Un fenomeno ancora di nicchia in Italia, ma con una crescita che fa ben sperare. È la sharing economy (o economia collaborativa). Se l’usanza di prestare qualcosa in famiglia o al vicino è sempre esistita, l’anno di svolta è il 2010, ovvero quando la newyorkese Rachel Botsman con il libro What’s Mine is Yours: How Collaborative Consumption Is Changing The Way We Live trasforma la consuetudine più vecchia del mondo in qualcosa che fa tendenza.
La crisi economica globale e la nascita dei social media contribuiscono alla sua diffusione, certo, ma a monte inizia a insinuarsi anche un cambio di mentalità che non mira più al possesso esclusivo di un oggetto, ma al suo utilizzo. Se nel 2010 in Italia piattaforme di questo tipo si contavano sulle dita di una mano, a maggio 2014, erano già 260 le piattaforme collaborative, di cui 160 sono dedicate allo scambio e alla condivisione, 40 all’autoproduzione e 60 alla raccolta fondi (di cui 14 sono in fase di lancio). Un mondo che incuriosisce, visto che secondo una ricerca di Duepuntozero Doxa, resa nota durante l’incontro sulla sharing economy organizzato al Forum PA, il 23% del campione intervistato ha sperimentato almeno una volta un servizio di sharing, il 10% si dichiara interessato, mentre il 59% conosce il fenomeno almeno per sentito dire.
E se l’obiettivo di queste nuove realtà imprenditoriali è far approcciare anche i più scettici i vantaggi del consumo partecipativo, è innegabile che insieme a giganti come Airbnb, che ha da poco aperto anche una sede a Milano per gestire la vorticosa ascesa del servizio nel nostro Paese (50.000 alloggi per una media di 12.000 ospiti al giorno) e BlaBlaCar, che in un anno e mezzo di presenza sul territorio nazionale ha aumentato del +300% i posti in auto disponibili, si stiano facendo conoscere anche realtà più piccole.
Come le startup presenti all’edizione estiva della manifestazione StartUp Network con MilanIn Next del 12 giugno al Bobino Club di Milano. Un occasione per esplorare il mondo delle nuove aziende Made in Italy impegnate in questo settore. Dalla piattaforma di domanda e offerta di lavoretti tra privati, a un app che aiuta i clienti a scegliere il vino, a un sistema che ti permette di trovare online la baby sitter ideale, passando per un portale dove è possibile noleggiare di tutto: dalla macchina per il fumo, alla bicicletta, alla muta da sub.
SommelYou è un’app (fruibile attraverso tablet forniti all’interno degli stessi ristoranti accanto al menu) che aiuta i clienti a scegliere il vino attraverso varie strade: l’abbinamento con i piatti del locale e le preferenze personali del cliente. Sull’app sono caricate le schede vino di tutti i vini della cantina del ristorante: un vantaggio anche per il ristoratore, che gestisce la cantina in tempo reale e può proporre offerte e sconti su singole bottiglie.
Sempre al mondo del vino è Italian Wine, un’enoteca online che propone i migliori vini italiani, da quelli da tavola alle bottiglie più rare, privilegiando le cantine emergenti. I fondatori di Wiman, startup nata nel 2012 a Bologna, hanno pensato invece a un sistema che consente di connettersi alle reti wifi di locali e negozi senza digitare la password ma tramite l’account Facebook o Google. A pagare sono i locali e i negozi, che comprano il router una tantum 79 euro e pagano 199 euro di abbonamento annuale e in cambio hanno dati e informazioni su chi si connette per fare azioni di web marketing. Il sistema si sta diffondendo: in Italia sono presenti 1400 hotspot, 400 in Europa e nel resto del mondo.
Locloc e Tabbid sono invece due piattaforme di scambio tra privati. Con la prima, che in un anno è arrivata a contare 15mila utenti con una media di 10 scambi a settimana, c’è la possibilità di mettere a disposizione o noleggiare praticamente di tutto: dagli accessori per il bricolage, agli appartamenti, agli oggetti di lusso. Tutto è garantito tramite un sistema di feedback e dalla copertura assicurativa di Locloc. Tabbid invece vuole essere il social network dei lavoretti, ovvero una piazza virtuale di scambio di prestazioni fra privati. Basta pubblicare sul portale un annuncio con la propria richiesta – sono 57 le categorie tra cui scegliere – e il budget che si è disposti a pagare. Saranno poi gli utenti iscritti, i tabbiders, a fare le offerte. Entrambe le piattaforme funzionano con un sistema di geolocalizzazione.
Ultraviolet App è focalizzata sullo sviluppo di applicazioni: Nel loro portfolio il Kit di primo soccorso, che ti spiega cosa fare in caso di infortuni e incidenti, The Dog Diary, il passaporto app del cane che ti dice quanti anni biologici ha il quattrozampe, come nutrirlo, quando vaccinarlo ecc. Ma l’app più ambiziosa è IMApp (Indoor Mobility App), una sorta di navigatore per interni (musei, negozi, banche, centri commerciali che possono caricare a pagamento le loro mappe e ricevere in cambio i dati sugli utenti che la utilizzano) che ti dà indicazioni e audio/videoguide su posti e contenuti di spazi chiusi attraverso una tecnologia legata al bluetooth.
Cardunity è un sistema di fidelizzazione che rilascia ai clienti card per accumulare punti da rispendere in un altro dei negozi che hanno aderito al circuito, anche online. Al momento è diffuso nell’area di Lecco, Bergamo, Brescia ma sta puntando anche su Milano e altre città. Il cliente ha il vantaggio di ottenere punti-euro ed è invogliato ad andare nei negozi del network.
Orientata alla green, oltre che sharing, economy la startup Obiettivo green. Nata per mappare dal basso con una app le centraline per le ricariche delle auto elettriche, si è trasformata in una community di esercizi, ristoranti, negozi green e sostenibili. Chi acquista la card annuale ha una serie di offerte e sconti e viene sensibilizzato e aggiornato su tutte le offerte e lo stile di vita green in un determinato territorio.
Le Cicogne è un sito che mette in comunicazione i genitori di tutt’Italia possono con ragazze e ragazzi tra i 18 ed i 28 anni, cicogne appunto, disposte a prendersi cura dei loro figli, andarli a prendere a scuola, aiutarli a a fare i compiti, stare con loro ogni volta che ce n’è bisogno. per Per entrare in contatto, basta registrarsi: per i genitori è gratis e per le/i babysitter è a pagamento, con una quota mensile di 15 euro, .
(ha collaborato Maurizio Di Lucchio)