Roberta Gilardi, CEO G-Gravity: “Ecco l’hybrid hub per portare l’innovazione nelle aziende”

Un hub di innovazione fisico e digitale, che è anche centro di competenze e venture builder: Roberta Gilardi racconta G-Gravity, il nuovo progetto di G2Startups, focalizzato su Healthcare, Open Finance e Green Economy. E anticipa a EconomyUp il lancio di un nuovo veicolo di investimento in fase seed

Pubblicato il 14 Ott 2021

Roberta Gilardi, CEO di G-Gravity

Portare l’innovazione nelle aziende a livelli sempre più avanzati: potrebbe essere questo il mantra di Roberta Gilardi, Chief Executive Officer di G2 Startups, acceleratore di startup e abilitatore di processi innovativi nel mondo delle imprese, che quest’anno ha sperimentato un’ulteriore evoluzione del suo percorso: G-Gravity. Definizione: un “hub di innovazione e centro di competenza dedicato all’open innovation, al venture building e allo sviluppo di servizi e prodotti innovativi con un approccio verticale sui settori Healthcare, Open Finance e Green Economy”. Cosa significa esattamente questo passaggio? Quali nuove sfide attendono le realtà innovative che si muovono in questo contesto? A rispondere è la stessa Gilardi, che è anche CEO di G-Gravity, e che in questa intervista a EconomyUp spiega il concetto di Hybrid hub, nuova frontiera dell’open innovation. Ma partiamo da G2 Startups.

Che cos’è G2 Startups

Ispirato al paradigma dell’Open Innovation, l’acceleratore fondato nel 2012 a Milano, aiuta i clienti nella pianificazione e nell’implementazione della propria strategia di innovazione e nell’interpretazione dei nuovi pilastri della competizione. Sul fronte startup, che la società considera un modello di innovazione e imprenditorialità centrale nelle dinamiche di accelerazione del business, G2 Startups svolge un ruolo chiave di affiancamento attivo nello sviluppo industriale e finanziario, particolarmente nella cooperazione con le imprese consolidate.

L’evoluzione di G2 Startups

“G2 Startups si è sempre occupato di open innovation e di accelerare le startup sulle quali, in parte, investiva” spiega Roberta Gilardi. “Negli ultimi anni abbiamo cercato di verticalizzare le nostre attività puntando su fintech/insurtech, rinnovabile/green economy (energia, economia circolare, storage energetico ecc. ecc.) e sulla salute. Perciò abbiamo deciso lanciare noi stessi una startup. Così in marzo è nata G-Gravity: una unit specifica con determinate caratteristiche, ma anche un hub che può fornire una serie di servizi. Gravity vuole ‘spin-offare’ tecnologie, a partire da quelle che hanno a che fare con il mondo della salute”.

Come funziona G-Gravity

“Definirei G-Gravity un piccolo universo in cui pianeti e satelliti interagendo tra loro generano nuovi campi gravitazionali e nuove energie” afferma Gilardi. “Vogliamo promuovere e incoraggiare ulteriormente l’imprenditorialità portando l’innovazione ad un livello più avanzato attraverso una proposta collaborativa, integrata e aperta basata su conoscenze, competenze e connessioni sia italiane che estere”.

Il progetto vede la partecipazione come co-fondatori di Cube Labs Srl, Innexto Asset management Sicav Sif, Akomi Srl, So.ge.fid. Spa, Maurizio Goetz, Laura Gatti, Ugo Cosentino, Nicolas Diers, Francesco Rossi, Renato Del Grosso, Alessandro Belli, Stefano Laurenti e Carlo Brianza.

Che cos’è un hybrid hub (e perché lo spazio fisico resta un’àncora sociale)

G-Gravity viene definito un hybrid hub. Cosa significa esattamente? “In realtà, per noi, è un concetto antecedente alla pandemia” chiarisce la manager. “Abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto tra settembre e ottobre 2019. Lo spunto? Un ragionamento sugli spazi di lavoro. La nostra sede è all’interno di un edificio progettato da Gio Ponti negli anni Trenta, un complesso molto bello con una sua dignità storica. Avevamo bisogno di maggiore spazio ma non volevamo trasferirci. Così abbiamo fatto un lavoro interno con i soci che ci ha portato a far evolvere il concetto di verticale. Abbiamo deciso di sfruttare l’occasione per sviluppare una nostra visione del mondo, con modelli collaborativi aperti”.

In realtà già in passato G2 Startups aveva realizzato esperimenti interessanti nell’area della open collaboration, per esempio con Acceleratio, una sorta di franchising dell’innovazione lanciato tra il 2013 e il 2014, con sperimentazioni nel Centro-Italia e in Sicilia. “Avevamo constatato come in alcuni territori, perlomeno all’epoca, non vi fossero professionisti dell’innovazione. Con la nostra iniziativa volevamo portare modalità di lavoro e competenze che potessero arricchire quelle locali. È allora che è nato il concetto di hub ibrido: a una componente di spazio fisico si aggiunge un modello di interconnessione della piattaforma che vuole privilegiare la collaboration (startup experts, metodologia, esperti di topics, aziende). Così la conoscenza generata diventa patrimonio all’interno della piattaforma”.

“Disegnare un layer ibrido – prosegue la CEO di G-Gravity – non significa solo mettere insieme la parte fisica e quella tecnologia, ma deve partire dalle persone e da come lavorano. Si può uscire dalle regole quotidiane (per esempio dall’orario tradizionale di lavoro 9-18). Lo spazio fisico rimane un’àncora sociale molto forte e noi ci puntiamo molto. Ma oggi spazio fisico e digitale sono integrati. Occorre tornare a bilanciare la presenza negli spazi e cogliere gli aspetti laterali: la riunione la posso fare online, ma se non lavoro in presenza mi perdo gli effetti della sinergia. Le persone co-creano se stanno nella stessa stanza a lungo. Tra i pilastri dell’attività lavorativa ci sono problem solving, condivisione conoscenza, osservazione. E non si può osservare da remoto”.

Come funziona l’hub phygital di G-Gravity

Questo percorso di anni ha finalmente portato, nel 2021, alla nascita di G-Gravity, che propone appunto un modello integrato e ibrido, un hub phygital caratterizzato sia da uno spazio fisico con una superficie di oltre 1000 metri quadri, nello storico edificio milanese di cui sopra, sia da uno spazio digitale, l’Agorà della community denominata X-Know, dove gli innovatori di G-Gravity opereranno e svilupperanno idee, knowledge e iniziative in modalità collaborativa.

G-Gravity e l’Healthcare

Ad inaugurare il percorso di G-Gravity un’iniziativa denominata “Digital Healthcare Sandbox” focalizzata sul settore Salute. La Sandbox si articola in un Think Tank, realizzato in collaborazione con Fondazione Giannino Bassetti e con lo Studio Legale Portolano Cavallo che esplorerà tematiche di rilievo della Digital Healthcare e gli impatti di nuovi modelli di gestione e approccio alla cura in tre laboratori specifici:

Emergent & Future Health: un percorso transdisciplinare dove immaginare e progettare un futuro migliore per la qualità della vita delle persone;

Digital Health: un contesto in cui esplorare trend e tecnologie emergenti, acquisire insight, confrontarsi su soluzioni operative e fonti di innovazione per maturare concept, idee e progetti concreti per le Imprese;

Ageing: un percorso multidisciplinare che affronterà tematiche di progettazione avanzata di prodotti e servizi in ambito Ageing.

Il concept del progetto “Sandbox” è stato vincitore del Bando “Startup per Milano 2020” lanciato dal Comune di Milano in relazione alla crisi Covid-19 e fa parte del modello di approccio “esperienziale” promosso da G-Gravity.

Il supporto alle aziende per l’open innovation

Alle aziende G2 Startups offre quella che Roberta Gilardi definisce una “rosa dei venti di servizi”: consulenza sulla parte strategica (“Abbiamo competenze di future thinking, ovvero siamo in grado di lavorare su scenari immaginativi e intercettare trend”) e competenze specifiche nell’area product service system quale ergonomia e design di prodotto, “perché le imprese hanno bisogno di capire quali possono essere gli impatti di produzione, per esempio come l’aging influirà su alcune industry”.

Poi c’è la classica area open innovation: portare alle aziende soluzioni di innovazione provenienti dalle startup.

Nel mondo G2 Startups è operativo anche il filone venture building: “Lo facciamo as a service  – spiega Gilardi – ovvero abbiamo una corporate per la quale stiamo costruendo un modello di business, in pratica siamo i loro allenatori per integrare le competenze”. Ma presto partirà un progetto di venture builder con un diverso coinvolgimento: “C’è un imprenditore, un capitale e ci siamo noi che costruiamo un modello, in questo caso intorno al tema della Digital therapeutics”.

Altra novità: debutterà un veicolo di investimento in fase seed. “L’anno scorso è partito un nostro business angel network con cui abbiamo fatto qualche operazione. Vogliamo lavorare con le startup all’insegna del motto ‘pochi ma buoni’. Per accelerare ulteriormente le cose stiamo iniziando a lavorare su questo veicolo. In C-Gravity sono entrati tre attori che investono in progetti. Il nuovo veicolo dovrebbe partire entro la fine del primo semestre 2022”.

G2 Startups e l’open insurance

G2 Startups è la “condotta” italiana di OPIN  (Open Insurance Initiative). Che cosa fa? Quali programmi ha? “Da tempo stavamo pensando all’open insurance, quest’anno abbiamo lanciato il gruppo di lavoro italiano di OPIN” sottolinea Roberta Gilardi. “È un impegno volto non solo a diffondere la cultura dell’open innovation nel settore assicurativo, ma anche a sperimentare soluzioni che facilitino la trasformazione dell’attuale modello di business delle compagnie ed intermediari. Questo accordo è innovativo perché consente non solo di elaborare e condividere nuovi modelli di business e standard tecnologici, ma anche di testarli in un Playground con partner tecnologici“.

L’iniziativa italiana – www.open-insurance.it – guidata da G2 Startups si svilupperà infatti su due ambiti di lavoro: l’Italy Working Group (IWG) di OPIN e il Playground.

L’IWG intende diventare la Community italiana dell’Open Insurance aperta a startup e compagnie assicurative italiane o con sede in Italia, ma anche ad altri stakeholder, come intermediari, service provider ed esperti di business e tecnologia. In uno spazio virtuale e fisico, i soggetti della filiera innovativa dell’assicurazione potranno discutere, elaborare e condividere idee ed esperienze volte a verificare l’applicabilità in Italia degli standard di OPIN e ad individuare i casi d’uso e le API più rilevanti per lo sviluppo di Ecosistemi di Business, soprattutto negli ambiti Casa, Salute e Mobilità.

Il Playground costituisce l’area di sperimentazione e sarà una sandbox tecnologica pensata e realizzata per sperimentare e testare lo sviluppo e la efficacia di un set di Open API applicabili all’interno delle proposte dell’IWG. Oltre ai membri dell’IWG, saranno coinvolti anche due partner tecnologici: la startup italiana D4Next e il player internazionale Tesobe, leader nell’Open banking e promotore della piattaforma Open Bank Project.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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