L’associazione Roma Startup ha deciso di costituirsi in opposizione al ricorso dei notai contro la norma che consente alle startup di ricorrere alla firma digitale per la costituzione della società.
Il 4 maggio il Consiglio nazionale del Notariato ha presentato ricorso contro il decreto legge 3/2015, articolo 4 comma 10 bis: si tratta del decreto ribattezzato Investment Compact e approvato il 24 marzo 2015, che, tra le altre cose, prevede la possibilità di costituire startup ricorrendo alla sola compilazione di un modulo standard “rinforzato” con firma digitale.
►Qui tutte le novità introdotte dall’Investment Compact
Possibilità che è diventata realtà dal 20 luglio scorso. Ma, proprio pochi giorni dopo quella data, è arrivata la doccia fredda per gli startupper: il ricorso al Tar dei notai, che dovrebbe essere preso in esame il prossimo 30 agosto
►Startup e firma digitale, i notai ricorrono al Tar
La costituzione delle startup innovative online con la cancellazione della “gabella” al notaio, si legge in un comunicato diffuso oggi dall’Associazione presieduta da Gianmarco Carnovale, è una conquista di equità e modernità nei confronti di soggetti che sono per lo più “tentativi di impresa”. Il ricorso al TAR del Notariato è pretestuoso, tutt’altro che disinteressato all’aspetto economico, e getta un’ombra sul tentativo dello Stato Italiano di accreditarsi internazionalmente come luogo favorevole alla nuova imprenditorialità. Roma Startup pertanto si costituisce ad opponendum nel procedimento.
Per accertare una cosa che con l’altra mano è gestita dallo Stato stesso, cioè l’identità, esistono strumenti innovativi già regolati dallo Stato come la firma digitale e lo SPID. Costituire online, quindi – prosegue la nota – dovrebbe essere possibile già oggi per qualsiasi genere di persona giuridica.
Ora però è particolarmente opportuno considerare questa modalità nel caso dell’identità di persone che registrano una specifica forma di società di capitali, che è la startup innovativa definita con la L.221/2012, cioè la forma italiana per la startup nel modello anglosassone, innovativa e ad alto potenziale, che nasce intorno ad un’idea e si sostiene nella crescita attraverso investitori: se è vero che un certo numero di startup che nasce tramite gli acceleratori si costituisce con investitori già in compagine, ed è naturale che in tali casi le costituzioni avvengano usando avvocati e Notaio per regolare accordi complessi tra soci, è ben più ampio il caso delle startup che nascono ad opera di giovani o ricercatori con ridotti mezzi finanziari, che hanno bisogno di costituire la società per sancire accordi tra fondatori, proteggere la proprietà intellettuale, iniziare un lavoro sul prodotto basato sul lavoro gratuito dei soci, senza avere entrate e investitori all’orizzonte.
“Per evitare una batosta che dal Sud al Nord varia tra 1500 a 2500 euro di spese notarili” dichiara Gianmarco Carnovale, Presidente di Roma Startup “molti neo-imprenditori cercano alternative e le trovano con costituzioni di imprese all’estero, che in molti casi sono gratuite o quasi. Queste soluzioni, se il loro giro d’affari nascerà e crescerà, comporteranno senz’altro di dover andare in seguito da un Notaio o uno studio legale per revisioni statutarie pagando cifre maggiori di quelle italiane. Ma in quel momento, essendoci del business o degli investitori, ci saranno i soldi per farlo serenamente, senza toglierli da altre voci di spesa o rischiare di buttarli. E’ proprio questo lo schema che i Notai dovrebbero apprezzare: si tratta di non chiedere soldi che non ci sono e che non è necessario spendere all’atto della costituzione, ovvero attendere che un passaggio notarile divenga possibile e necessario a tempo debito”.
“Al di là delle singole questioni giuridiche di merito, tra le quali la tesi, strumentalmente sostenuta dal Consiglio del Notariato, secondo la quale il MiSE avrebbe escluso in toto la possibilità di costituire la s.r.l. tramite atto notarile, essendo al contrario fermo il principio di alternatività e libera scelta, cercheremo di evidenziare al TAR come l’intera azione dei notai non sia assistita da un interesse tale da giustificare il ricorso alla Giustizia amministrativa” dichiarano gli avvocati Andrea Di Leo e Francesca Romana Correnti dello Studio SLCG, incaricati di assistere Roma Startup.