Le scaleup sono realtà imprenditoriali che meritano attenzione perché hanno raggiunto la maturità per poter chiudere round importanti di finanziamento, espandersi oltre i confini del proprio Paese e diventare imprese consolidate. Negli ultimi anni in Europa si è verificata una crescita del numero delle scaleup e dei finanziamenti da esse raccolti, ma non è ancora sufficiente per chiudere il gap con gli altri ecosistemi, primo fra tutti quello degli Stati Uniti. Per creare un ambiente a loro favorevole occorrono molti elementi, tra cui maggiori servizi, supporto e formazione. Per questo PoliHub, l’incubatore per startup del Politecnico di Milano, ha deciso di potenziare nel 2019 i servizi rivolti alle scaleup. Ma andiamo con ordine, cercando di capire come si sviluppano queste società, come sono distribuite, cosa offrono e analizzando alcuni case study. Per farlo abbiamo utilizzato, oltre a fonti di informazione internazionali e nazionali, i dati di alcune organizzazioni che si occupano specificamente del settore: tra queste SEP (Startup Europe Partnership), piattaforma per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese innovative in Europa, e ScaleIT, piattaforma-evento e programma per scaleup italiane e dell’Europa Sudorientale.
SCALEUP: UNA DEFINIZIONE
Una scaleup può essere definita come una startup ad alto valore innovativo che attraversa una fase di crescita in termini di dimensioni, fatturato e investimenti e che si sta espandendo all’estero tramite partnership strategiche con grandi aziende. Sono imprese che hanno dimostrato di essere scalabili e che hanno già raccolto significative validazioni di mercato, passando dal delineamento del proprio modello di business all’execution, ovvero alla realizzazione concreta.
Per convenzione, una scaleup ha già superato la fase di seed/early stage (in cui l’importo dei finanziamenti va da poche centinaia di migliaia di euro a un massimo di 5 milioni) e ha già una maturità tale da poter chiudere un round Series A. Tuttavia la definizione di scaleup varia da organizzazione a organizzazione: secondo Deloitte le scaleup sono fast growing startup, ovvero società che nei primi 5 anni di vita raggiungono almeno 10 milioni di dollari di fatturato. SEP (Startup Europe Partnership) descrive le scaleup come società che hanno raccolto negli ultimi tre anni da uno fino a 100 milioni di dollari di investimenti o si sono autofinanziate e hanno un fatturato compreso nello stesso range. ScaleIT ha stabilito dei propri parametri quali una forte market traction (cioè evidente, quantificabile domanda del mercato per quel prodotto o servizio), da 1 a 10 milioni di euro di fatturato, almeno 1 milione di utilizzatori (nel b2c), un forte trend di crescita e un 20% del fatturato dal mercato estero
LE SCALEUP NEL MONDO
Sono difficili da reperire dati completi sul numero di scaleup nel mondo e sui finanziamenti complessivamente raccolti da queste realtà imprenditoriali, perché non sono ancora disponibili dati globali comprensivi di tutte le aree geografiche del pianeta. Inoltre, sulla raccolta di informazioni di questo tipo, influisce la stessa visione e definizione di scaleup che, come abbiamo visto, è diversa a seconda della organizzazione che se ne occupa, e che cambia anche da Paese a Paese. Tuttavia SEP stima che, per quanto riguarda il numero di scaleup, la sola Silicon Valley valga poco di più dell’intero continente europeo: siamo quindi nell’ordine di diverse migliaia di scaleup che hanno trovato casa nella valle californiana dell’innovazione. Per quanto riguarda il capitale raccolto, si stima che sia quasi tre volte quello di tutte le scaleup europee. Considerando gli Stati Uniti nel loro complesso, le scaleup hanno raccolto nel 2017 (ultimi dati disponibili) 657,5 miliardi di dollari, otto volte più degli 82,2 miliardi di dollari raccolti dalle loro omologhe europee. Una star delle scaleup fuori dal continente americano è Israele, che fa meglio di tutti i singoli ecosistemi europei (Regno Unito a parte) per numero di scaleup, ed è seconda solo a Germania e UK per capitale raccolto.
SCALEUP IN EUROPA: il divario con USA e Israele
Secondo il Sep Monitor 2018, le scaleup in Europa (ovvero le società che hanno raccolto più di un milione di euro) sono 5.596 e hanno ricevuto complessivamente 83,2 miliardi di dollari. Gli “scalers” – cioè coloro che sono stati in grado di raccogliere più di 100 milioni di euro, sono solo 134, e hanno rastrellato in tutto 36,9 miliardi. Come si vede dal grafico sottostante, la nazione europea dove le scaleup trovano terreno fertile è la Gran Bretagna.
Questi i dati forniti da SEP sul panorama globale delle scaleup. ScaleIT fa riferimento solo al proprio focus geografico (Italia e Sudest Europa) e non tratta, per esempio, dati di scaleup francesi, tedesche o spagnole. Per quanto riguarda quest’area, il mercato è in maturazione in tutte le principali regioni. Spiccano Polonia (dove c’è la scaleup DocPlanner), Slovenia, Croazia (Rimac), Romania (UIPath), Grecia (Blueground) e Turchia. Per ciascuno di questi Stati il numero di scaleup varia tra le 50 e 150 a seconda della maturità dell’ecosistema. Ad ogni modo, tiene a sottolineare ScaleIT, il numero preciso di scaleup nella regione non può essere tracciato con certezza (in allegato un report sui dati VC generali Europa e Israele 2018).
SCALEUP ITALIANE: una panoramica
Il Rapporto SEP Scaleup Italy
L’ecosistema italiano delle startup è ancora sottodimensionato rispetto ad altri contesti internazionali e di conseguenza, il numero di scaleup che riesce a “produrre” è ancora molto basso.
Secondo lo scenario fotografato da Mind the Bridge e Startup Europe Partnership (SEP) in partnership con Agi nel SEP Monitor “Scaleup Italy” 2017, l’Italia è all’11° posto nell’Europa continentale sia per numero di scaleup che per capitale raccolto. Le scalup italiane sono 135 e hanno raccolto in tutto 970 milioni di dollari. In proporzione sono 0,2 scaleup ogni 100mila abitanti. Dal 2010 sono state effettuate 94 exit. (A questo link il rapporto completo)
Rispetto al “Bel Paese”, UK è riuscito a sfornare un numero di scaleup 10 volte superiore che complessivamente è riuscito a raccogliere 22,4 volte più investimenti. Anche Germania e Francia figurano molto distanti da noi, disponendo di un bacino di scaleup oltre 3 volte superiore. Il divario è ancora più ampio se consideriamo il capitale raccolto. A partire dalla fine del 2016, le scaleup tedesche hanno raccolto complessivamente oltre 11 volte più capitale rispetto a quelle italiane, le scaleup francesi 7 volte tanto.
Il 360Entrepreneurial Index sulle startup (e scaleup)
L’Italia è solo al 20esimo posto tra i 28 Paesi della UE per efficacia dell’ecosistema di startup nel 2018, come ha rilevato il 360Entrepreneurial Index calcolato dal Centro Studi di Digital360 (la società che edita anche EconomyUp). Il nostro Paese è sotto la media europea, distante dalle economie comparabili come Regno Unito (2° posto), Germania (5°) e Francia (11°), superato da alcune nazioni di dimensioni minori che negli ultimi anni sono state in grado di creare condizioni strutturali molto positive per l’ecosistema imprenditoriale (come Estonia, Lettonia e Slovenia) e da alcuni Paesi che hanno puntato su un utilizzo aggressivo delle agevolazioni fiscali (come Irlanda, Lussemburgo e Cipro). Ma l’Italia mostra un importante recupero, guadagnando 5 posizioni rispetto al 2017, grazie ad alcuni fattori: tra questi proprio la crescita delle operazioni di investimento in scaleup, oltre al raddoppio dei finanziamenti in equity delle startup e all’aumento di operazioni di Exit (quotazioni in borsa o acquisizioni) e di Unicorni (startup che raggiungono 1 miliardo di dollari di valorizzazione).
Startup hi-tech: Italia agli ultimi posti in Europa, ma aumentano finanziamenti ed exit
Le operazioni di finanziamento di scaleup avvenute nel 2018 – sottolinea il 360Entrepreneurial Index – hanno visto come protagonisti investitori stranieri: segno di un crescente interesse internazionale per il nostro ecosistema. D’altra parte il fatto che le startup italiane, per trovare sufficienti investimenti in capitale di rischio e quindi per poter scalare, debbano andare all’estero, è indicatore di uno stato di salute non ancora ottimale per questo tipo di realtà imprenditoriali.
SCALEUP IN ITALIA: i numeri e gli investimenti 2018 e 2019
Gli investimenti in scaleup in Italia sono in aumento, come confermano i dati dell’Osservatorio ScaleIT. Il 2018 è stato un anno positivo per il Venture Capital nel nostro Paese, con oltre 600 milioni di investimenti e ben 27 operazioni finanziate anche da investitori internazionali per un totale di 330 milioni di euro (55% del totale). I primi mesi del 2019 hanno segnato, invece, un rallentamento degli investimenti venture in Italia (92 milioni di investimenti, -31% rispetto allo stesso periodo del 2018 includendo le ICO, e -11% escludendole). Questa flessione – sottolinea l’Osservatorio – è probabilmente dovuta al fatto che il mercato è in attesa di vedere l’attuazione delle nuove misure normative annunciate: per esempio i nuovi PIR, l’avvio del Fondo Nazionale Innovazione con sblocco dell’attività di Fondo di Fondi e degli investimenti diretti di Invitalia Ventures.
Di questi 92 milioni di euro totali investiti, oltre il 40% arriva comunque da round con investitori esteri: un segnale del perdurare dell’interesse internazionale verso l’ecosistema Italia delle scaleup, ma anche, della scarsa capacità, o volontà, di investimento in capitale di rischio del nostro ecosistema.
Due operazioni spiccano in modo significativo nel panorama delle scalup italiane 2018/2019: 44 milioni di euro raccolti da Talent Garden, la rete di co-working per l’innovazione digitale, e altri 20 milioni raccolti da Brumbrum, azienda nata solo due anni fa, nuovo player nel mercato automobilistico digitale (operazione che ha visto anche il coinvolgimento, tra gli altri, dei fondi internazionali Accel, Eventures e Bonsai Partners).
Complessivamente ScaleIT stima che in Italia, al momento, ci siano poco meno di 200 scaleup.
LE SCALEUP E POLIHUB
PoliHub, l’incubatore di imprese gestito dalla Fondazione Politecnico di Milano, ha deciso di scommettere anche sulle scaleup. Come ha dichiarato in un’intervista ad EconomyUp Stefano Mainetti, CEO di PoliHub, il 2019 vedrà attuarsi e svilupparsi molti dei progetti già avviati nel 2018 in Italia e a livello internazionale. Tra le numerose iniziative lanciate nel 2018 c’è stato il battesimo di un fondo di venture capital Poli360 dalla dotazione di 60 milioni di euro in collaborazione con 360 Capital Partners. “Continueremo ad investire nella nostra piattaforma di trasferimento tecnologico ampliando le collaborazioni con altri atenei e centri di ricerca” ha detto Mainetti. “Ci concentreremo nel supportare gli spin-off accademici che rappresentano un elemento fondamentale di crescita in termini quantitativi e qualitativi (…). Parallelamente continueremo ad investire per attrarre presso PoliHub le iniziative imprenditoriali high-tech con il più alto potenziale che intendano unirsi al nostro ecosistema. Già oggi partiamo da un deal flow importante (lo scorso anno abbiamo valutato circa 1.200 idee/team) e stiamo mettendo a punto un ulteriore insieme di servizi ad alto valore in grado di mettere i team nelle migliori condizioni per crescere. L’indicatore misurabile sarà quello di avere più scaleup nel nostro distretto – ha sottolineato il CEO di PoliHub – condizione importante anche per garantire migliori opportunità di rendimento del fondo Poli360”.
PoliHub 2019, Stefano Mainetti: “Nuovi servizi per startup e scaleup e più open innovation”
SCALEUP IN ITALIA: GLI ESEMPI
Vediamo ora alcuni esempi di startup italiane che sono riuscite a scalare.
Moneyfarm: la raccolta record da 70 milioni nel fintech
Moneyfarm ha aperto la strada alla consulenza indipendente via Internet nel mercato finanziario italiano. È una società internazionale di gestione del risparmio specializzata negli investimenti a medio-lungo termine ed è considerata la startup italiana del fintech – ormai, appunto, scaleup – più finanziata al mondo. È stata fondata nel 2011 da Paolo Galvani, ex amministratore delegato della Sgr di Banca Sella, poi trasferitosi a Londra per Deutsche Bank, e da Giovanni Daprà, bocconiano con un master a Londra e successivamente in Deutsche Bank. Ad oggi Daprà è CEO della scaleup e Galvani presidente. Tramite la sua piattaforma online, Moneyfarm offre a oltre 30mila clienti in Italia e nel Regno Unito una consulenza finanziaria accessibile, indipendente e trasparente. Grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali, Moneyfarm ha sviluppato un modello innovativo che le permette di fornire un servizio di gestione finanziaria semplice, trasparente e a costi inferiori a quelli offerti dai gestori tradizionali. È regolata dalla Financial Conduct Authority (FCA) e vigilata in Italia da Consob.
Moneyfarm, la scaleup fintech italiana da record: tutte le tappe della crescita
Nel 2015 la società ha ricevuto un investimento di 16 milioni di euro dal fondo inglese Cabot Square Capital e da United Ventures. Un cifra record per l’Italia. Ma successivamente il record è stato doppiato: a fine maggio 2018 Moneyfarm ha annunciato di aver concluso un round di finanziamento da 46 milioni di euro . A guidare l’operazione è stata Allianz (che già aveva investito nella società a settembre 2016), insieme con un gruppo di investitori. Grazie a questa operazione, Moneyfarm ha portato il totale dei fondi raccolti a oltre 70 milioni di euro.
MotorK: la scaleup dell’automotive in espansione all’estero
MotorK è nata nel 2010 in Italia per sviluppare una piattaforma digitale per la vendita e il marketing di automobili. La società, co-fondata e guidata da Marco Marlia, vuole essere il punto di riferimento per le case automobilistiche e i concessionari che intendono superare le vecchie strategie di marketing e incontrare la domanda degli acquirenti online. Tutto questo avviene attraverso una serie di piattaforme tecnologiche che permettono agli automobilisti di confrontare auto di marche e modelli differenti (DriveK) e ai concessionari di gestire in completa autonomia la loro presenza digitale (DealerK). Inoltre MotorK, tramite il brand Internet Motors, è da tempo impegnata nella formazione digitale per i concessionari e nella certificazione della nuova figura dell’Automotive Digital Manager. Le diverse piattaforme fanno capo alla holding MotorK, che rappresenta quindi un gruppo con differenti piattaforme tecnologiche e servizi focalizzati sul settore auto. Avviata in Italia, MotorK ha rapidamente esteso il proprio business a Spagna, Francia, UK e Germania, e sta entrando in altri mercati europei ed extraeuropei.
Nel 2015 MotorK era tra le scaleup che hanno partecipato all’edizione 2015 di ScaleIT. A marzo 2017 ha ricevuto un finanziamento da 10 milioni di euro guidato da due società di venture capital internazionali. A dicembre 2018 ha ricevuto un prestito di 30 milioni di euro dalla Bei, Banca europea per gli investimenti.
30 milioni dalla BEI per MotorK, la scaleup che rivoluziona le vendite dell’auto
A maggio 2019 ha acquisito la società francese 3W NET, specializzata in soluzioni digitali per le case automobilistiche e le concessionarie.
Sulle scaleup Marlia ha detto a EconomyUp: “Va individuato un modo per supportare le scaleup e le pmi innovative in questa fase sempre delicata. Troppo spesso le banche guardano alle aziende come la nostra come figure anomale difficili da ‘mappare’ e quindi comprendere in base ai loro modelli”.
Enerbrain: la scaleup dell’energy pluripremiata
Enerbrain è una società che aiuta chi possiede edifici a monitorare la qualità dell’aria in modo da poter intervenire per ridurre emissioni e risparmiare energia. È stata fondata nel 2015 a Torino da quattro cervelli in fuga (poi rimpatriati): Giuseppe Giordano, oggi Ceo, un background in architettura e un Master in Design Sostenibile, già product manager in Curb Energy; Filippo Ferraris, una laurea in architettura al Politecnico di Torino, esperienze professionali a Londra e New York, la partecipazione alla realizzazione del Future Food District all’Expo di Milano; Marco Martellacci, fisico esperto di cibernetica; Francesca Freyra, ingegnere per l’ambiente e il territorio con esperienze a Londra. Al gruppo si è poi unito Alexis Susset, esperto di network architecture e cloud computing con dieci anni di esperienza in Vodafone. Enerbrain è una società B2B che ha brevettato un sistema di regolazione dinamica di riscaldamento, raffreddamento e ventilazione per migliorare il confort degli ambienti chiusi e ridurre i consumi di aria condizionata. In pratica fornisce alle aziende un kit IoT, con un sensore che monitora confort e qualità dell’aria degli edifici. Nei suoi 4 anni di vita Enerbrain ha conquistato diversi premi: tra questi, nel 2018, l’EIT Digital Challenge, contest europeo per scaleup, e ad aprile 2019 il riconoscimento di B Heroes, contest ideato da Fabio Cannavale in onda su Sky Uno per raccontare il mondo dell’innovazione e delle startup in Italia. A febbraio 2019 ha siglato un accordo con Iren, multiutility per l’energia. “Come abbiamo fatto a diventare una scaleup italiana? Abbiamo guardato subito fuori dall’Italia” ha dichiarato Giuseppe Giordano.
Enerbrain, come un startup dell’energy tech è diventata una scaleup che piace all’Europa
brumbrum: l’e-commerce delle auto usate
Sempre nel mondo dell’auto opera brumbrum, rivenditore diretto di auto online in Italia che nel 2019 ha ottenuto un nuovo round Serie B da 20 milioni di euro guidato da Accel insieme a Bonsai Venture Capital. Attualmente la piattaforma online offre due diverse proposte di mobilità: l’acquisto di usato o auto a km 0 e il noleggio a lungo termine per privati. Per le auto in vendita, brumbrum seleziona e acquista le proprie vetture, le controlla e ripara presso i propri centri operativi, prima di renderle disponibili nella vetrina virtuale. Ai futuri acquirenti viene offerta trasparenza, qualità a servizi extra, come il finanziamento online e la consegna in tutta Italia. Per quanto riguarda in particolare il noleggio a lungo termine, i clienti hanno la possibilità di sottoscrivere un contratto flessibile che consente loro di personalizzare anticipo e canone mensile, e di usufruire i servizi come manutenzione, spese amministrative e assicurazione inclusi nel prezzo.
Talent Garden, il coworking che attira capitali
Il coworking di Talent Garden è piaciuto agli investitori al punto da ottenere 44 milioni di euro nell’ultimo round di finanziamento. Co-fondata nel 2011 a Brescia da Davide Dattoli, che ne è presidente e CEO, Talent Garden è diventata in pochi anni una realtà in grado di aggregare i diversi attori del mondo dell’innovazione e costruire una vasta community online e offline. La sua missione è favorire la crescita di imprenditori, professionisti e aziende di tutte le dimensioni, dalle piccole e medie realtà alle grandi corporate,attraverso la condivisione di spazi, realizzazione di attività di formazione e programmi di networking. Ad oggi è presente in 8 Paesi, in 19 città e conta 23 campus attivi. La sua Innovation School opera in 5 nazioni e collabora con grandi aziende, protagoniste nel panorama imprenditoriale italiano, nonché con numerose università attente allo sviluppo dell’innovazione e del digitale.
L’ultimo round di finanziamento, uno dei più elevati mai raccolto da una società innovativa italiana, è stato condotto da StarTIP, Tamburi Investments Partners Spa, partner strategico dell’azienda e già da anni tra i maggiori investitori. L’operazione ha poi visto la partecipazione di molti prestigiosi family office e investitori italiani, fra cui le famiglie Angelini, D’Amico, Dompè, Drago, Foglia, Ginatta, Holland, Luti, Monti, Pittini, Rovati, il Fondo Indaco Ventures, Club degli Investitori e BeConsulting. Ha investito nel round anche Social Capital del famoso VC della Silicon Valley Chamath Palihapitiya, già a capo della crescita di Facebook. La cifra raccolta consentirà a Talent Garden di dare ulteriore impulso alla internazionalizzazione già in corso. Sono infatti previsti 20 nuovi campus nei prossimi 5 anni ed una forte espansione della Innovation School sulla formazione digitale e nel mondo degli eventi digitali.
Dagli anni ’80 all’innovazione: chi è Tamburi, il banker del round da 44milioni per Talent Garden
GLI EVENTI
Scaleit: la call e l’evento in Italia per scaleup italiane e del sud Europa
ScaleIT è il primo “luogo” italiano dedicato a dare visibilità internazionale alle scaleup italiane digitali presso investitori internazionali. Si tratta di una piattaforma-evento e un programma per scaleup che ogni anno seleziona 15 delle migliori scaleup italiane e dell’Europa Sudorientale, le prepara e le promuove presso un pool di fondi di venture capital internazionali alla ricerca di opportunità di investimento Serie A e B tra i 3 e 30 milioni. Fondata nel 2015 da Lorenzo Franchini – angel investor e imprenditore nel settore degli investimenti venture – ScaleIT unisce scaleup con investitori e alcune delle più importanti corporate a livello nazionale ed internazionale. Grazie alla piattaforma ScaleIT offre servizi di open innovation evoluti ai propri partner. Il programma pensato per le scaleup parte con una call e trova nello showcase finale, che si svolge a Milano, il suo momento culminante, occasione unica per far incontrare venture capitalist internazionali e una selezione di scaleup particolarmente promettenti. In una due giorni ricca di pitch, keynote, meeting one-to-one e occasioni di networking informale, la nuova imprenditoria italiana e sud est europea può presentare i propri piani di sviluppo e attirare investimenti internazionali per supportare la crescita.
C’era tempo fino al 30 giugno per candidarsi alla call per società con almeno un milione di euro di fatturato negli ultimi 12 mesi o un milione di utenti mensili. A settembre la shortlist finale, il 23 e 24 ottobre a Milano la quinta edizione di ScaleIT.
ScaleIT 2019, via alla call per realtà imprenditoriali ad alto potenziale
Il SEP Scaleup Summit
A marzo 2018 si è tenuto il primo SEP Scaleup Summit 2018 ospitato da Borsa Italiana. Si è trattato di un evento su invito che ha visto riuniti 175 corporate internazionali, investitori e scaleup per stringere rapporti di affari e individuare i trend tecnologici.
Durante il Summit la Mind the Bridge Foundation, fondazione californiana che promuove l’imprenditorialità in Europa e nel mondo, ha organizzato cinque approfondimenti verticali su Intelligenza Artificiale, Blockchain, Foodtech, Industria 4.0, Insurtech/Fintech.
La partecipazione allo Scaleup Summit era riservata esclusivamente a scaleup tecnologiche, corporate e investitori.
Eit Digital Challenge: il programma per scaleup in Europa
In Europa una delle occasioni più interessanti offerte alle scaleup è EIT Digital Challenge. Si tratta di un concorso europeo per scaleup deep tech che punta a identificare gli imprenditori europei più ambiziosi e di maggior talento, per poi sostenerli nella creazione di aziende pronte a svolgere un ruolo dominante nel futuro nelle tecnologie digitali. I vincitori del contest, oltre a un premio in denaro, ricevono un anno di supporto personalizzato dall’EIT Digital Accelerator, gruppo di una quarantina di esperti in raccolta fondi e di business developer di vasta esperienza che operano da 13 città europee e da un hub nella Silicon Valley. Sin dal 2012, l’acceleratore ha sostenuto più di 300 startup in rapida crescita nell’acquisizione di clienti e nella raccolta di capitali. Dal suo lancio nel 2014, EIT Digital Challenge ha attirato più di 1.800 partecipanti provenienti da tutti i 28 paesi dell’UE. La maggior parte delle scaleup vincenti sono diventate aziende di successo internazionale.
La sesta edizione di EIT Digital selezionerà le dieci migliori startup in rapida crescita (scaleup) a livello europeo che sviluppano tecnologie digitali avanzate, difficili da riprodurre. C’è tempo fino al 14 giugno 2019 per partecipare, in palio per i primi dieci classificati premi un totale di 750.000 euro in contanti e servizi equivalenti.