificare la solidità e affidabilità della startup, si chiedono se la sua attività sia in contrasto con qualche legge italiana. E se non è chiaro, o sussiste un’area grigia, ci pensano prima di erogare finanziamenti”.

Tuttavia il presidente esecutivo di Digital Magics lamenta che non siano previsti incentivi per le società operanti nella sharing economy. “Parteciperemo alla consultazione – annuncia – e proporremo incentivi di promozione che ad oggi non sono previsti. In particolare chiediamo incentivi per i finanziatori di startup attive nella sharing economy: family office, imprenditori, entusiasti ecc. ecc. Se si ritiene che l’economia condivisa conterà per il Paese e contribuirà a renderlo più efficiente, concedere contributi significa fare un investimento sul futuro”.

Fioravanti fa riferimento al white paper con 8 proposte al governo italiano per favorire gli investimenti in startup presentato da Digital Magics quando ancora era vivo il co-founder Enrico Gasperini, venuto a mancare l’anno scorso. Un documento che contiene anche proposte di detassazione per gli investimenti in startup.

Per quanto riguarda un altro elemento della proposta di legge sulla sharing economy – la tassazione al 10% per gli utenti non professional di piattaforme di economia condivisa – Fioravanti lo ritiene un vantaggio, perché “determina chiarezza”.

D’accordo anche con la tempistica adottata del legislatore italiano. “In futuro dovremo recepire la normativa decisa in questo campo a livello di Unione europea, ma intanto è stato bene partire invece di aspettare un altro anno. Sarà un punto di partenza. Del resto il testo è ancora soggetto a modifiche”.

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